Povertà, dati stabili ma ugualmente drammatici

Nel 2016 nel nostro Paese sono 4 milioni e 742mila le persone in condizione di povertà assoluta, pari a 1 milione e 619mila famiglie. A diffondere i dati è l’Istat, nel suo report annuale dedicato alla povertà. “Anche quest’anno l’Istat fotografa un aumento della povertà e delle disuguaglianze che non trovano precedenti nella storia del nostro Paese”, ha commentato Giuseppe De Marzo, coordinatore della Rete dei Numeri Pari. “Crescono precarietà, disoccupazione giovanile e dispersione scolastica. Quanto avvenuto – sottolinea De Marzo – è conseguenza del taglio dell’80% del fondo nazionale per le politiche sociali, delle politiche di austerità accettate senza nessun dibattito che hanno ridotto di 19 miliardi i trasferimenti ai Comuni, di politiche fiscali regressive e dell’assenza di una misura di sostegno al reddito già attiva in tutti i paesi europei”.

L’Istat ha classificato i cittadini italiani come assolutamente poveri, poveri e non poveri. Per un adulto (18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà assoluta è pari a 817,56 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del Nord, a 733,09 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 554,03 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno. L’incidenza di povertà aumenta nei nuclei con tre o più figli minori, ma anche nelle famiglie dove la principale fonte di reddito proviene da una persona impiegata come operaio. Inoltre, come si legge nel rapporto, “persiste la relazione inversa tra incidenza di povertà assoluta e età della persona di riferimento”: ovvero la povertà aumenta tra i più giovani. Infatti, il valore minimo di incidenza di povertà “pari a 3,9%, si registra tra le famiglie con persona di riferimento ultra sessantaquattrenne, quello massimo tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni (10,4%)”.

I numeri sulla povertà assoluta sono stabili rispetto al 2015 ma pur sempre drammatici. Stabilità, infatti, significa non solo assenza di crescita ma anche assenza di misure efficaci per il contrasto alla povertà. Come ad esempio il reddito di dignità, questione su cui la nostra associazione, insieme a tante altre realtà riunite nella Rete dei Numeri Pari, si batte quotidianamente.
Che la povertà sia un’emergenza e dunque una priorità per i decisori politici, lo dimostra il fatto che ai 4 milioni e 742mila poveri assoluti, occorre aggiungere 8 milioni e 465mila persone che rientrano nella soglia di povertà relativa. Essa è pari, per una famiglia di due componenti, alla spesa media per persona nel Paese, ovvero a 1.061,35 euro mensili. Analogamente alla povertà assoluta, anche la povertà relativa è diffusa nelle famiglie numerose e nelle famiglie giovani. Non c’è da stupirsi dunque che non sia sufficiente una (discutibile) campagna di comunicazione per convincere gli italiani a fare figli. Perché i bambini costano, e il costo è spesso insormontabile se mancano delle politiche sociali adeguate. I numeri non sono solo numeri: report come questi possono aiutare a tracciare una rotta delle grandi questioni irrisolte del Paese. Come ad esempio quella di una generazione precaria, sottopagata e con un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa. “E tutto questo – commenta De Marzo – avviene mentre triplica il numero dei miliardari del nostro Paese, a conferma del fatto che il problema non è legato alla creazione di nuova ricchezza ma alla sua distribuzione. Le disuguaglianze in continuo aumento, stanno rafforzando le mafie e la corruzione, nascondendo profonde ingiustizie sociali che privano della dignità e della libertà milioni di persone. Ma quello che più ferisce e preoccupa è la distanza della politica e del governo da quella che è oggi la principale emergenza democratica del Paese: la povertà”. Secondo il coordinatore nazionale di Numeri Pari “abbiamo bisogno di introdurre un reddito di dignità, rifinanziare il fondo nazionale per le politiche sociali e cancellare il pareggio di bilancio in Costituzione se davvero vogliamo liberare risorse in grado di contrastare la povertà e ridare speranza a milioni di persone. Abbiamo – conclude De Marzo – il diritto e la responsabilità di continuare a batterci affinché cambino le priorità dell’agenda politica del Paese”.

 

Povertà, dati stabili ma ugualmente drammatici

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