“Andrà tutto bene SE… ” – l’appello e la campagna di comunicazione della Rete dei Numeri Pari

Care e cari,

viviamo tutti e tutte un momento difficilissimo, per molti e molte drammatico. Diverse realtà sociali che fanno parte della Rete sono state direttamente colpite, altre sono costrette a sforzi straordinari (spesso senza nessun aiuto istituzionale), altre ancora continuano a dare una mano, cooperando e garantendo solidarietà in ogni forma. Lungo la strada abbiamo perso dei compagni e delle compagne, mentre tanti e tante continuano a dare una mano mettendosi a disposizione come si può.

Ciò non basterà a evitare che questa drammatica situazione si ripresenti in un prossimo futuro in maniera ancora più aggressiva e tragica. Basta guardare alla relazione tra collasso climatico e nuovi virus, denunciata oltre un decennio fa dall’OMS, e tra questi e l’inquinamento ambientale che ne amplifica l’impatto. Basta osservare l’assenza di misure idonee in Italia come in Europa per adeguarsi e organizzare una risposta che metta al centro la difesa della vita e non degli interessi economici dei più forti. Basterebbe ricordarsi il numero di giorni in cui in Lombardia e Piemonte il livello del PM10 era oltre la soglia dell’illegalità, eppure nessuno è intervenuto per fermare e riconvertire le produzioni inquinanti. Abbiamo visto in questi anni il feticcio della legalità ergersi a paradigma per essere usato solo contro i più deboli, gli ultimi, quelli che subiscono la vera ingiustizia: la miseria. Lo abbiamo visto quando la “psico politica” additava il “runner” come colpevole untore mentre ignorava che nelle fabbriche i lavoratori e le lavoratrici venivano usate come carne da macello, ignorando la minaccia alla loro salute in nome del Dio denaro.

Lo abbiamo detto in questi anni e lo continuiamo a dire oggi ancora con più forza perché il dramma in corso, sommato a quello delle disuguaglianze, confermano l’incompatibilità delle politiche economiche attuate in questi anni, con la nostra sicurezza sociale, i diritti, la salute, la libertà e la giustizia. Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale che deve partire rimettendo la vita e la dignità al centro di ogni modello economico sociale.

Troppi gli errori fatti in passato da chi ci ha governato. Troppe le dimenticanze e le elusioni. Troppo bassa la qualità della nostra democrazia che ha preferito – andando contro le evidenze – garantire  gli interessi dei più ricchi attraverso le politiche di austerità, il pareggio di bilancio, una fiscalità regressiva, tagli al sociale, alla sanità, alla cultura, alla ricerca ed all’istruzione. Solo alla sanità sono stati tagliati 29 miliardi in meno di 10 anni. Pensiamo al disastro che sarebbe accaduto se fosse passata la sciagurata legge sull’Autonomia differenziata, o meglio nota come “secessione dei ricchi”, che avrebbe reso ancora più debole, regionalizzandolo, il servizio sanitario.

Oggi gli effetti di queste politiche catastrofiche sono sotto gli occhi di ognun@ di noi, nonostante l’ipocrisia di chi finge di non sapere e dopo aver votato tutte le norme che hanno prodotto questa catastrofe continua a prenderci in giro e a utilizzare in maniera spudoratamente cinica persino questa tragedia per accumulare consenso personale. Una politica piccola, perennemente orientata al consenso immediato, incapace di una visione d’insieme. Pensiamo agli errori compiuti sulle politiche economiche messe in campo, che sono costate la vita a migliaia di persone e ne hanno scaraventate milioni nella miseria. Eppure sono anni che ci battiamo e che chiediamo ascolto e attenzione alla politica.

Ci hanno detto che non c’erano alternative e che ci saremmo dovuti adeguare perché certi diritti non possono più essere universali. Tutto questo avveniva mentre triplicavano i miliardari in Italia. Per garantire miliardi a poche decine di Paperoni, un terzo del paese è a rischio povertà, 5 milioni sono in povertà assoluta, 1 milioni i minori nell’indigenza, 9 in povertà relativa, 11 non possono curarsi, 4 milioni in lavoratori e le lavoratrici povere, e così via. Mentre noi chiedevamo diritti e dignità ci è stato risposto che la priorità era invece la “sicurezza”, perché dovevamo difenderci dall’invasione dei migranti. Forze politiche apertamente neofasciste nei contenuti e nei modi di fare hanno, scatenato una campagna d’odio che ha spostato l’attenzione dai responsabili del peggioramento delle nostre condizioni materiali. Media conniventi hanno creato il clima di paura adatto ed è partita la caccia al più povero, al nero, al diverso.

Quello che ci preoccupa di più e che ci deve fare agire per il bene collettivo, è l’assenza di una visione e di una proposta complessiva che sappia portarci finalmente fuori dalla crisi strutturale e sistemica prodotta dal liberismo economico, ormai insostenibile in termini sociali, economici, ambientali e sanitari. La relazione tra cambiamenti climatici e coronavirus, dimostra una volta di più che siamo davanti a crisi figlie dell’insostenibilità del modello di sviluppo. Abbiamo la necessità e l’urgenza di cambiare, per costruire un punto di vista che metta insieme la giustizia sociale, la giustizia ambientale e la giustizia ecologica.

Non appena la cosiddetta fase di quarantena sarà terminata, se non vogliamo essere costretti a rivivere ogni anno sotto la minaccia di crisi e pandemie sempre peggiori – come denunciato tra gli altri dall’OMS, dall’IPCC, dall’UNEP – abbiamo tutti e tutte la responsabilità irrimandabile di aprire una stagione di mobilitazione e di cambiamento. L’obbiettivo è quello di rimettere al centro dell’agenda politica nazionale le necessità, le proposte e gli obiettivi da perseguire per garantire – già nell’immediato futuro – i diritti fondamentali e, allo stesso tempo, rilanciare l’economia attraverso la transizione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica, unica strada per rimettere insieme il diritto alla salute e il diritto al lavoro con i diritti della natura.

Prima di poterci ritrovare nelle nostre assemblee, nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, vorremmo chiedere a ciascun@ di voi di dare il proprio contributo per far crescere il livello di consapevolezza su questioni fondamentali per la democrazia del nostro Paese. Abbiamo impostato una infografica molto semplice e artigianale (questi sono i nostri mezzi). L’abbiamo chiamata “Andrà tutto bene SE…”. Al link di seguito trovate tutto il materiale. Aiutateci a farla girare.

Siamo a disposizione per qualsiasi informazione o se avete bisogno di aiuti o contatti.

Che nessun@ venga lasciato indietro. Non per noi, ma per tutti e tutte.
Un abbraccio

File campagna di comunicazione
http://www.numeripari.org/wp-content/uploads/2020/03/Andr%C3%A0-tutto-bene-se…..pdf
https://www.facebook.com/retedeinumeripari/posts/871405316638473

Per info:
www.numeripari.org
https://www.facebook.com/retedeinumeripari
retenumeripari@gmail.com
347 3935 956 Elisa Sermarini – responsabile comunicazione della Rete

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