Resoconto su condizioni, diritti e lotte dei lavoratori nel mondo

Ampie vittorie in Bolivia e Cile per riaffermare la democrazia e il progresso sociale ma la destra reagisce assassinando il segretario del sindacato dei minatori boliviani; a causa della pandemia crollo delle catene di produzione dell’industria tessile e dell’abbigliamento in Asia dove si realizza il 75% del fatturato mondiale; in Svizzera, nel cantone di Ginevra, introdotto il salario minimo di 25 dollari l’ora, il più alto al mondo; per il telelavoro la Tim brasiliana paga le spese delle connessioni alla rete elettrica e internet.

06-11-2020 – di: 

MONDO

ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ– WHO

Pubblicati in data 27 ottobre i dati sull’andamento della pandemia da Covid-19 nel mondo.
Nell’ultima settimana è stato segnalato il maggior numero di nuovi casi di COVID-19 a livello globale, pari a oltre 2 milioni negli ultimi 7 giorni mentre il numero di nuovi decessi è paragonabile alle settimane precedenti. Al 25 ottobre, sono stati segnalati oltre 42 milioni di casi e 1,1 milioni di decessi in tutto il mondo.
https://www.who.int/publications/m/item/weekly-epidemiological-update—27-october-2020

Organizzazione Internazionale del lavoro – ILO

Secondo una nuova ricerca dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) la crisi del COVID-19 ha colpito duramente il settore dell’abbigliamento nella regione dell’Asia-Pacifico, con il crollo delle vendite al dettaglio nei principali mercati di esportazione che colpisce i lavoratori e le imprese in tutte le catene di subfornitura.

Il rapporto di ricerca valuta l’impatto della crisi del COVID-19 sulle catene di approvvigionamento, sulle fabbriche e sui lavoratori nei 10 principali paesi produttori di abbigliamento nella regione: Bangladesh, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Myanmar, Pakistan, Filippine, Sri Lanka e Vietnam.
La ricerca evidenzia che le importazioni dei principali paesi acquirenti dai paesi esportatori di abbigliamento in Asia sono diminuite fino al 70% nella prima metà del 2020, a causa del crollo della domanda dei consumatori, delle misure di blocco dei governi e delle interruzioni delle importazioni di materie prime necessarie per la produzione dei capi di abbigliamento.

La regione Asia-Pacifico ha impiegato circa 65 milioni di lavoratori del settore dell’abbigliamento nel 2019, pari al 75% di tutti i lavoratori dell’abbigliamento in tutto il mondo.
https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—asia/—ro-bangkok/documents/briefingnote/wcms_758626.pdf

AGENZIA INTERNAZIONALE PER I RIFUGIATI – UNHCR

Conflitti armati, povertà estrema, insicurezza alimentare, cambiamenti climatici e la pandemia COVID-19 convergono nel Sahel. In tutta la regione, oltre 2,7 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case. Rifugi, acqua, servizi igienico-sanitari, salute e altri bisogni di assistenza di base sono ora immensi.

Burkina Faso, Mali e Niger, paesi del Sahel centrale, sono l’epicentro della crisi. Più di 1,5 milioni di sfollati interni (IDP) e 365.000 rifugiati sono fuggiti dalla violenza nel Sahel centrale, di cui oltre 600.000 solo quest’anno. Il numero di sfollati interni in Burkina Faso è raddoppiato fino a oltre un milione nell’ultimo anno. Il Burkina Faso, tra i paesi più poveri del mondo e uno dei più suscettibili ai rischi climatici, affronta una grave crisi di sicurezza interna che significa che quasi nessun posto nel paese è sicuro.

Il livello di brutalità contro i civili è orribile e sistemico. I genitori vengono giustiziati davanti ai loro figli da gruppi armati con una frequenza allarmante. Meno di due settimane fa – il 4 ottobre nel Burkina Faso settentrionale – aggressori armati hanno ucciso 25 uomini davanti alle loro famiglie in un’imboscata al loro convoglio mentre tornavano a casa sperando in una maggiore sicurezza.

In tutta la regione, migliaia di donne e ragazze sono state vittime di violenze sessuali e di genere. Gli attacchi alle scuole nel Sahel sono una realtà cupa e in crescita. Negli ultimi anni sono state distrutte o chiuse circa 4.000 scuole, colpendo decine di migliaia di studenti. Anche i rischi climatici nel Sahel stanno aumentando poiché l’aumento delle temperature sta modificando i modelli di pioggia e aumentando la frequenza e l’intensità di inondazioni, assieme a siccità e tempeste di sabbia.
https://www.unhcr.org/news/briefing/2020/10/5f894b234/unhcr-warns-mounting-needs-sahel-forced-displacement-intensifies.html

CONFEDERAZIONE SINDACALE INTERNAZIONALE – ITUC CSI

La Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC) ha accolto con favore la 50a ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), che consente di rimettere il disarmo nucleare nell’agenda della sicurezza globale.

Il TPNW è il primo accordo internazionale legalmente vincolante per vietare in modo completo le armi nucleari, con l’obiettivo della loro totale eliminazione. Questa convenzione entrerà in vigore il 21 gennaio 2021, ma ha bisogno di più ratifiche per avere un impatto reale.
https://www.ituc-csi.org/TPNW-50-ratifications?lang=en

Sindacato internazionale dei lavoratori dell’agroindustria e settori alberghiero e ristorazione – IUF

Giornata mondiale dell’alimentazione 2020: la pandemia da COVID-19 rivela disuguaglianze scioccanti nei sistemi alimentari globali. Considerati lavoratori essenziali durante la pandemia, i lavoratori agricoli e alimentari, molti dei quali lavoratori migranti, hanno continuato a lavorare – ma contemporaneamente altri stanno rischiando di perdere il lavoro – nelle fattorie e nelle piantagioni come negli impianti di lavorazione della carne e degli alimenti per garantire forniture alimentari essenziali alle persone in tutto il mondo.

