I diritti al tempo della pandemia: presentazione del Rapporto sullo stato dei diritti in Italia

COME CAMBIA RAPPORTO DIRITTI

Il Rapporto diritti, nella sua nuova versione, è stato immaginato, strutturato e realizzato a partire dall’interazione fra due dimensioni: quella universale e quella particolare. Attraverso il percorso allegorico di un astronauta che si cala dalle stelle alla Terra, si entra in contatto con un cielo notturno in cui gli astri rappresentano i capisaldi normativi delle politiche sui diritti e, scendendo e spostandosi dal cosmo, si arriva ai luoghi «quotidiani», ai territori della vita di ogni giorno, dove il soggetto entra in relazione con l’ambiente, con gli spazi di tutela e promozione delle garanzie fondamentali. La scelta di questa rappresentazione iniziale è mirata: ogni cosa è pensata per sollecitare la riflessione sul rapporto necessario, fondativo e inscindibile tra quel soggetto-astronauta, che è tutte e tutti noi, e il piano simbolico: quello per cui le rappresentazioni della casa, della salute, della disabilità, contengono elementi caratterizzanti e tipici, in modo da farsi figure universali capaci di includere tutti i casi possibili. L’immaginario sotteso a questo rapporto è reso anche attraverso la «materia prima» della raffigurazione grafica: spostando lo sguardo sulla trama dei disegni – dagli sfondi, alle piante, agli animali – tutto è infatti realizzato attraverso la combinazione di triangoli che si ripetono attraverso incroci, dimensioni e sovrapposizioni diverse, potenzialmente infinite. Forme irregolari dai colori e sfumature variabili, che nella ripetizione richiamano la continuità tra l’esistenza singolare e tutte le esistenze, tutti gli spazi, tutte le relazioni.

I DIRITTI CI RIGUARDANO SEMPRE

Un’interazione che, in quanto tale, si ritrova anche nella struttura dei singoli capitoli, ciascuno costituito da: linea del tempo e dati trasformati in info-grafiche da Ondata, stato dell’arte e condizione dello specifico diritto, storia esemplare. Una storia raccontata da Cannibali e Re, che ci ricordano come le lotte per i diritti sono lotte per tutti ma soprattutto di tutti. Insomma: un racconto che ribadisce come i diritti ci riguardino sempre, ovunque. E che non c’è (e soprattutto non deve esserci) alcun esotismo nel discorso sulle libertà fondamentali, che devono invece essere pensate come risultati di percorsi materiali, carnali, storici, imperfetti, sconnessi e discontinui tra loro, e ciononostante – anzi: per questo – sono indissolubili gli uni dagli altri.

L’indissolubilità è un aspetto fondamentale e un altro elemento di novità. La scelta dello sguardo individuale, così come il lavoro sulle storie singole e paradigmatiche, segue la scia di una tradizione filosofica, e anche politica, che ci precede. E a cui dobbiamo un tributo per averci indicato il senso più profondo di questo nuovo progetto. Una tradizione che nelle singole lotte per il riconoscimento delle condizioni soggettive ha depositato il significato delle politiche sui diritti e per i diritti i quali, per fondamentali che siano, sono prima di ogni altra cosa «diritti storici, cioè nati in certe circostanze, contrassegnate da lotte per la difesa di nuove libertà contro vecchi poteri, gradualmente, non tutti in una volta e non una volta per sempre» (N. Bobbio).

IL RAPPORTO TRA UNIVERSALE E PARTICOLARE

Il confine tra l’astronauta che ci guida nella navigazione e il mondo che lo circonda è un confine sottile: tra il cielo stellato delle Dichiarazioni, delle Carte e delle Convenzioni e la singola allegoria del migrante, della donna, del bambino, il confine è, a un tempo, esistente e inesistente. Come nel discorso sull’apolidia di Hannah Arendt, è soltanto nella possibilità di tutti e di ciascuno di essere parte, nel corso della vita, di una o più categorie fra quelle rappresentate dai singoli capitoli, che si realizza l’esistenza umana. Anche in quella, a volte rimossa, di non averne una che rappresenti la nostra condizione.

Un tributo, dicevamo, ma anche l’esigenza di pensare a un certo modo di compiere gesti politici a partire da vere e proprie strutture del pensiero. Posizionando l’astronauta all’incrocio tra dimensione universale e dimensione particolare, abbiamo voluto recuperare la tradizione intellettuale dell’inchiesta, del caso, della valorizzazione della micro-storia, immaginando un progetto politico di ricomposizione dell’individuo proprio a partire dagli spazi personali, intimi e quotidiani del politico, che non è tale se non è singolare. Per osservare le trasformazioni in atto nella loro correlazione, fuori dalle formalizzazioni di questa o quella lotta per i diritti, e recuperando un metodo, un codice che sembra essere stato rimosso. Per abbattere, infine, la distinzione tra caratteri necessari e caratteri superflui dell’esistenza, e sconvolgere i tentativi di creare gerarchie dei diritti (a meno che questo non serva a spiegarli sistematicamente).

I triangoli di cui si compone l’allegoria che contiene questo rapporto sono anche questo: la multidimensionalità delle vite così come è sancita dalla Costituzione italiana, la cui grammatica è incentrata sui luoghi, reali e simbolici, e sui legami sociali – come la famiglia, la scuola, il lavoro, l’ambiente e la vita personale e collettiva – attraverso i quali, e nei quali l’individuo è riconosciuto in quanto persona. La grafica del nuovo rapporto tiene quindi insieme questa trama attraverso i diversi livelli di interazione tra universalità e particolarità, valorizzando i diritti come vere e proprie relazioni «esistenziali».

UN PROGETTO POLITICO

Mettendo in connessione dati, lotte, conquiste, sconfitte, norme e percorsi individuali, questa nuova versione del rapporto intende mostrare che non sono i propositi, le intenzioni, i concetti a muovere gli eventi storici, rendendoli intellegibili. Al contrario, sono gli eventi, gli accidenti, il potere dei «casi» a mostrare le criticità di propositi, intenzioni e concetti. Sempre seguendo Hannah Arendt, vorremmo che il rapporto, inteso come strumento sia scientifico sia politico, si costituisse come laboratorio: perché il concetto stesso di «diritti umani» è reso accessibile e fruibile dai conflitti contingenti. Perché uno dei problemi principali delle politiche sui diritti è la loro attitudine alla categorizzazione, laddove trattano e riguardano, invece, qualcosa di concettualmente inafferrabile, specialmente nel tempo della globalizzazione e dei pluralismi giuridici e politici.

Lo sguardo sulle situazioni individuali serve anche a fare giustizia delle molte situazioni di esclusione e mancato riconoscimento, delle «invisibilità».  L’interazione fra metodi – dati, linee del tempo, testi, racconti – e piani del discorso – dagli astri, generali-astratti-inclusivi, alle situazioni, condizioni e possibilità materiali di ciascuna e ciascuno – è stata pensata anche per preparare il campo a un vero e proprio laboratorio aperto, che si inaugura con questa versione innovata del rapporto. L’obiettivo è portare, nel tempo, lo stesso modello anche su territori più definiti, come ad esempio gli spazi urbani di metropoli italiane, coinvolgendo gruppi di giovani ricercatori, per realizzare quella coincidenza tra esperienze individuali ed esperienze di massa, tra istanze dei singoli e lotte collettive, in modo da fare del rapporto una forza di slancio per l’azione politica.

LEGGI IL RAPPORTO DIRITTI 2021

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