Lettera aperta ai cittadini, alle forze politiche e sociali del Paese

Mai come in queste settimane, da ogni città e da ogni Regione, fino ai più piccoli Comuni del nostro Paese, i cittadini hanno potuto riflettere sul significato e sull’importanza di avere un servizio sanitario nazionale, finanziato dalla fiscalità generale progressiva e caratterizzato dall’universalismo delle prestazioni.

È un pensiero che racconta una tensione verso la solidarietà e l’uguaglianza delle persone, una civiltà giuridica, un’idea del mondo, una gerarchia di principi che molti, anche tra le più grandi potenze industriali, non contemperano e che invece in Italia abbiamo conquistato a seguito delle lotte per la Liberazione e poi tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70.

Ma mai come in queste settimane, tutti noi abbiamo fatto anche un’altra drammatica riflessione: se migliaia di persone sono morte e moriranno mentre potevano essere salvate è perché negli ultimi trent’anni il disinvestimento progressivo, la contemporanea privatizzazione, lo smantellamento dei servizi territoriali e di prevenzione e, infine, la “riforma” del Titolo V della Costituzione hanno pesantemente attaccato questa che poteva essere un’eccellenza non solo sanitaria, ma democratica e egualitaria, caratteristica del nostro Paese, aprendo così la strada alle gravissime carenze di oggi. Ed è per lo stesso motivo che, dovendo dirottare tutte le insufficienti risorse per fronteggiare l’emergenza del Covid-19, molti cittadini con altre patologie o bisognosi di controlli hanno visto in questo periodo negato il loro diritto alla salute, con i rischi conseguenti.

Ancor più, questo attacco alla sanità pubblica rischia di accentuarsi se si attuasse lo scellerato progetto di Autonomia regionale differenziata.

In tanti, in queste settimane, ci siamo detti: bisogna fermarsi, non è più accettabile una simile politica, bisogna dare alla sanità pubblica tutto il ruolo e le risorse che deve avere.

Proprio per questo perfino esponenti dell’attuale maggioranza, davanti allo sconquasso causato dai processi di privatizzazione che hanno colpito la sanità come l’insieme dei servizi pubblici, oggi annunciano di rivedere le proprie posizioni precedenti. Dal vicesegretario del PD Andrea Orlando al capo politico protempore del M5S, Vito Crimi, si afferma infatti di voler correggere gli errori del passato. Esponenti dell’attuale maggioranza di governo sono costretti ad ammettere che “a seconda della qualità del sistema regionale che trovi, rischi di avere una speranza di vita differenziata”.

Un dato positivo, che va tuttavia verificato alla luce di fatti e cambiamenti concreti.

Non avremmo certo voluto che fosse una tragedia come quella attuale ad offrire l’opportunità di una discussione, che auspichiamo la più ampia e approfondita possibile: un vero e proprio dibattito pubblico, che veda protagonisti i Comuni, le formazioni sociali, il mondo della scienza e della cultura. Nondimeno, per essere credibile questa discussione non può scavalcare una questione: la definizione e l’assunzione delle responsabilità e una coerente inversione di politica oggi, subito, per salvarci.

Anche per rispetto alle tante persone che sono morte e che muoiono ancora a causa di questa politica, nonché al dolore delle loro famiglie, ai tanti lavoratori della sanità e non solo che hanno sacrificato la loro esistenza, è necessario che il confronto, che consideriamo quanto mai urgente, si fondi sul riconoscimento degli errori commessi negli ultimi trent’anni dall’insieme delle forze politiche che ci hanno governato, compresi il PD (che ha promosso e attuato una politica miope e sconsiderata basata su tagli e privatizzazioni, ha scritto e votato – come DS e Margherita – la “riforma” del Titolo V ed è stato uno dei promotori del progetto di Autonomia differenziata) e il M5S (che ha tagliato i fondi dei bilanci pubblici e che sia nel contratto di governo con la Lega sia in quello con il PD ha sottoscritto l’impegno di “attuare il processo di Autonomia differenziata”).

Oggi i cittadini assistono interdetti al gioco delle parti tra governo e Regioni, ad una pletora di commissioni di esperti, ad un numero di malati e di morti del tutto inammissibile se confrontato ad altri Paesi e a decine di provvedimenti normativi che non hanno rango di legge. E ascoltano allibiti dichiarazioni secondo le quali dovremmo “convivere a lungo con il virus”.

Tutto questo è inaccettabile: cambiare politica significa prendere in mano la situazione con il solo fine di sconfiggere il virus e garantire la salute dei cittadini, senza nessuna concessione agli interessi privati e alle pressioni economiche.

Cambiare politica vuol dire il ritiro immediato di ogni progetto di autonomia differenziata e l’abrogazione del comma 3 dell’art. 116 della Costituzione, che la prevede; il ritorno al pubblico di tutti i servizi sanitari privatizzati/esternalizzati; il rifinanziamento integrale della sanità rispetto ai tagli degli ultimi trent’anni; la riattivazione e lo sviluppo dei servizi territoriali di prevenzione, di assistenza sanitaria di base e domiciliare, che sono il primo baluardo nella diffusione delle epidemie e nella prevenzione delle malattie.

Siamo certi che la stragrande maggioranza della popolazione è d’accordo con questi atti concreti. I soli, tra l’altro, che possono preservarci dal pericolo che l’Autonomia differenziata e gli attacchi alla sanità possano riprendere domani, così come quelli ai servizi pubblici e alle conquiste sociali in ogni settore, pesantemente condizionati dall’inserimento nella Costituzione dell’obbligo di pareggio di bilancio (art. 81 revisionato). E possono rafforzare la scuola della Repubblica e la sua funzione di garante del principio di eguaglianza sostanziale, di pluralismo attraverso la libertà d’insegnamento, rimessi in gioco dalle contro-riforme di questi anni.

Sanità messa in ginocchio, ponti che crollano, una crisi economica mai vista che si annuncia: è un’intera idea distruttiva dell’umanità, basata sul profitto, che svela il suo fallimento.

A tutti i cittadini e alle forze sociali, a tutte le associazioni, i comitati, i gruppi, le forze politiche e sindacali che in questi mesi si sono battuti con noi per il ritiro di ogni Autonomia differenziata ed a coloro che vogliono farlo ora, lanciamo questo appello: uniamoci, affinché questo sia possibile e una prospettiva diversa si apra per il nostro Paese!

I Comitati di scopo per il ritiro di ogni autonomia differenziata,
per l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze,

riuniti online il 14 aprile 2020

Lettera aperta ai cittadini, alle forze politiche e sociali del Paese

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