Decine di migliaia di lavoratori negli impianti di lavorazione della carne e degli alimenti, nelle fattorie e nelle piantagioni di tutto il mondo sono stati infettati dal coronavirus. Molti sono morti. Eppure i lavoratori dell’agricoltura e dell’alimentazione che lavorano per nutrire il mondo ogni giorno non guadagnano abbastanza per nutrire adeguatamente se stessi e le loro famiglie, dovendo sopportare un’insicurezza alimentare cronica.
http://www.iuf.org/w/?q=node/7995

ALTRE FONTI

Oxfam
Anche il virus dell’austerità? Le misure di spesa pubblica per il recupero dell’economia a seguito del COVID-19 concordate tra il Fondo Monetario, FMI, e i governi nazionali ammontano a 101 miliardi di dollari per 81 paesi. Questo è quanto il Fondo monetario internazionale (FMI) ha prestato finora ai paesi, mentre si era impegnato a distribuire un totale di 1000 miliardi di dollari in prestiti ai paesi bisognosi.
Cosa c’è dietro questi numeri? Finora, non è stato facile sapere come i governi si siano impegnati a spendere quei soldi e quali siano le misure economiche consigliate a ciascuno di loro dal Fondo Monetario. Quali tasse il FMI incoraggia i nostri governi a imporci, ad esempio, e cosa possiamo aspettarci che accada ai sistemi di protezione sociale di cui tanti hanno disperatamente bisogno poiché uno ad uno milioni di persone hanno perso il lavoro in tutto il mondo?
https://www.oxfam.org/en/blogs/virus-austerity-covid-19-spending-accountability-and-recovery-measures-agreed-between-imf-and

EUROPA

Istituto europeo per l’eguaglianza di genere – EIGE

Il 29 ottobre l’EIGE pubblicherà il suo aggiornamento annuale sullo stato dell’uguaglianza di genere nell’UE.
Quest’anno, l’indice sull’uguaglianza di genere presenterà uno sguardo speciale alla digitalizzazione nel mondo del lavoro e alle conseguenze per l’uguaglianza di genere, evidenziando come la digitalizzazione e la pandemia di Covid-19 abbiano colpito donne e uomini nella loro vita lavorativa.
https://eige.europa.eu/gender-equality-index

Fondazione di Dublino

Solo un quinto delle aziende europee trova il modo per combinare benessere ottimale sul posto di lavoro e prestazioni aziendali. Secondo un recente sondaggio su larga scala delle pratiche aziendali in Europa, i luoghi di lavoro “ad alto investimento e alto coinvolgimento” dànno i migliori risultati per lavoratori e datori di lavoro. Ma solo il 20% delle organizzazioni dell’UE rientra in questa categoria, raggruppando pratiche che aumentano l’autonomia dei dipendenti, favoriscono la partecipazione dei dipendenti e promuovono la formazione e l’apprendimento. Queste aziende, che stanno riuscendo a migliorare le prestazioni migliorando anche la qualità del lavoro per i lavoratori, possono essere trovate in tutti i tipi di attività indipendentemente dal paese, dalle dimensioni, dal settore o dalla strategia di competitività, ma sono più diffuse nei paesi nordici, come Finlandia e Svezia , e in settori notoriamente caratterizzati da migliori condizioni di lavoro, come i servizi finanziari.

La quarta indagine sulle società europee (ECS 2019), condotta in collaborazione tra le agenzie dell’UE, Eurofound e il Cedefop, ha raccolto informazioni su pratiche lavorative, gestione delle risorse umane, competenze e sviluppo, partecipazione dei dipendenti e dialogo sociale da 21.869 responsabili delle risorse umane e da 3.073 rappresentanti dei lavoratori in 27 Stati membri dell’UE e il Regno Unito durante il 2019.
https://www.eurofound.europa.eu/news/news-articles/one-fifth-of-european-companies-combine-optimal-workplace-wellbeing-and-business-performance

Confederazione sindacale europea – ETUC

La ripresa dal Covid-19 non può essere costruita sulla perdita di posti di lavoro e sulla concorrenza sleale tra gli Stati membri sui salari e sulle condizioni di lavoro. I lavoratori dei servizi essenziali che hanno continuato a lavorare durante la pandemia, spesso a grande rischio personale, sono stati elogiati per il loro contributo vitale alla società. La lode deve essere seguita da azioni concrete. L’economia europea necessita di soluzioni guidate per favorire la domanda e per i salari per uscire dalla crisi (e non misure miopi dal lato dell’offerta che sono una caratteristica delle politiche di austerità). Questo è il motivo per cui salari minimi legali più elevati e una contrattazione collettiva più forte, in particolare a livello settoriale, stimolerebbero – non ostacolerebbero – la ripresa economica. Ora la Commissione europea deve mantenere i suoi impegni e presentare una proposta di direttiva quadro che garantisca che i salari minimi legali non possano essere fissati al di sotto di una soglia di decenza e che tutti gli Stati membri promuovano e proteggano la contrattazione collettiva per garantire una retribuzione e un lavoro a condizioni eque per tutti i lavoratori.
https://www.etuc.org/sites/default/files/page/file/2020-10/A%20Framework%20Directive%20for%20fair%20minimum%20wages%20and%20collective%20bargaining%20_%20%20Trade%20Union%20red%20lines%20and%20priorities.pdf

La legislazione dell’UE sui salari minimi non è la soluzione. I sindacati dei paesi nordici si sono tirati indietro davanti a proposte che ritengono possano limitare la contrattazione collettiva: “siamo profondamente preoccupati per il fatto che la Commissione europea, dopo la sua seconda fase di consultazione con le parti sociali, stia progettando di procedere con un’iniziativa legislativa sui salari minimi, una proposta che non rispetterà i limiti del trattato e sarà controproducente per un’Europa sociale, per questo il 4 settembre abbiamo inviato la nostra risposta alla commissione”.

NDR – sono le confederazioni sindacali della Danimarca e della Norvegia, più alcuni sindacati di settore della Svezia
https://www.socialeurope.eu/eu-legislation-on-minimum-wages-is-not-the-solution

Condizioni di lavoro, lotte e accordi collettivi in Europa nel mese di settembre. Dalla newsletter mensile

Repubblica Ceka

Secondo il sindacato, Skoda Auto (di proprietà della Volkswagen) vuole spostare la produzione di alcuni modelli di lusso negli stabilimenti Volkswagen in altri paesi (Slovacchia, Germania e Spagna).

Finlandia

Il governo sta lavorando a una nuova serie di leggi per proteggere i diritti dei lavoratori stranieri, secondo il ministro del Lavoro. La legge si propone di tutelare i lavoratori stranieri sfruttati che esitano a chiedere aiuto alle autorità finlandesi per paura di perdere il lavoro.

