Lombardia, inquinamento e virus

Ogni anno in Italia almeno 30.000 persone muoiono a causa dall’inquinamento. Pianura padana e città come Torino, Milano e Bergamo sono tra le più colpite dalla tossicità. Intanto gli ultimi inverni sono stati tra i più caldi di sempre. Nel 2019 la Lombardia ha anche conquistato il primato di ammalati per influenze. Questo il quadro con cui gli abitanti della Lombardia e i loro polmoni già compromessi hanno dato il benvenuto a Covid-19

Off topic – 25 Marzo 2020

OMS ha stimato che nel 2016 in Italia ci sono stati 30.000 morti causate dall’inquinamento atmosferico (PM10, PM2.5, NOx, etc)1. Pianura padana e città come Torino, Milano, Bergamo sono tra le più colpite dalla tossicità 2 e dunque più esposte all’indebolimento delle vie aree per esposizione agli inquinanti atmosferici.

A Milano: dicembre 2019, gennaio e febbraio 2020 le concentrazioni di PM10 e PM2.5 hanno costantemente superato il limite di legge. Un ricerca di Legambiente Lombardia ha confermato l’inizio del 2020 come il peggiore degli ultimi dieci anni. Nei primi 60 giorni del 2020 ben 44 sono stati oltre il limite di PM10 3. Peggiore invece la situazione del PM2.5 che raggiunge 53 giorni oltre i 25μg/m3.

In sottofondo gli effetti antropici sul clima concorrono a un peggioramento della situazione. L’inverno ’19-’20 a Milano è stato il più caldo degli ultimi 123 anni, segnando un aumento della media stagionale di 3.5° rispetto agli ultimi trent’anni. Le precipitazioni cumulate tra gennaio e febbraio sono state di soli 37mm, contro una media di 110mm. Da segnalare, inoltre, tra il 23 dicembre e il 16 gennaio, venticinque giorni consecutivi senza piogge 4.

Infine, un dato pregresso sulla maggiore vulnerabilità degli abitanti della pianura padana nelle malattie influenzali – e respiratorie in particolari – rispetto al resto della popolazione: nel 2019 in Lombardia c’è stato il primato di ammalati, con 138 casi gravi 5. Questa è la situazione con cui gli abitanti di Milano (e della Lombardia) e i loro polmoni già compromessi hanno dato il “benvenuto” a Covid-19, malattia infettiva che colpisce l’apparato respiratorio causata dal virus denominato SARS-CoV-2.

Covid-19 e inquinamento

L’inquinamento atmosferico può esacerbare la virulenza di Covid-19? Partendo dell’ormai comprovato effetto negativo dell’inquinamento sul sistema respiratorio rendendolo più esposto ad altre patologie 6, facciamo il punto su diversi articoli e ricerche che stanno valutando una possibile correlazione tra la diffusione di Coronavirus (CoVs) e inquinamento.

Diffusione e inquinamento
Partiamo dagli studi riguardanti precedenti epidemie di Coronavirus. Gli scienziati che hanno analizzato la diffusione in Cina nel 2003 della SARS-CoVs hanno visto che le persone che vivevano in aree con un maggiore inquinamento dell’aria presentavano un rischio di morte dell’84% più alto 7. Un’altra ricerca sulla epidemia MERS-CoVs (partita nel 2012 in Arabia Saudita) ha messo in luce come i fumatori, che sviluppano patologie assimilabili a quelle procurate dall’inquinamento 8 erano più esposti alla malattia e conseguentemente alla morte9. Aaron Bernstein (Harvard TH Chan School of Public Health) dichiara in un’intervista 10 che “rispetto a quello che sappiamo oggi, è molto probabile che persone esposte all’inquinamento e i fumatori abbiano una reazione peggiore se infettati [dal CoVid-19] rispetto a chi respira aria pulita e non fuma”. Infatti una prima ricerca su Covid-19 conferma questa affermazione11.

Parallelamente altre ricerche riguardanti virus come il morbillo12 e il virus RSV13 confermano l’esistenza di un rapporto tra diffusione e concentrazioni di particolato.

Citochine
“Alla presenza di un’invasione virale, il sistema immunitario si affretta a combattere la malattia inondando i polmoni con citochine, proteine che hanno il compito di eliminare il danno e riparare il tessuto polmonare. Quando questo processo però va in tilt queste cellule uccidono tutto quello che incontrano, incluso il tessuto sano”14.

In una ricerca del 201915 si dimostra che gli inquinanti atmosferici possono aumentare l’incidenza di malattie simil-influenzali, sia diminuendo le difese immunitarie, sia per l’alterata produzione di citochine.

In un altro lavoro scientifico16 si dice che il danno del PM2.5 alle cellule polmonari è causato dalle interazioni tra cellule infiammatorie e tempeste citochine (ovvero la reazione iperattiva dell’organismo malato), in modo del tutto simile al Covid-19.

Carrier
Il particolato atmosferico potrebbe funzionare da “carrier”, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus 
come dimostra un ricerca del 201317. Il particolato ultrafine potrebbe quindi agire da trasportatore del virus fin dentro gli alveoli polmonari esacerbandone la virulenza.
A supporto di questa teoria viene spesso citato uno studio condotto a Taiwan nel 201018, secondo il quale “l’influenza aviaria può essere veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste asiatiche di polveri che trasportano il virus”.

In Italia
La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e le università di Bologna e Bari hanno analizzato la correlazione tra PM10 e diffusione del CoVid-1919.

Uno dei primi risultati confermerebbero che l’effetto “carrier” e situazione di indebolimento pregresso dovute all’inquinamento possono aver giocato un ruolo nella diffusione.

Infattile curve di espansione dell’infezione presentano andamenti epidemiologici “normali” per le regioni del sud Italia, mentre mostrano accelerazioni anomale proprio per quelle ubicate in Pianura Padana. Un focus sulla città di Brescia evidenzia una correlazione tra i picchi di diffusione del virus e le giornate con alte concentrazioni di polveri sottili. Dunque l’inquinamento avrebbe esercitato un’azione di “boost”, cioè di impulso alla diffusione.

In conclusione
Quello che dovrà essere valutato, nei mesi a venire, è quanto negativamente l’esposizione agli inquinanti atmosferici, come i particolati (PM2,5, 10), gli ossidi di azoto (NOX), l’ozono (O3) abbia influenzato la prognosi di Covid-19.
Ma c’è già una certezza: i polmoni degli abitanti della pianura padana erano già indeboliti, così come i loro organismi, che in media si ammalano in percentuali maggiori rispetto al resto della popolazione (in particolare per malattie respiratorie e polmonari).
Questo ci porta nuovamente a rivendicare il diritto a respirare un’aria pulita.
Le politiche di riduzione dell’inquinamento attivate da Regione e Comune continuano ad essere troppo blande. In particolare sulla mobilità, i blocchi del traffico da gennaio a oggi non hanno sortito un effetto significativo. Quindi sono inutili? No, vanno rafforzati e nel contempo va ripensato radicalmente il modello di mobilità che metta in dubbio l’utilizzo e la produzione dell’auto (l’elettrico non ci salverà), basato su mezzi alternativi e su un trasporto pubblico esteso e gratuito.

 

Off topic è un laboratorio di studenti, lavoratori, pendolari, stagisti e avventurieri urbani che si ostinano a descrivere e riscrivere le trasformazioni di Milano.

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