Gujarat, 65° al suolo. L’«anno senza primavera» che sta mettendo in ginocchio India e Pakistan

di ELENA TEBANO- Il Corriere della Sera

Il 28 aprile in India le temperature massime dell’aria hanno raggiunto i 43-46 gradi Celsius nella maggior parte del Rajasthan, Vidarbha, Madhya Pradesh e Uttar Pradesh orientale; in molte parti del Gujarat, Odisha interno e in alcune parti del Madhya Maharashtra. Le temperature a terra erano molto più alte, come ha rilevato il satellite Sentinel 3 del programma Copernicus dell’Agenzia spaziale europea (Esa). «La missione Sentinel-3 è stata in grado di ottenere una misurazione accurata della temperatura superficiale del suolo, che ha superato i 60 gradi Celsius in diverse zone — riporta l’Esa —. I dati mostrano che la temperatura superficiale a Jaipur e Ahmedabad ha raggiunto i 47°C, mentre le temperature più calde registrate sono a sud-est e a sud-ovest di Ahmedabad (nel Gujarat, ndr) con temperature massime della superficie terrestre di circa 65 gradi Celsius». Sono condizioni al limite della vivibilità.

In Pakistan, il 29 aprile la città sudorientale di Jacobabad ha registrato una massima di 49 gradi Celsius. La temperatura massima media per l’India nordoccidentale e centrale in aprile è stata la più alta da quando le registrazioni sono iniziate 122 anni fa, con rispettivamente 35,9 e 37,78 gradi Celsius. A New Delhi per una settimana le temperature sono salite oltre i 40 gradi, come riporta la Cnn. A Turbat, nella regione pakistana del Balochistan, le temperature hanno ripetutamente sfiorato i 50 gradi. «Questa è la prima volta in decenni che il Pakistan sta vivendo quello che molti chiamano un “anno senza primavera”», ha detto la ministra pachistana per il cambiamento climatico, Sherry Rehman, definendo l’ondata di calore che sta colpendo il Paese una «crisi esistenziale». Rehman ha spiegato al Guardian che il caldo anomalo sta sciogliendo i ghiacciai nel nord del Paese a un ritmo senza precedenti, e che questo potrebbe causare inondazioni pericolose per la popolazione. Al contempo le riserve di acqua nelle zone più calde sono gravemente compromesse, con il rischio che manchi nei prossimi mesi.

La cosa preoccupante è che marzo e aprile non sono i mesi più caldi in queste regioni, dove di solito le temperature più alte si registrano a maggio e giugno. Il peggio dunque potrebbe ancora venire.

Fino a qualche anno fa i critici del surriscaldamento globale potevano ancora mettere in dubbio che le ondate di calore anomale fossero una conseguenza dei cambiamenti climatici, cioè dell’impatto delle attività umane sull’ambiente (tecnicamente si ha un’ondata di calore quando la temperatura massima è superiore a 40 gradi Celsius e almeno 4,5 gradi sopra la norma).Oggi nessuno ha più dubbi. «Le proprietà delle ondate di calore stanno peggiorando a causa del cambiamento climatico molto più velocemente di qualsiasi altro tipo di tempo estremo» hanno sintetizzato sul Climatic Change alcuni dei più autorevoli studiosi del clima. Come è noto le ondate di calore sono gli eventi estremi più pericolosi anche per gli esseri umani, in termini di aumento dei tassi di mortalità, soprattutto tra le persone che hanno più di 75 anni.

Quello che sta succedendo in queste settimane in India e Pakistan mostra bene come il surriscaldamento globale peggiori anche le altre crisi. Abbiamo già raccontato in questa newsletterdegli incendi nella discarica di Bhalswa, in India. Il caldo eccezionale mette a rischio anche i raccolti. «In India, la resa delle colture di grano è scesa fino al 50% in alcune delle zone più colpite dalle temperature estreme, aggravando i timori di carenze globali dopo l’invasione della Russia in Ucraina, che ha già avuto un impatto devastante sulle forniture» avverte il Guardian. È il caso del Punjab, dove ad aprile c’è stato un aumento medio di 7 gradi delle temperature. «A causa dell’ondata di calore abbiamo avuto una perdita di più 500 chilogrammi per ettaro nel raccolto di aprile» ha detto alla Cnn Gurvinder Singh, direttore dell’agricoltura nella regione. Anche nel Balochistan pakistano le coltivazioni (grano, mele e pere) sono state devastate dal caldo.

Al contempo le alte temperature hanno fatto aumentare la richiesta di elettricità, mettendo in crisi l’industria energetica: a Turbat, in Pakistan, la fornitura della corrente elettrica è statatagliata per nove ore al giorno. «L’India — scrive il Guardian — sta affrontando la sua peggiore carenza di elettricità in sei decenni. Tagli di corrente che durano più di otto ore sono stati imposti in stati come Jharkhand, Haryana, Bihar, Punjab e Maharashtra, poiché le forniture interne di carbone sono scese a livelli critici e il prezzo del carbone importato è salito. Nel tentativo di accelerare il trasporto del carbone in tutto il Paese, le ferrovie indiane hanno cancellato più di 600 viaggi di treni passeggeri e postali per far posto al trasporto del carbone alle centrali elettriche». La carenza di carbone nel Subcontinente indiano coincide con la maggiore richiesta di questo combustibile fossile in Europa, a causa della guerra in Ucraina. Un altro esempio di come il surriscaldamento globale e la sua nuova normalità acuiscano tutte le crisi globali, moltiplicandone gli effetti soprattutto nei Paesi più poveri.

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