Germania

Due stabilimenti con quasi 400 dipendenti verranno chiusi come parte del programma di riorganizzazione dell’impresa di componentistica di auto Mahle. Un portavoce dell’azienda non ha voluto confermare che anche circa 100 lavoratori temporanei saranno interessati dal provvedimento. L’azienda ha tagliato 6.700 posti di lavoro in tutto il mondo dal 2018. La misura è in fase di negoziazione con il comitato aziendale.

In risposta alla proposta di IG Metall di attuare una settimana di quattro giorni in tutto il settore per garantire posti di lavoro, il capo dei rapporti di lavoro di Volkswagen ha dichiarato che la società non vede la necessità di una settimana di quattro giorni. L’azienda è fiduciosa che il piano di riduzione dei costi esistente, inclusa la riduzione della forza lavoro senza licenziamenti obbligatori, sarà sufficiente per superare la crisi per il Coronavirus. Il piano aiuterà anche Volkswagen nella transizione verso la costruzione di auto elettriche.

Grecia

I medici ospedalieri hanno manifestato davanti al Ministero della Salute ad Atene per quella che la loro federazione ha definito “tragica carenza di personale e infrastrutture”. La Federazione delle associazioni dei medici ospedalieri della Grecia (OENGE) ha affermato che “il 67% dei letti in terapia intensiva riservati a COVID-19 sono già occupati e il futuro si annuncia ancora più difficile”.

Polonia

Il governo ha concluso un accordo con i sindacati per chiudere gradualmente le miniere di carbone entro il 2049. È una risposta alle manifestazioni degli ambientalisti ma allo stesso tempo hanno pesato le proteste dei minatori contro le chiusure. Non ci saranno licenziamenti obbligatori, con i lavoratori che si trasferiranno in miniere che resteranno aperte fino alla pensione. La prima miniera chiuderà probabilmente già nel 2021.

Il governo ha approvato un piano per aumentare il salario minimo del paese a 2.800 PLN (630 €) al mese a partire da gennaio. La tariffa oraria minima salirà a 18,30 PLN (4,10 euro) entro il 1 ° gennaio 2021.

Portogallo

Durante le proteste pacifiche, organizzate dalla confederazione sindacale CGTP, i lavoratori – che indossavano maschere e tenevano una distanza di sicurezza – hanno esortato il governo socialista del paese ad aumentare il salario minimo nazionale dagli attuali 635 euro, il più basso dell’Europa occidentale, a 850 euro.

Slovacchia

Il Governo ha presentato al Parlamento un progetto di legge per aumentare il salario minimo a 623 euro mensili lordi, contro gli attuali 580 euro. Con questo ultimo aumento del 7,5% il salario orario minimo raggiungerebbe i 3,58 euro l’anno prossimo, contro i 3,33 euro di oggi. Il nuovo salario minimo, che rappresenterebbe il 57% del salario medio dello scorso anno, entrerà in vigore il 1 ° gennaio 2021.

https://www.etui.org/newsletters/collective-bargaining-newsletter
https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/FMfcgxwJZJdDPGlfQgWMwqhWPLGpWjnB

Bielorussia

I lavoratori e gli attivisti di Belaruskali, un’azienda produttrice di fertilizzanti di potassio con sede a Soligorsk, affrontano minacce, repressione e reclusione nella loro lotta per la libertà e la democrazia in Bielorussia.
I leader e attivisti del sindacato indipendente bielorusso (BITU), Siarhei Charkasau, Anatol Bokun, Yury Korzun e Pavel Puchenia, sono stati arrestati arbitrariamente più volte negli ultimi due mesi e sono attualmente in carcere.
Per supportare gli attivisti, segui il link e firma la petizione LabourStart chiedendo il loro rilascio.

I leader sindacali, che sono anche membri del comitato di sciopero, vengono presi di mira per le loro attività. Il 21 settembre Anatol Bokun ha intrapreso un’azione pacifica a sostegno del suo collega Aleh Kudziolka, che si è rifiutato di lasciare il suo posto di lavoro sotterraneo per protestare contro le elezioni presidenziali truccate e l’estrema violenza della polizia antisommossa. È stato arrestato lo stesso giorno e rimane in prigione.

Anatol era uno dei 22 lavoratori arrestati dalla polizia, ma è stato l’unico condannato a 25 giorni di carcere per presunti disordini pubblici. Anatol doveva essere rilasciato il 16 ottobre, ma è stato nuovamente arrestato e portato in un centro di detenzione non reso noto a Soligorsk.

Allo stesso modo, Siarhei Charkasau, vicepresidente della BITU, è stato arrestato a Soligorsk insieme a Yury Korzun e Pavel Puchenia il 3 ottobre. Sono rimasti in detenzione per 15 giorni. Il 16 ottobre, giorno in cui avrebbero dovuto essere rilasciati, sono stati nuovamente arrestati e trasferiti in un centro di detenzione della polizia a Soligorsk.
Durante la detenzione, ad Anatol Bokun, Siarhei Charkasau, Yury Korzun e Pavel Puchenia è stato chiesto di mentire: se avessero firmato un documento e registrato un video per il canale televisivo statale bielorusso che ammetteva colpa e rimorso per la loro parte nello sciopero, sarebbe stata concessa loro la libertà. I quattro leader sindacali hanno rifiutato, di conseguenza, sono stati detenuti illegalmente per altri 15 giorni.
http://www.industriall-union.org/belaruskali-workers-and-union-leader-face-repression-in-belarus

Danimarca

Secondo gli esperti dell’Organizzazione Internazionale per i diritti umani dell’Onu “La Danimarca non deve procedere con la vendita degli edifici di Mjølnerparken ai sensi delle leggi sul Pacchetto Ghetto fino a quando i tribunali non avranno avuto la possibilità di pronunciarsi, tenendo pienamente conto delle norme applicabili del diritto internazionale sui diritti umani“.

