Migranti: il valore di quelli usa e getta

27 gennaio 2022 di Victor M. Quintana S. – La Jornada

Giorno dopo giorno, i migranti perdono la vita o scompaiono in circostanze come il trailer della morte in cui 56 sono morti in Chiapas, o come i 15 sono scomparsi nel deserto del Chihuahua. Fanno parte di quella realtà mondiale che papa Francesco chiama usa e getta.

Questi sono gruppi, intere masse che il capitalismo e/oi governi dei loro paesi di origine considerano sacrificabili, che non fanno più parte del famoso esercito di riserva industriale, che rende più redditizia l’economia capitalista; né manovrano masse o basi di appoggio al sistema politico e non sono nemmeno considerati possibili reclute per quell’altra forma di capitalismo: il capitalismo criminale.

Sono persone che prendono la decisione di emigrare, spesso costrette dal dilemma: morte o partenza. Ma il solo fatto di decidere di emigrare significa che coloro che sono stati scartati da tutti i sistemi, compreso quello criminale, sono improvvisamente considerati generatori di valore per altri, in primis per i cartelli del traffico di migranti, per la tratta di esseri umani.
Comincia così a generarsi un impressionante surplus economico, che deriva dai risparmi dei più poveri, dai sacrifici di anni, per avere abbastanza per migrare verso quella che considerano la terra promessa. Con essa si pagano i contrabbandieri, i falsari di documenti, i trasportatori clandestini –come quello con la tragica roulotte–, i proprietari di case sicure, chi affitta miseri spazi al prezzo dell’oro e chi offre un minimo di cibo e bevande. È un intero settore dell’economia criminale, fatto di nodi, reti, flussi di denaro e persone, tutte trattate come cose, stipate in container. Se nella fabbrica la forza lavoro è ridotta alla condizione di merce: qui anche la persona migrante, con i suoi dolori, orrori, illusioni e nostalgie è ridotta alla stessa condizione.

Questa economia criminale informale non è parallela all’economia legale formale, né alle istituzioni, per quanto vogliano nasconderla. Con loro interagisce continuamente: corrompe la polizia e gli agenti di immigrazione; utilizza reti di trasporto; utilizza istituti bancari e minimarket per la gestione monetaria e così via. Un buon lavoro di intelligence che segue i flussi di denaro e la logistica può rivelare l’intera rete criminale che la sostiene e rivelarne beneficiari e complici in tutti gli ambiti.

Quando, dopo tante difficoltà, i migranti riescono a raggiungere la loro destinazione, il loro lavoro acquista un valore enorme. Innanzitutto per i datori di lavoro negli Stati Uniti, poiché rappresentano una forza lavoro a basso costo, molto diligente, disciplinata, molto produttiva, che accetta lavori rifiutati da lavoratori documentati. La mancata copertura dei diritti del lavoro è una delle basi della competitività di alcuni settori dell’economia statunitense, in particolare dell’agrobusiness.

In secondo luogo, il lavoro di questi usa e getta, i cui diritti nella maggior parte dei casi non vengono rispettati, rappresenta un enorme contributo alle economie dei loro paesi di origine nel macro, e al benessere delle loro famiglie e delle loro comunità nel macro.

In Messico, ha appena riconosciuto il presidente López Obrador, i nostri eroi non si sono fatti da parte in tempo di pandemia, anzi, hanno aumentato le loro rimesse. Pertanto, ha riferito il presidente, si stima che nel 2021 il numero di rimesse dei messicani all’estero abbia raggiunto i 51mila 634 milioni di dollari, il 27 per cento in più rispetto al 2020, l’importo più alto mai registrato. Equivale a mille miliardi e 200mila pesos, quasi il triplo dei programmi sociali del governo federale. Ne beneficiano 10 milioni di famiglie a basso reddito. In questo senso sono il grande programma sociale fatto dal lavoro delle persone per il benessere delle persone.

Su scala planetaria, i migranti, gli usa e getta, pesano pesantemente sull’economia di diversi paesi. Nonostante il fatto che, a causa della pandemia, i flussi di rimesse avrebbero dovuto diminuire nel 2020, la Banca mondiale ha dovuto adeguare i propri dati. Dal 20 per cento che calcolava sarebbero stati ridotti, è stato portato al 7,2 per cento e poi solo all’1,6 per cento, per raggiungere i 540 miliardi di dollari. Anche così, hanno superato la somma degli investimenti diretti esteri e degli aiuti allo sviluppo all’estero. I primi cinque paesi destinatari sono: India, Cina, Messico, Filippine ed Egitto. Secondo il portale dei dati sulla migrazione.

Questa perversa dialettica esclusione-inclusione che il sistema capitalista (criminale e non tanto criminale) esercita sui migranti, è ciò che permette di trarne profitto, con la sofferenza delle loro famiglie, e facilita la riproduzione dell’ingiustizia e del sistema profit made. Solo riconoscendo la cittadinanza universale dei migranti, come dice la Chiesa latinoamericana, tutti i loro diritti saranno resi operativi ovunque e il loro contributo sarà riconosciuto. Resta da vedere se questo sarebbe consentito dal capitalismo globale.

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