Non Una di Meno va in Campidoglio: gli spazi femministi vanno moltiplicati non chiusi

Oggi alle 15 si terrà davanti al Campidoglio una manifestazione lanciata da Non Una di Meno e che vedrà scendere in piazza i centri antiviolenza, le case rifugio, le case delle donne e i consultori. Molti di questi luoghi sono stati sfrattati dall’amministrazione a cinque stelle, che li ha chiusi per metterli a bando.

“Vogliamo un’apertura della città ai luoghi delle donne, chiediamo una casa delle donne in ogni municipio”. Una settimana di mobilitazioni a favore degli spazi femministi, una settimana in cui le donne di quasi tutte le città d’Italia manifesteranno affinché sia riconosciuta l’importanza di questi posti: dall’11 al 18 aprile in migliaia sono scese in piazza per manifestare davanti le istituzioni e chiedere non solo che queste esperienze siano valorizzate, ma che quelle già esistenti siano tutelate. Oggi è la volta di Roma, con la manifestazione lanciata da Non una di Meno alle 15 davanti al Campidoglio e che vedrà riunirsi lì davanti i centri antiviolenza, le case rifugio, le case delle donne e i consultori. Tra loro ci saranno anche la Casa Internazionale delle Donne e Lucha y Siesta, due stabili che da anni si occupano di offrire tutela e sostegno alle donne vittime di violenza e che attualmente sono sotto sfratto. “Chiediamo l’utilizzo del patrimonio immobiliare in disuso per avere case rifugio e di semi autonomia in ogni territorio – scrive Non Una di Meno in una nota – e l’apertura di tavoli inter-istituzionali per la formulazione di interventi di lungo periodo che riguardino le tempistiche previste nei bandi per l’assegnazione dei centri antiviolenza e la sostenibilità degli stessi nel tempo.”

“Virginia Raggi è silente, vogliamo una risposta”
La Casa Internazionale delle Donne è sotto sfratto da quasi un anno. Le associazioni che la compongono hanno fatto una richiesta al Comune di Roma offrendo una cifra che chiuda la questione e permetta di continuare a lavorare, ma finora non c’è stata risposta. “Spazi come la Casa e Lucha y Siesta devono essere moltiplicati perché sono necessari e vitali – dice a Fanpage.it Maria Brighi della Casa Internazionale delle Donne – Vogliamo più spazi femministi così come chiediamo più assemblee delle donne nei consultori, più case rifugio, più centri antiviolenza. Non vogliamo risposte solo su Lucha e la Casa, vogliamo di più. La nostra non è solo una rivendicazione pura del nostro spazio fisico, è la volontà di far riconoscere le pratiche delle donne e la valenza degli spazi femministi”. “Quella di domani sarà una piazza di lotta ma anche di approfondimento e informazione, ci saranno lezioni e momenti di confronto – dice Simona Ammerata di Lucha y Siesta – Sarebbe poi opportuno che l’amministrazione incontrasse tutte le vertenze che domani saranno davanti il Campidoglio. Quello di domani per noi però, è anche un momento per incontrarci e andare per le strade in tante a far sentire la nostra voce. Quello che vogliamo è una moltiplicazione degli spazi femministi e non solo delle case delle donne, perché sono sotto attacco anche altri luoghi fondamentali per costruire una società, un paese e una cultura diversi”.

A Roma si chiudono gli spazi delle donne
Una delle ultime esperienze a Roma che l’amministrazione M5s ha fatto chiudere, è stata L’Alveare, un coworking con spazio baby pensato appositamente per le mamme precarie. Grazie all’Alveare molte donne hanno potuto continuare a lavorare in un ambiente protetto, portando con sé i propri bambini, che altrimenti non avrebbero saputo a chi lasciare. Ma, nonostante il posto fosse stato assegnato direttamente all’associazione che gestiva i locali, il Municipio a cinque stelle ha voluto indietro le chiavi. Lo spazio sarà messo a bando, un bando cui chiunque potrà partecipare. Per adesso, l’Alveare è vuoto e inutilizzato, le donne e i bambini che lo attraversavano non potranno più entrarvi. L’ossessione per la trasparenza sta mettendo fine a molte esperienze fondamentali per la città, che erano state messe in campo direttamente dai cittadini e dagli abitanti dei quartieri. Ed è in questo modo che si rischia di chiudere spazi come Lucha y Siesta e la Casa Internazionale delle Donne, che hanno invece colmato il vuoto lasciato dalle istituzioni.

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