Firmato il Memorandum contro la povertà. Rete dei Numeri Pari: “Troppo poco!”

 

Davvero troppo poco!

La voce dei diritti continua ad essere schiacciata dalla logica dell’universalismo selettivo e dalle priorità dettate dalla finanza e dalle politiche di austerità. E anche il memorandum firmato oggi a Palazzo Chigi si muove nella stessa direzione individuando una serie di misure attuative e di strumenti operativi per l’attuazione del Reddito di inclusione. Ma torniamo a ribadire che non condividiamo un percorso che escluderà i poveri dai più poveri.

La gravissima situazione che colpisce milioni di italiani, a cui i diritti fondamentali vengono violati, ci impone di batterci con ancor più forza per ottenere un cambio radicale nelle priorità del governo sulle politiche sociali ed economiche. Per questo riteniamo che la misura messa in campo dal governo, il Rei, sia davvero poca cosa rispetto alle esigenze ed ai milioni di cittadini in difficoltà che pagano il prezzo di una crisi non certo provocata da loro ma dai teorici delle politiche di austerità e delle privatizzazioni. E non è nemmeno possibile continuare a dire a milioni di persone che ci si deve accontentare quando questa misura non arriva a coprire tutti i cittadini in povertà assoluta: dei quasi cinque milioni ne hanno diritto più o meno il 30%. 

Anche quando la misura del Reddito di inclusione sarà pienamente operativa, l’Italia sarà comunque lontanissima dagli altri Paesi Ue dove il sostegno al reddito viene garantito rispettando i concetti di dignità esplicitati nell’articolo 34 della Carta di Nizza. Diverse risoluzioni europee hanno condannato il nostro paese proprio per i tagli al sociale e per l’assenza di una misura adeguata di sostegno al reddito che avrebbero evitato l’esplosione di disuguaglianze e povertà. In altri paesi infatti nonostante la crisi i sistemi di protezione sociale hanno attutito e ridotto l’aumento della povertà. Noi invece no! Siamo diventati il paese più diseguale dopo la Gran Bretagna, con il peggior sistema di welfare insieme alla Grecia. Questo dicono le statistiche, le analisi e l’indice Gini che misura la distribuzione della ricchezza.

Le centinaia di realtà sociali, parrocchie, cooperative, comitati, reti di reti, presidi antimafia ed esperienze di mutualismo sociale della Rete dei Numeri Pari continueranno a chiedere con forza al governo ed al Parlamento che venga approvata anche in Italia una buona legge per introdurre il reddito di dignità (www.miserialadra.it).

Ad oggi invece il Parlamento non ha nemmeno discusso la possibilità di introdurre una forma di reddito minimo garantito, nonostante le 100 mila firme raccolte a supporto della nostra proposta di Reddito di Dignità e l’adesione dei gruppi parlamentari del M5S, di SI e di una parte della minoranza PD. Per garantire i diritti sociali e liberare le milioni di persone ostaggio della povertà e delle fragilità che le disuguaglianze comportano, abbiamo bisogno di rimettere al centro le politiche sociali, intese come investimenti e non come costi da ridurre per rispettare i dettami delle politiche di austerità, a cui ci si oppone solo di facciata ma che si continuano fedelmente a rispettare. I soldi ci sono, ma le priorità del governo sono altre. Per noi invece vengono prima i diritti fondamentali delle persone e poi i mercati finanziari. 

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