Il regionalismo che distruggerebbe la Repubblica

L’autonomia differenziata è eversiva. Danneggerebbe tutto il Paese, moltiplicando le disuguaglianze

12 marzo 2023 | Giuseppe De Marzo, L’Espresso

L’approvazione in Consiglio dei ministri e in Conferenza Unificata Stato Regioni del DDL Calderoli sull’Autonomia rappresenta un passo avanti decisivo per continuare a dividere il Paese. Se applicata significherebbe che i diritti universali non sarebbero più uguali per tutti e tutte nel nostro paese. I patrioti di FdI sono passati da urlare “prima gli italiani” a sussurrare “prima i ricchi”, a prescindere dall’etnia. Un salto avanti che dimostra come il colore della pelle e la razza non siano il vero elemento del contendere. Razzismo e xenofobia sono da sempre tratti distintivi delle destre, come confermano  le parole vergognose di Piantedosi sui migranti lasciati morire in mare. Ma la Meloni va oltre, dimostrando la grande capacità trasformista della destra italiana, rimangiandosi tutti gli slogan degli anni di (finta) opposizione. Altro che patria e difesa delle famiglie impoverite. Se si portasse a compimento il progetto dell’autonomia differenziata, la Repubblica nata dalla Liberazione non esisterebbe più. Attribuire la potestà legislativa esclusiva alle Regioni addirittura fino a 23 materie di competenza dello Stato (scuola, lavoro, salute, ambiente, ecc..) sarebbe una catastrofe che segnerebbe la fine dell’Unità della Repubblica. Ma ve lo immaginate, dopo quello che abbiamo visto durante la pandemia, continuare ad insistere sulla privatizzazione della sanità invece che sul Sistema Sanitario Nazionale Pubblico? Il “turismo sanitario” alimentato da Regioni come la Calabria verso le cliniche private della Lombardia a causa dall’assenza di Livelli Uniformi di Prestazione diverrebbe la normalità. Immaginate quello che cambierebbe nella didattica scolastica se affidata all’esclusiva competenza delle Regioni? E cosa significherebbe gestire senza una visione d’insieme del territorio nazionale? E per il lavoro, ve l’immaginate l’impatto che avrebbe sui i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici la contrattazione regionale? Scelte del genere violano il principio di uguaglianza tra cittadini e cittadine sulla base della residenza e porterebbero ad uno spaventoso aumento delle disuguaglianze, già ampiamente fuori controllo proprio per l’assenza di politiche ed investimenti adeguati. Dalla padella delle disuguaglianze alla brace della secessione dei ricchi e dello smembramento della Repubblica in tante piccole patrie, con tanti piccoli cacicchi che difendono i loro piccoli regni. Alla faccia dell’Unità e Indivisibilità della Repubblica. Non sarebbe dunque solo un problema per il Sud, dove, basandosi sulla spesa storica, verrebbero istituzionalizzati i livelli illegali di povertà e disuguaglianze. L’autonomia differenziata danneggerebbe tutto il paese. Questo spiega perché sino a poco tempo fa il progetto è stato discusso in gran segreto, in assenza totale di informazione per i cittadini. Un fatto gravissimo, che dimostra la pessima qualità della nostra democrazia e l’attitudine, spesso bipartizan, dei nostri governanti a non volersi confrontare con i cittadini. Dicevamo bipartizan perché i protagonisti inizialmente di questo progetto eversivo sono stati i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Già, proprio l’ex candidato alla segreteria Bonaccini è stato per 4 anni insieme a Fontana e Zaia un grande sostenitore dell’autonomia differenziata. Ulteriore conferma della distanza tra quel ceto politico ed i bisogni reali dei cittadini. Se avesse davvero cambiato idea, come affermato di recente, dovrebbe per essere coerente revocare l’intesa già firmata in precedenza con il governo Gentiloni.

Le conseguenze del regionalismo asimmetrico sarebbero catastrofiche per tutti e tutte noi. Fermare questo progetto è prioritario per difendere la Repubblica. Facciamo eco!

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