Mjølnerparken è un progetto di edilizia residenziale nel quartiere Nørrebro della capitale danese. Ospita circa 2.500 residenti, il 98% dei quali sono immigrati o nati da immigrati, molti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente.
In base a un pacchetto di leggi ed emendamenti adottato nel 2018, denominato “Pacchetto Ghetto”, il governo può indicare alcuni quartieri come “ghetti” o “ghetti duri” sulla base della percentuale di immigrati e discendenti “non occidentali”. Con questa designazione, gli edifici possono essere demoliti nel tentativo di cambiare il carattere dei quartieri a basso reddito, in gran parte musulmani.
https://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=26414&LangID=E

Germania

I lavoratori tedeschi di Amazon scioperano in occasione del Prime Day, mentre crescono le preoccupazioni per le tattiche anti-sindacali dell’azienda.

Mentre Amazon deve affrontare l’attenzione da parte dei legislatori dell’UE e dei sindacati per lo spionaggio degli attivisti sindacali, i suoi lavoratori in Germania, membri del sindacato dei lavoratori dei servizi Ver.Di, stanno rispondendo con uno sciopero nelle città di Lipsia, Bad Hersfeld, Rheinberg , Werne, Graben e Koblenz in quella che si presenta come una lotta di lunga durata per una migliore retribuzione, condizioni di lavoro e rispetto. I membri di Ver.Di hanno promosso la lotta durante l’estate dopo che i lavoratori nei magazzini tedeschi di Amazon avevano contratto il virus.

Oltre alle richieste di salario, sicurezza e rappresentanza sindacale, il sindacato Ver.Di ha anche criticato le recenti rivelazioni sullo spionaggio dei lavoratori di Amazon e sui tentativi di tenere i sindacati fuori dalle fabbriche utilizzando metodi da servizi segreti. “È inaccettabile che un’azienda infranga la legge”, ha affermato Orhan Akman, specialista nazionale di Ver.Di per il settore della vendita al dettaglio e della vendita per corrispondenza.
https://www.uniglobalunion.org/news/german-amazon-workers-strike-prime-day-concerns-over-anti-union-tactics-grow

Inghilterra

Durante la pandemia del Covid-19, nessuna azienda ha prosperato più di Amazon. Ora abbiamo bisogno che il governo lavori con i sindacati per proteggere i suoi lavoratori.

In un solo giorno durante la pandemia, Jeff Bezos ha aumentato la sua fortuna di 13 miliardi di dollari (circa 10 miliardi di sterline), mantenendolo sulla buona strada per diventare il primo miliardario del mondo entro il 2026.
Ma, mentre il prezzo delle loro azioni balza alle stelle e il dominio del mercato si diffonde, le storie che emergono dai magazzinieri e dagli autisti in prima linea hanno messo in luce il costo umano delle pratiche commerciali di Amazon.
Rapporti di centri logistici senza misure di sicurezza Covid-19, senza allontanamento sociale, senza DPI o disinfettanti per le mani e la pressione estenuante per obiettivi di produttività sempre crescenti sono stati comuni qui nel Regno Unito e in tutto il mondo.
https://www.tuc.org.uk/blogs/what-can-we-do-about-amazons-treatment-its-workers

Polonia

Le donne polacche guidano lo sciopero dopo la sentenza sull’aborto della Corte Costituzionale tra minacce di repressione.
(NDR – in Polonia la Corte Costituzionale non è più autonoma ma nei fatti nominata dal governo)

Il leader del partito al governo polacco, Jaroslaw Kaczynski, ha accusato le manifestanti di cercare la distruzione della nazione e ha fatto appello ai sostenitori affinché “difendano la Polonia”. Decine di migliaia di persone in tutta la Polonia hanno sfidato le restrizioni del Covid-19 per protestare contro una nuova sentenza del tribunale che impone un divieto di aborto quasi totale.
https://www.nytimes.com/2020/10/28/world/europe/poland-women-abortion-strike.html

Spagna

Lo scontro in Spagna si fa più ravvicinato e coinvolge il regime monarchico. Ecco una serie di articoli:
https://www.lamarea.com/tags/especialencuestamonarquia/

Due nuovi strumenti per continuare a portare avanti le politiche di parità sul posto di lavoro:

  • il Regio Decreto 901/2020, del 13 ottobre, che regola i piani di parità e la loro registrazione e modifica il Regio Decreto 713/2010, del 28 maggio, sulla registrazione e il deposito dei contratti e accordi collettivi.
  • il Regio Decreto 902/2020, del 13 ottobre, sulla parità di retribuzione tra donne e uomini.

Entrambi i decreti sono il risultato di trattative in materia di dialogo sociale, terminate con un accordo tra il Ministero del Lavoro e dell’Economia Sociale e il Ministero delle Parità con i sindacati CCOO e UGT.
https://www.ccoo.es/fc79f2a8de05be865b1cebea200cc3a7000001.pdf

I conflitti di lavoro in Spagna nel mese di ottobre

I lavoratori di Alcoa a San Cibrao (Lugo) continuano lo sciopero a tempo indeterminato e l’11 sono tornati in piazza con il sostegno dell’intera popolazione della regione, per chiedere la nazionalizzazione dell’unica fabbrica che produce alluminio nel Paese – privatizzata negli anni ’90 dal governo di Felipe González – dopo che la società non è riuscita a vendere la fabbrica chiedendo però il licenziamento di mezzo migliaio di lavoratori tramite la procedura ERE (NdR: l’azienda chiede l’autorizzazione allo Stato dei licenziamenti motivandone le ragioni).
http://www.fim.org.es/02_02.php?id_publicacion=526

Svizzera

Proteggere i salari, non i confini: i sindacati centrano un doppio obiettivo e vincono a Ginevra e in Svizzera. Una campagna sindacale ha incoraggiato la popolazione di 500.000 abitanti dell’area di Ginevra a votare contro la crescente povertà in una delle città più costose del mondo, introducendo un salario minimo vitale di 23 franchi svizzeri (US $ 25) l’ora.

