S. Maria della pietà: la grande menzogna – Fiumi di belle parole per nascondere l’illegalità e imbrogliare i cittadini.

Il Comune di Roma lancia l’offensiva finale: una partecipazione truccata per promuovere l’uso illegittimo e privatistico dell’Ex Manicomio di Roma.

“Ambiente, Benessere, Turismo, Agricoltura, Servizi al cittadino sono le vocazioni dell’area e i temi sui quali ruota la visione della Centralità Urbana che, a meta à giugno, verrà presentata ai cittadini durante un’assemblea pubblica propedeutica al processo partecipativo che coinvolgerà il territorio (…)” 

Con queste parole, il Comune di Roma propaganda il Protocollo di Intesa con Regione, Municipio, ASL RM1 e Città Metropolitana che rischia di segnare per sempre la fine di ogni ipotesi di uso sano, pubblico e socioculturale del S.Maria della Pietà.

Un cumulo di bugie e di “aria fritta” a cui solo i disinformati o i complici possono credere.

Se l’operazione di Comune e Regione andasse in porto, l’esito sarà un polo sanitario senza senso e progetto in un territorio dove non serve e la fine di ogni speranza e progetto di uso socio-culturale chiesto da migliaia di cittadini per anni.

Un progetto intrapreso dalla Giunta Storace nel 2002, assunto negli anni dalle giunte di Centrosinistra e, sorprendentemente fatto proprio dalla Sindaca Raggi e dalla sua amministrazione.

Il Progetto di riuso del S.Maria della Pietà predisposto dal perverso connubio di Regione e Comune agli ordini della ASL Rm1, non ha niente a che spartire con l’uso pubblico e legale del S.Maria della Pietà.

I due atti che ne determinano il destino sono una Delibera di Giunta Regionale (787) ed il citato Protocollo di Intesa. Atti che regalano il complesso all’uso sanitario ed alla proprietà della ASL RM1, senza logica né titolo.

Una scelta che viola le leggi nazionali che fanno degli Ex Ospedali Psichiatrici beni “reddituali” e “non sanitari” destinati a finanziare i servizi pubblici sulla Salute Mentale.
Le scelte di Comune e Regione sono quindi un vero e proprio ladrocinio ai danni delle persone con disagio psichico e dei loro familiari. Un altro colpo inferto all’applicazione della Legge 180.

Dietro questa “regalia” la copertura, fuori dalle regole, dei buchi di bilancio di una ASL RM1 incapace e dissipatrice. Un progetto che vede tra i principali ispiratori originari proprio quei dirigenti tecnici ASL indagati o arrestati per appalti truccati, tangenti e millantato credito. Un premio per quella stessa ASL che ha smantellato illegalmente gli Ostelli della Gioventù, riportato illeggittimamente pazienti psichiatrici nell’Ex Manicomio, fatto fallire il progetto di Campus Universitario, percepito indebitamente affitti dal Comune per milioni di euro.

Il Comune di Roma ha colpevolmente disatteso e cancellato di fatto una Delibera dell’Assemblea Capitolina, approvata nel 2015, frutto di una Proposta di Iniziativa Popolare, convertendosi agli interessi “privatistici” da sempre perseguiti dalla ASL RM1.

Non si contano le norme violate da questo progetto infausto ed insano, di cui, il nostro Comitato ha tentato di dare conto, nell’indifferenza quasi totale dei mezzi di informazione.

Illegalità su cui si aspetta da oltre due anni il pronunciamento del TAR.

Nelle ultime settimane, il Comune di Roma ha boicottato e reso inservibile la Consulta Cittadina sul S.Maria della Pietà per togliere ruolo e voce alle Associazioni della Salute Mentale, ai Promotori delle Delibere di Iniziativa Popolare e a tutte le realtà che non si piegano ai torbidi interessi che orientano le scelte in atto.

Il Comitato “Si può fare” fa appello alla parte sana della città, alle realtà che difendono l’uso legittimo e sano dei Beni Pubblici, i diritti delle fasce sociali più deboli, la fine del modello di gestione affaristico e corrotto.
Costruire, da subito, un esperimento di partecipazione vera e democratica che sveli le illegalità, e promuova l’uso pubblico e corretto delle risorse del S.Maria della Pietà 

Per togliere, ancora, dalle grinfie della malagestione, un luogo prezioso per tutta la città e non solo.
Per restituire ai cittadini uno dei beni di maggior valore, ambientale, architettonico, storico.
Per continuare una battaglia di civiltà e giustizia che dura da 25 anni.

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