Quando si lascia campo libero al welfare mafioso

di Giuseppe De Marzo – Il Manifesto del 25 ottobre 2019

La sentenza della Cassazione conferma l’associazione politico-criminale e ci riguarda perché il metodo mafioso è evidente in città a chiunque voglia studiare le connessioni di un’economia criminale che coinvolge sempre più colletti bianchi e che ingrassa gli enormi guadagni di 94 clan e 100 piazze dello spaccio in città, secondo i dati della Dda. C’è una relazione tra aumento delle disuguaglianze, mafie e corruzione. Più crescono le prime e più forti sono le altre due, che dispongono di un “welfare sostitutivo mafioso” di miliardi di euro.

Le politiche sociali sono uno strumento fondamentale nel contrasto alle mafie perché restituiscono dignità e giustizia a chi potrebbe cadere invece nella rete criminale. Aver tagliato in questi anni di amministrazione quasi 100 milioni di euro ai fondi per le politiche sociali è stato un gigantesco errore della sindaca Raggi, perché quando i diritti sociali non vengono garantiti a farlo ci pensano spesso le mafie. Chi non vede questo a Roma o è cieco o è in male fede, e non deve governare. Parlare di legalità ignorando come la giustizia sociale sia la precondizione per sconfiggere le mafie è stato un errore gigantesco ed imperdonabile. Il M5S a Roma invece che lavorare sulle cause che hanno portato al Mondo di Mezzo, ha preferito colpire migranti e poveri, tagliare i fondi al sociale, sgomberare le famiglie in emergenza abitativa, attaccare i luoghi delle donne. Un errore se si pensa che grazie all’impegno della Rete dei Numeri Pari è stato approvato a Roma, finalmente, il regolamento sui beni confiscati più di un anno fa e non si è fatto più nulla per dargli esecuzione. Impreparazione, arroganza e superficialità. Come è stato possibile aver rimandato la restituzione di centinaia di beni e la costruzione di un welfare rigenerativo fondamentale per sconfiggere disuguaglianze e mafie?

Da che parte sta questa amministrazione lo deve dimostrare non sui social o nelle interviste, ma stanziando fondi, dando seguito a quanto stabilito nelle delibere, mostrando vicinanza a quanti in città quotidianamente sono impegnati contro le mafie sui loro territori. L’attuale amministrazione ha messo in campo un piano ed un’azione tesa a ricostruire gli anticorpi sociali necessari ad evitare che in futuro possa esserci una nuova “mafia capitale”? Spazzare via la corruzione significa lavorare non solo con la “legge che punisce” ma soprattutto sulle cause che generano la povertà culturale, relazionale ed economica in città, favorendo così la mafiosità diffusa. La forza delle mafie sta fuori dalle mafie. Lo continuiamo a dire.

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