A livello nazionale, i sindacati svizzeri e i loro alleati politici hanno convinto gli elettori a resistere ai tentativi della destra di dividere i lavoratori oltre i confini. In una votazione del 27 settembre, oltre il 58 per cento degli elettori di Ginevra ha detto “SI” all’iniziativa “23 frs, c’est un minimum” (23 franchi è un minimo). Allo stesso tempo, il 69 per cento a livello nazionale ha detto “NO” all’iniziativa di destra per limitare l’ingresso dei lavoratori dagli Stati membri dell’Unione europea, un tentativo di incolpare la forza lavoro straniera per il peggioramento delle condizioni. Attraverso il sistema della democrazia diretta, la popolazione svizzera può chiedere un referendum per modificare o introdurre una legge. I sindacati svizzeri e i partiti di sinistra hanno utilizzato questo meccanismo per lanciare un’iniziativa sul salario minimo di sussistenza nel cantone di Ginevra.
http://www.industriall-union.org/geneva-votes-for-a-decent-legal-living-wage

Ungheria

Gli studenti hanno bloccato l’ingresso principale di un’università contro una riforma del governo che temono possa minare l’autonomia accademica. I dirigenti dell’Università delle arti cinematografiche e del teatro (SZFE) si sono dimessi a causa dei recenti cambiamenti di gestione introdotti dal governo.
https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/FMfcgxwJZJdDPGlfQgWMwqhWPLGpWjnB

Altre fonti

La Federazione internazionale dei lavoratori dei trasporti (ITF), ha pubblicato un rapporto che delinea gravi abusi nelle operazioni di uno dei principali fornitori di logistica internazionale del mondo, la Logistica XPO. Il rapporto solleva interrogativi sul possibile ruolo svolto da alcuni dei clienti di XPO, tra cui alcune delle più grandi società di beni di consumo del mondo come Nestlé e Coca-Cola.

Negli ultimi due anni l’UITA ha collaborato con l’ITF e la VNB, la fondazione sindacale olandese dei lavoratori del trasporto stradale, per far fronte a gravi violazioni dei diritti umani delle principali società transnazionali di alimenti e bevande nelle catene di approvvigionamento e logistiche del trasporto su strada europee.

In Europa un sistema complesso e opaco costruito su più livelli di subappalto ha portato camionisti, spesso originari dell’Europa orientale, dell’Asia centrale e del Sud-est asiatico a lavorare esclusivamente nell’Europa occidentale pagati con salari di povertà e costretti a vivere per mesi nei loro camion.

Ad oggi due società hanno riconosciuto la necessità di agire e nel 2020 sia Unilever che Danone hanno avviato progetti pilota con IUF, ITF e VNB.
http://www.iuf.org/w/?q=node/8001

ASIA

Cina

Nutrire le città cinesi. Interviste con i riders in Cina, tradotte per la prima volta da quando la storia della loro lotta è diventata virale su WeChat. I fattorini per le consegne da asporto sono la pietra angolare che sostiene un mercato che realizza quasi 300 miliardi di RMB ogni anno in Cina. La pandemia COVID-19 ha peggiorato le loro già difficili condizioni di lavoro, ma ha anche dato luogo a mobilitazioni spontanee attraverso piattaforme internet e reti di mutuo soccorso.

Secondo i rapporti, proprio quando le fabbriche e le scuole in tutto il paese hanno chiuso e i ristoranti hanno iniziato ad accettare solo ordini di consegna, l’intero paese aveva ancora 700.000 addetti alle consegne di cibo rimasti ai loro posti, rendendo la vita delle persone più facile.
https://progressive.international/wire/2020-10-12-feeding-the-chinese-city/en

Sedici minatori di carbone sono morti la scorsa settimana quando un incendio su un nastro trasportatore nella miniera di Songzao a Chongqing ha prodotto livelli letali di monossido di carbonio. Ai lavoratori era stato detto di evacuare immediatamente una volta dato l’allarme, ma 17 minatori sono rimasti intrappolati sottoterra. Solo uno è sopravvissuto.

L’incidente del 27 settembre è avvenuto solo due settimane dopo che la miniera aveva ospitato una conferenza sulla prevenzione dall’accumulo di gas durante le operazioni minerarie, come riferito i media ufficiali. Nella miniera, gestita dalla compagnia elettrica statale Chongqing Energy Investment Group, c’era stata un’ispezione governativa a giugno, ma solo uno dei suoi siti operativi venne chiuso di conseguenza.

Le ispezioni governative sono quasi l’unico meccanismo attualmente utilizzato per applicare gli standard di sicurezza nelle miniere di carbone cinesi e hanno costantemente fallito nel prevenire gli incidenti e garantire la sicurezza dei minatori che lavorano sottoterra.
https://clb.org.hk/content/government-inspections-fail-protect-china%E2%80%99s-coal-miners

Lunedì 19 ottobre, i lavoratori di Best Express hanno organizzato una protesta chiedendo il pagamento degli stipendi in arretrato dopo l’improvvisa chiusura di una filiale a Shanghai. Lo stesso giorno, anche i lavoratori della YTO Express di Fuzhou hanno protestato per il mancato pagamento dei salari. La settimana precedente, il 12 ottobre, i lavoratori di Yunda Express a Changsha hanno chiesto il pagamento del salario dopo che la loro filiale è stata chiusa senza preavviso.

Le proteste hanno attirato l’attenzione del pubblico e lo “sciopero delle consegne espresse” è diventato presto di moda sui social media. Diversi osservatori hanno suggerito che gli scioperi potrebbero intensificarsi ulteriormente nel periodo che precede il Singles Day, la miniera d’oro dello shopping online cinese che si svolge ogni anno l’11 novembre.
https://clb.org.hk/content/express-delivery-workers-protest-wage-arrears-singles-day-approaches

India

I sindacati indiani annunciano uno sciopero nazionale il 26 novembre come protesta contro gli attacchi del governo Modi ai diritti dei lavoratori e la risposta insufficiente per la prevenzione dal Covid-19.

Il 22 e 23 settembre, mentre i partiti di opposizione boicottavano il Parlamento e protestavano contro un disegno di legge anti-contadino, il governo Modi ha approvato tre codici del lavoro senza un adeguato dibattito. Durante una convenzione nazionale il 2 ottobre, i leader sindacali di INTUC, AITUC, HMS, CITU, AIUTUC, TUCC, SEWA, AICCTU, LPF, UTUC e federazioni / associazioni indipendenti si sono pronunciate per uno sciopero a livello nazionale, sottolineando i mezzi antidemocratici utilizzati per adottare i cambiamenti nel diritto del lavoro, così come la scarsa risposta del governo all’impatto sul tenore di vita derivante dal blocco del Covid-19, mettendo in discussione i mezzi di sussistenza delle persone.
http://www.industriall-union.org/indian-unions-mobilize-for-national-strike

Indonesia

Fermare la proposta di legge sul lavoro, prima che lei fermi noi. I sindacati e i movimenti sociali indonesiani stanno scendendo in piazza contro la legislazione antioperaia.

