Don Ciotti e le reti sociali contro la manovra: “Più diseguaglianze, non combatte la povertà”

Repubblica, 18 ottobre 2018 

“Distanze abissali fra quello che bisogna fare e quello che avviene”. Oltre 600 realtà in tutta Italia, movimenti, cooperative, centri anti-violenza, presidi antimafia e parrocchie, sono scettici.

ROMA –  La Rete dei Numeri Pari, che raggruppa oltre 600 realtà in tutta Italia tra  reti sociali, movimenti, cooperative, centri anti-violenza, presidi antimafia e parrocchie non  crede  alla manovra  del governo Lega-5 Stelle: non saranno le nuove misure a sanare le diseguaglianze e a sconfiggere la povertà, hanno ribadito i suoi rappresentanti in un incontro con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Per questo la Rete chiede un immediato confronto con le forze politiche su un tema centrale per la democrazia, ma totalmente eluso dal dibattito politico.

“Questa non è una manovra che contrasta le disuguaglianze, provocate dai tagli al sociale, dalle politiche di austerità, da politiche fiscali regressive, dalla crescita esponenziale del lavoro precario e sottopagato, dall’assenza o dalla limitatezza di investimenti pubblici adeguati in settori ad alta intensità di lavoro o legati alla filiera della riconversione ecologica delle attività produttive. La manovra del governo in realtà allarga le disuguaglianze, prevedendo misure come “il sussidio di povertà” e la flat tax che la istituzionalizza invece di eliminarla” ha detto  Giuseppe De Marzo delle Rete dei Numeri Pari. “E lascia soli i Comuni nella battaglia impossibile contro i tagli provocati dal pareggio di bilancio. Se il governo avesse realmente intenzione di combattere l’austerità ci darebbe ascolto e metterebbe subito i servizi sociali fuori dal patto di stabilità”.

Linea ribadita da Don Luigi Ciotti: “La rete dei Numeri Pari è nata per lottare e sognare mentre oggi sono in troppi a scegliere un prudente silenzio. I poveri non chiedono elemosina ma dignità e la povertà è un reato contro la dignità delle persone. È un crimine di civiltà.  La distanza tra quello che bisogna fare e quello che avviene è abissale, assistiamo allo sgretolamento della cultura dei diritti e ad una conseguente emorragia di umanità che abbiamo il dovere, la responsabilità ed il diritto di fermare” .

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