Povertà: una questione di cui occuparsi. Notizie dall’ex Socrate di Bari

In Italia i dati sulla povertà assoluta e povertà relativa, diffusi dall’Istat, ci dicono che circa un terzo della popolazione è a rischio esclusione sociale, tra individui in povertà assoluta e povertà relativa. A questo va aggiunto che nel 2020, rispetto al 2019, sull’intero territorio nazionale si sono registrati 1 milione di poveri assoluti in più, secondo Caritas. Circa 12 milioni poi gli individui che non possono pagarsi le spese mediche nel nostro paese. E ancora circa 1 milione e trecentomila minori in povertà assoluta, secondo Save The Children, un dato impressionante. E quasi il 30% di neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. A questi dati si aggiungono quelli sull’emergenza abitativa: circa il 20% delle famiglie in Italia vive in case in affitto, ma ben il 50% di queste ultime rientra tra le famiglie in povertà.

In questo quadro si comprende come la povertà sia il problema principale da contrastare. Nel nostro paese, così come nei nostri territori. A Bari, ad esempio il dato sulla povertà assoluta è al 10%, più alto del dato nazionale. 550 i senza fissa dimora, secondo i dati ufficiali. Durante la fase più acuta della pandemia, ma ancor oggi, abbiamo potuto constatare, attraverso la distribuzione di beni alimentari e materiale scolastico, dal nostro presidio, che la povertà è un problema drammatico anche nella nostra città e che riguarda tante persone in difficoltà. Eravamo in piazza con altre realtà sociali il 17 ottobre scorso, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà, per denunciarlo con forza.

In questo contesto, si inserisce a Bari la questione della struttura occupata dell’ex Socrate. 60 nuclei familiari di etnia principalmente eritrea e sudanese occupano oramai dal 2009 una ex scuola abbandonata nel quartiere periferico di San Pasquale. Nel 2014 gli abitanti stipularono un protocollo d’intesa con la Regione Puglia e Comune di Bari che prevedeva il finanziamento di un progetto di autorecupero gestito direttamente dalla comunità degli abitanti. Di questo progetto, in seguito al protocollo, non se n’è fatto più nulla. Lasciando gli abitanti della struttura senza acqua e luce praticamente da sempre, in condizioni disumane. Esattamente un anno fa, poi, ci ritrovammo tutti lì fuori per evitare un tentativo di sgombero, portato avanti con il pretesto di un innocuo incendio quasi al di fuori della struttura. Quel tentativo di sgombero aveva il preciso l’obiettivo di spaventare gli abitanti. Nel frattempo era stato approvato in consiglio comunale un progetto molto più costoso del progetto di autorecupero (circa il triplo), che prevede l’abbattimento della struttura esistente e, al suo posto, un nuovo centro polifunzionale. Si comprende come in questa situazione emergenziale i bisogni della comunità degli abitanti possano non essere presi in considerazione dalle politiche pubbliche. La comunità del Socrate è intanto costretta ancora a vivere senza acqua e senza luce, in mezzo al freddo invernale. Quella comunità e il valore sociale e relazionale intrinsechi di quella esperienza crediamo vadano difesi. Per questo siamo altrettanto vicini e solidali con i destinatari dei provvedimenti penali riguardanti il tentativo di sgombero di un anno fa, e abbiamo firmato assieme ad altri un appello a loro sostegno che invitiamo a sottoscrivere (https://www.numeripari.org/2021/12/01/bari-ex-socrate-dalla-parte-dei-diritti-e-della-solidarieta/). La solidarietà non si può criminalizzare.

Nel contempo, siamo preoccupati dal fatto che, in queste condizioni di povertà ed emarginazione sociale, senza politiche che pongano un argine a questa situazione emergenziale, il welfare mafioso si sostituisce al welfare pubblico, in termini di lavoro e reddito. Ricordiamo che le politiche di contrasto alla povertà sono politiche di contrasto alle mafie. In questa direzione vanno le proposte di Libera e Rete dei Numeri Pari di reddito minimo universale (Reddito di Dignità) e di esclusione dal patto di stabilità delle spese sociali (Impatto sociale). Giungeranno poi cospicui fondi dal PNRR, con i possibili rischi di penetrazione mafiosa. E’ grave che il governo Draghi abbia evitato di coprogettare e coprogrammare come spendere i fondi provenienti dal Recovery Fund con le parti sociali e con la società civile, ma anche con gli stessi enti locali, regioni e comuni. Per risolvere la crisi sociale in atto e combattere le mafie c’è bisogno di coprogettazione e coprogrammazione con tutti gli attori in campo, non di politiche calate dall’alto. In un momento in cui, dopo anni di politiche di austerità, ci troviamo di fronte a politiche espansive. In quale direzione dovrebbero andare queste politiche? Nella direzione del vero progresso, inteso come risoluzione dei problemi di marginalità e povertà, noi crediamo. Universalmente per tutti, italiani e stranieri.

Rogero Paci
Presidio Libera Bari “Luigi Fanelli”

 

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