Il 5 ottobre, nel bel mezzo della pandemia di Covid-19, il Consiglio dei rappresentanti del popolo indonesiano (DPR) ha adottato la “Omnibus Bill on Job Creation”, una raccolta di norme sul diritto del lavoro, sugli investimenti e sull’ambiente, a cui si oppongono con veemenza i movimenti sindacali in tutto il Paese

Il disegno di legge (ddl) Omnibus è il successore del “Master Plan for the Acceleration and Expansion of Indonesia’s Economic Development” (MP3EI) (Piano per l’accelerazione ed espansione dello sviluppo economico in Indonesia); entrambi sono stati formulati per creare un “clima favorevole” agli investimenti. Dall’epurazione anticomunista del 1965, la leadership politica dell’Indonesia si è dedicata a promuovere la crescita economica e gli investimenti esteri, indipendentemente da come questi abbiano influito sul benessere dei lavoratori.
https://progressive.international/wire/2020-10-13-kill-the-bill-or-it-will-kill-us-all/it

I lavoratori e i sindacati in Indonesia che hanno promosso lo sciopero nazionale del 6-8 ottobre dopo che il parlamento del paese aveva approvato la controversa legge Omnibus, hanno subito atti di violenza e arresti arbitrari. I membri dei sindacati di tutta l’Indonesia hanno scioperato a ottobre per protestare contro la legge Omnibus. I sindacati avevano costretto con successo il Parlamento a sospendere un dibattito sul disegno di legge in aprile, però per poi approvarlo rapidamente il 5 ottobre. Gli scioperi sono stati accolti con violenza e arresti arbitrari. Secondo i rapporti, 32 membri della Federazione sindacale dei lavoratori metalmeccanici (FSPMI) sono stati feriti da cannoni ad acqua a Bekasi, altri dieci sono stati arrestati a Bekasi e Jakarta, poiché la polizia ha accusato i lavoratori di scioperare al di fuori dell’orario consentito.
http://www.industriall-union.org/indonesia-violent-response-to-union-strike

MEDIO ORIENTE

Giordania

La Giordania sta esplodendo in seguito a una repressione del governo contro il sindacato degli insegnanti.
La lotta del sindacato giordano degli insegnanti, JTS, non ha ricevuto quasi alcuna copertura internazionale, ma la causa che rappresenta è parte di una lotta globale contro le forze statali che impongono con la forza modelli di liberalizzazione del mercato. Il caso della JTS ha dimostrato ancora una volta che quando gli scioperi cessano di essere un’opzione praticabile per imporre richieste allo Stato, il passo successivo è quello di ribellarsi.

Un’escalation del conflitto politico tra il governo giordano orientato all’austerità e la classe lavoratrice sempre più precaria ha raggiunto il culmine il 25 luglio, quando la polizia ha fatto irruzione negli uffici del potente Sindacato Giordano degli Insegnanti (JTS) e ha arrestato i suoi leader. Le autorità statali hanno quindi rapidamente annunciato che il sindacato degli insegnanti sarebbe stato dichiarato fuorilegge per un periodo di due anni e che qualsiasi questione in corso sollevata da JTS sarebbe stata gestita da un ente governativo.

La mossa ha innescato una protesta a livello nazionale con massicce proteste in solidarietà con il sindacato che si sono diffuse nelle città e nei paesi della Giordania. Dai centri metropolitani settentrionali di Amman e Irbid alle aree meridionali e più rurali di Kerak e Tafileh, migliaia di insegnanti e sostenitori del sindacato hanno contestato la repressione statale contro di loro.
https://progressive.international/wire/2020-09-25-teachers-inspire-revolt-against-austerity-in-jordan/en

AFRICA

Nigeria

Porre fine all’impunità per la violenza della polizia in Nigeria. I civili sono stati oggetto di estorsioni, violenze, torture e uccisioni da parte degli agenti di polizia della Squadra speciale anti-rapina – SARS. Le proteste hanno costretto il governo nigeriano a porre finalmente fine alla SARS. Ma non è abbastanza. Le vittime di questi crimini stanno ancora aspettando giustizia.

Persone in tutta la Nigeria e i nigeriani che vivono all’estero partecipano insieme alle proteste per chiedere la fine delle aggressioni, torture, estorsioni e uccisioni illegali da parte degli ufficiali della SARS. Ora, i manifestanti chiedono vere riforme della polizia e il perseguimento degli agenti della SARS che hanno perpetrato violazioni dei diritti umani.
https://www.amnesty.org/en/get-involved/take-action/nigeria-end-impunity-for-police-brutality-end-sars/

Sudafrica

Migliaia di lavoratori sono scesi nelle strade delle principali città e cittadine del Sudafrica per protestare contro la corruzione, la violenza di genere, ma anche per proteggere i posti di lavoro e difendere gli accordi di contrattazione collettiva messi in discussione da datori di lavoro arroganti.

Lo sciopero nazionale del 7 ottobre, che ha coinciso con la Giornata mondiale del lavoro dignitoso, è stato indetto dal Congresso dei sindacati sudafricani (COSATU) con il sostegno delle altre principali federazioni sindacali: la Federazione dei sindacati del Sud Africa (FEDUSA), la Federazione sindacale sudafricana (SAFTU) e Consiglio nazionale dei sindacati (NACTU).
http://www.industriall-union.org/union-federations-unite-in-south-african-national-strike

Il Congresso dei sindacati sudafricani COSATU saluta e si congratula con le migliaia di lavoratori che hanno aderito allo sciopero nazionale in tutto il paese. “Siamo contenti dell’affluenza complessiva e ci congratuliamo con i lavoratori per essersi comportati bene durante lo sciopero”. Il Congresso ha ribadito ancora una volta il suo impegno per uno dei suoi principi fondanti: unire la classe operaia e continuare ad agire rispondendo alle preoccupazioni immediate dei lavoratori, rimanendo una forza sociale di trasformazione. Ringraziamo tutte le organizzazioni sindacali e della società civile che hanno offerto solidarietà e sostegno al nostro sciopero. L’unità dei lavoratori e della classe operaia, in generale, è fondamentale perché le battaglie che ci attendono saranno dure e aspre.
http://mediadon.co.za/2020/10/08/cosatu-post-national-strike-statement/

