In che mondo vive António Guterres?

Di Pedro Tadeu, editorialista del Diario de Noticias, Lisbona

Molti lettori di questo testo hanno già letto la notizia: il ministro degli Esteri israeliano ha chiesto al segretario generale dell’ONU, António Guterres, “in che mondo vivi?” e l’ambasciatore del paese presso le Nazioni Unite ha addirittura chiesto le dimissioni immediate dei portoghesi.

L’indignazione israeliana arriva dopo che Guterres ha affermato, al Consiglio di Sicurezza, che “il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione. Ha visto la sua terra costantemente devastata dagli insediamenti, devastata dalla violenza, la sua economia schiacciata, le sue popolazioni sfollate e le sue case demolite”.

Vale la pena notare che Guterres ha sottolineato che “la sofferenza del popolo palestinese non può giustificare i terribili attacchi di Hamas”, ma che questo, a sua volta, non può giustificare le “chiare violazioni del diritto internazionale a Gaza “che Israele sta commettendo e di cui è vittima la popolazione civile palestinese”.

Ciò ha portato il ministro israeliano a suggerire che Guterres “vede il massacro commesso dai terroristi nazisti di Hamas in modo distorto e immorale”, associando il nome del segretario generale dell’ONU a qualsiasi compiacenza nei confronti dell’Olocausto.

La domanda posta dal politico israeliano è però molto interessante. In effetti, in che mondo vive António Guterres?

È un mondo che difende i Diritti Umani sanciti dall’ONU per tutta l’Umanità o è un mondo in cui la difesa dei Diritti Umani può essere invocata solo quando corrisponde alla tutela degli interessi delle nazioni più potenti del pianeta?

È un mondo in cui è universalmente riconosciuto il diritto di un paese a combattere con le armi in mano contro l’aggressione militare di un invasore esterno o è un mondo che seleziona, secondo la convenienza delle potenze dominanti, i popoli che possono combattere per sopravvivere?

È un mondo che riconosce il diritto all’autodeterminazione di tutte le nazioni, oppure è un mondo che accetta l’imposizione del dominio di alcuni su altri?

È un mondo in cui sia l’attacco mortale contro centinaia di giovani durante un festival musicale sia il bombardamento indiscriminato di popolazioni indifese in una regione assediata sono ugualmente classificati come “terrorismo”, o questo epiteto viene utilizzato solo quando è utile alla propaganda. dal lato più forte di questo confronto?

È un mondo in cui tagliare l’elettricità, il carburante e l’acqua a due milioni di persone è considerato un crimine di guerra, oppure è un mondo che legittima, tollera o è indifferente a questa atrocità?

È un mondo in cui il tentativo di sfollamento forzato di circa un milione di persone merita una ferma condanna internazionale o è un mondo in cui le coscienze vengono purificate con benevoli e irrilevanti richieste di “proporzionalità” nei confronti dell’autore di questa barbarie?

È un mondo che giustamente considera abietto essere preso in ostaggio in qualsiasi tipo di combattimento militare oppure è un mondo che nasconde o ignora, da decenni, un processo di pulizia etnica e di apartheid di un intero popolo?

È un mondo in cui una banale richiesta di cessate il fuoco discussa nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite può essere evitata, come è successo adesso, grazie al voto di un solo paese: gli Stati Uniti d’America?

È un mondo in cui è legittimo e comune bombardare ospedali, case e scuole?

È un mondo in cui la ferocia non si combatte con la civiltà, ma con una ferocia ancora maggiore?

Sì, in che mondo vive António Guterres? In quale mondo noi e lui vogliamo continuare a vivere?

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