NORD AMERICA

Stati Uniti

Questa edizione 2020 di “Morte sul lavoro: il costo della negligenza” segna il 29° anno in cui l’AFL-CIO pubblica il rapporto sullo stato della sicurezza e della tutela della salute per i lavoratori americani. Questo rapporto contiene informazioni federali e statali sui decessi sul lavoro, infortuni, malattie, numero e frequenza delle ispezioni sul posto di lavoro, sanzioni, finanziamenti, tutela del personale delle imprese private e dei dipendenti pubblici ai sensi della legge sulla salute e sicurezza sul lavoro. Include anche informazioni sullo stato di sicurezza e salute nelle miniere e sulla pandemia COVID-19.
https://aflcio.org/sites/default/files/2020-10/DOTJ2020_Final_100620_nb.pdf

I lavoratori privi di documenti lottano per i salari sotto la minaccia di espulsione. I turni di quattordici ore in un ranch erano un lavoro estenuante. Eppure quest’uomo, che ha chiesto l’anonimato, ama il suo lavoro di badare ai cavalli malati alla periferia di Los Angeles. Adora gli animali: è cresciuto prendendosi cura di loro in Messico, il suo paese d’origine. La sua passione per il lavoro traspariva, anche mentre parlava delle lunghe ore e del lavoro massacrante.

Ma questo allevatore, che non ha documenti, è spaventato. Le sue mani tremavano mentre raccontava la sua storia. È terrorizzato dal fatto che i funzionari dell’immigrazione lo trovino e lo rimpatrino in Messico. Dopo settimane di lavoro nel ranch, l’uomo ha detto al suo capo che non riceveva più la retribuzione. Ha ripetutamente chiesto di essere pagato per intero, ma ha ricevuto un messaggio di testo in cui diceva: “I clandestini come te dovrebbero tornare nei loro paesi, presto l’immigrazione ti visiterà”. Non può dimostrare che sia stato il suo capo ad inviarlo, ma è convinto che sia così.

L’uomo ha portato il suo caso alla California Labour Commission e ha presentato una richiesta per i salari non pagati. Un tribunale ha riscontrato che il suo datore di lavoro non lo aveva pagato e ha ritenuto il datore di lavoro colpevole di minacce riguardanti lo status di irregolare dell’allevatore. Queste minacce, chiamate ritorsioni sull’immigrazione, sono in aumento in California.
https://www.pri.org/stories/2018-03-20/undocumented-workers-fight-wages-under-threat-deportation

AMERICA LATINA

La pandemia covid-19 è senza dubbio la più grande crisi sanitaria pubblica internazionale degli ultimi decenni. A sua volta, l’impatto economico, sociale e politico della pandemia si estende ben oltre il virus (e le stesse possibilità di trovare il tanto agognato vaccino) perché il sistema neoliberista che opera nella regione e nel mondo è il principale distruttore dei sistemi di protezione pubblica – non solo della salute, ma anche dello stato sociale e dei diritti del lavoro – che avrebbero potuto dare alla popolazione qualche possibilità in più per affrontare la pandemia oltre ai suoi effetti sulla salute. La crisi generata dalla pandemia è stata preceduta da molteplici crisi che hanno causato una situazione di vulnerabilità per milioni di lavoratori colpiti dalla disoccupazione, impiegati in condizioni informali e precarie in molteplici modi. Le tecnologie della comunicazione e dell’informazione, il telelavoro, il lavoro su piattaforme e il lavoro di assistenza sono stati fondamentali per fornire alle società servizi sostanziali nel mezzo dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, le persone che lavorano in questi lavori sono sempre state ignorate e i loro diritti sono stati ignorati. Ma la pandemia ha anche distrutto milioni di posti di lavoro formali, influenzando la contrattazione collettiva e indebolendo il già fragile dialogo sociale nella regione. Le devastazioni del neoliberismo nei nostri paesi sono forti quanto il virus nei corpi delle persone.
https://csa-csi.org/wp-content/uploads/2020/10/Informe-impacto-Covid-1.pdf

Il movimento sindacale promuove gli impegni dell’Agenda 2030 e l’attuazione di tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che compongono questa Agenda, a livello nazionale, regionale e globale. È evidente che la pandemia COVID-19 ha avuto un impatto negativo sull’avanzamento di questi impegni e in alcune regioni, come le Americhe, gli impatti approfondiscono le vulnerabilità strutturali già presenti prima della pandemia come la disuguaglianza, la precarietà e l’informalità lavorativa.

L’impatto di COVID-19 è stato enorme nel mondo del lavoro e soprattutto nella vita della classe operaia. Questo ha allertato la comunità internazionale, in particolare gli attori sociali come i sindacati, consapevoli che senza misure drastiche il rischio di non rispettare gli impegni dell’Agenda 2030 è molto alto.
https://csa-csi.org/wp-content/uploads/2020/10/Articulo_Webinario-CSA-CSI_25-Septiembre_version-Final-1.pdf
https://csa-csi.org/wp-content/uploads/2020/09/la-decada-de-accion-para-cumplir-con-los-ods-capa.pdf

Bolivia

Contro ogni previsione, il partito del Movimento al Socialismo (MAS) ha vinto le elezioni del 18 ottobre in Bolivia con il 55,1% dei voti. Anche meglio di Evo Morales nel 2005 che ebbe il sostegno del 53,75%. Ciò conferisce al presidente eletto del MAS, Lucho Arce, uno dei mandati più importanti nella storia della Bolivia e conferma un’importante approvazione delle politiche del MAS nei suoi 14 anni al potere.

L’elezione è avvenuta un anno dopo che un colpo di stato aveva rovesciato l’ex presidente del MAS Evo Morales e insediato al potere la senatrice di destra Jeanine Áñez. Sotto Áñez e il suo famigerato ministro Arturo Murillo, il governo ha represso i dissidenti e gli attivisti anti-golpisti, uccidendone dozzine e ferendone centinaia in massacri a Sacaba e Senkata, in Bolivia, lo scorso novembre.
https://rebelion.org/votos-derrotan-balas/

La Confederazione sindacale delle Americhe CSA condanna l’omicidio di Orlando Gutiérrez, leader della Federazione sindacale dei minatori della Bolivia (FSTMB).
https://csa-csi.org/2020/10/29/csa-condena-el-asesinato-de-orlando-gutierrez-lider-de-la-federacion-sindical-de-trabajadores-mineros-de-bolivia-fstmb/

Brasile

Il sindacato CUT presenta la propria piattaforma per le elezioni amministrative. Sono le linee guida CUT per i candidati alle prossime elezioni. Vengono affrontate questioni come condizioni di vita dignitose, occupazione e diritti del lavoro, democrazia, inclusione sociale e diritti umani. Per la CUT, le elezioni municipali del 15 novembre 2020, con 147,9 milioni di brasiliani al voto, sono cruciali di fronte a un governo di estrema destra che non ha proposte per la classe operaia, tranne la revoca dei loro diritti.

Le linee guida sono:

  1. Condizioni di vita dignitose, che coinvolgono salute, istruzione, mobilità urbana, alloggi, servizi igienici e acqua potabile, energia e ambiente;
  2. Occupazione e diritti dei lavoratori coinvolgono l’economia solidale, l’agricoltura familiare, le libertà sindacali e di contrattazione;
  3. Democrazia, inclusione sociale e diritti umani basati su una gestione democratica, trasparente e partecipativa, sicurezza pubblica, politiche per le donne, politiche contro il razzismo e politiche per la cultura.

https://www.cut.org.br/noticias/cut-lanca-plataforma-para-eleicoes-com-diretrizes-em-defesa-da-classe-trabalhado-39de
https://admin.cut.org.br/system/uploads/ck/WEB_Plataforma%20CUT%20Elei%C3%A7%C3%B5es%202020%20%281%29.pdf

Dal 1 settembre è in vigore il primo accordo che regola il telelavoro nel settore delle telecomunicazioni. L’accordo è stato firmato tra Sintetel (il sindacato dei lavoratori delle telecomunicazioni dello Stato di San Paolo) e la società TIM.

L’accordo mira a garantire le condizioni di lavoro. Per fare ciò, TIM pagherà R $ 80,00 (circa 17 $ US) a ciascun lavoratore per le spese di elettricità, fornirà un kit di mobili (tipo piccolo ufficio) e renderà disponibile il Modem (con la possibilità di un pagamento aggiuntivo di R $ 80,00 aggiuntivi, nel caso Internet non funzioni a livello locale).
Secondo il sindacato, “tra l’80% e il 90% degli 11mila dipendenti di TIM fa telelavoro”. Aggiunge che già si discute di accordi simili ai lavoratori di Claro, Vivo e Telefônica. L’obiettivo è offrire garanzie a chi è in casa, fermo restando ogni diritto del Contratto Collettivo, che assicura importanti guadagni ai lavoratori.
https://agenciasindical.com.br/acordo-da-garantias-ao-teletrabalho-no-setor-de-telecomunicacoes/

Cile

Al termine di una storica giornata elettorale, che ha visto la partecipazione del popolo cileno, è iniziato il conteggio delle schede elettorali per il plebiscito per una nuova Costituzione. Un chiaro risultato a favore di “Approvo”: più del 77% dei voti erano per questa opzione, secondo il sito web ufficiale del servizio elettorale cileno (Servel ).

Dopo le 18, migliaia di persone hanno iniziato ad arrivare a Plaza Italia, centro emblematico delle manifestazioni nella capitale cilena e epicentro delle marce iniziate nell’ottobre 2019 che hanno messo sotto pressione il governo di Sebastián Piñera e che hanno portato a un accordo tra il partito al governo e l’opposizione per convocare il plebiscito costituzionale tenutosi questa domenica. I carabineros, la polizia cilena, hanno sorvegliato la piazza e hanno cercato di impedire la manifestazione, ma dopo diversi minuti di tensione e scontri si sono ritirati così i manifestanti hanno preso il controllo della ribattezzata “Plaza de la Dignidad”. Domenica 11 aprile 2021 si terranno le elezioni per designare i costituenti.
https://rebelion.org/el-pueblo-demolio-con-el-apruebo-la-constitucion-de-pinochet/

Colombia

La Confederazione Sindacale dei Lavoratori delle Americhe (CSA), che rappresenta più di 55 milioni di lavoratori nel continente ed espressione regionale della Confederazione Sindacale Internazionale (ITUC), esprime la sua solidarietà alla mobilitazione del popolo colombiano e allo sciopero nazionale dei sindacati, delle organizzazioni sociali, degli educatori, dei leader studenteschi del paese e degli indigeni Minga, assieme all’iniziativa svoltasi nella capitale per parlare con il presidente Iván Duque.

La CSA è solidale e accompagna la massiccia mobilitazione nelle principali città del paese in difesa della vita, della democrazia, della pace e della negoziazione del documento sull’emergenza da parte dei sindacati nostri affiliati: la Central Unitaria de los Trabajadores de Colombia (CUT- Colombia) e la Confederazione dei Lavoratori della Colombia (CTC-Colombia), prevista per mercoledì 21 ottobre.

Nonostante tutte le mobilitazioni, il governo colombiano non ha lasciato alcuno spazio di dialogo e tantomeno di negoziazione mentre ha avviato una politica di repressione, persecuzione e criminalizzazione contro la dissidenza sociale.
https://csa-csi.org/2020/10/21/colombia-csa-se-solidariza-con-el-paro-nacional-del-pueblo-colombiano/

Uruguay

Un nuovo decreto del governo di destra: la polizia deve intervenire “immediatamente” in caso di occupazione di un’impresa. Hugo Barretto Ghione, docente di Diritto del lavoro e previdenza sociale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università della Repubblica, ha analizzato il recente decreto del Potere Esecutivo che consente al Ministero del Lavoro (MTSS) di intervenire contro la occupazione di enti pubblici e aziende o istituzioni private e di richiedere in ogni momento lo sgombero “immediato” da parte delle forze dell’ordine, diventando organo di conciliazione entro un termine “perentorio”.

Per l’esperto, il decreto del Potere Esecutivo “irrompe in modo veloce e violento sconvolgendo così ogni possibilità di riequilibrio dei diritti sociali in gioco in caso di vertenza sindacale, scegliendo soluzioni che riconoscono solo l’interesse del datore di lavoro, lasciando nelle mani della Polizia il rapporto con gli scioperanti ”.
https://www.pitcnt.uy/novedades/noticias/item/3790-el-gobierno-y-la-inmediata-restriccion-del-derecho-de-huelga

Osservatorio mensile

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