Quella tenda per aiutare chi è stato colpito dalla crisi – L’Espresso

Assistenza medica gratuita a chi è escluso dal servizio sanitario nazionale, 70 pacchi alimentari distribuiti ogni mese, distribuzione di 100 pasti caldi due volte a settimana, sostegno nelle vertenze sul lavoro. Questi sono i servizi erogati dalla Tenda contro la crisi che sorge a Roma alle spalle della chiesa di Don Bosco, diventata famosa nell’agosto del 2015 per aver ospitato i funerali del boss del clan Vittorio Casamonica. Funerale celebrato con cavalli, Rolls-Royce e l’elicottero che lanciava petali mentre nella piazza suonavano le note del Padrino.

Ma da cinque anni proprio in quello stesso quartiere popolare di Roma sud opera un comitato che fa i conti tutti i giorni con la crisi e con un’iniziativa nata dal basso, come ne stanno nascendo tante in giro per l’Italia, cerca di dare risposte immediate a chi si trova nell’emergenza. È proprio in quartieri come questi che la crisi si fa sentire di più. Spesso da una difficoltà si innesca una catena di disagio e bisogno. Così il comitato accanto alla somministrazione dei pasti offre anche uno sportello per i diritti che offre consulenze gratuite per vertenze, ricerca di lavoro, accesso ai servizi sociali per disoccupati e precari, emergenza abitativa, sfratti, debiti contratti con Equitalia, il distacco delle utenze e persino in favore delle donne vittime di violenza domestica.

Come racconta Sandro, una delle anime del Comitato Cinecittà bene comune: «Dal 2007 abbiamo perso tantissimo come posti di lavoro nel territorio. Siamo nati sostenendo le battaglie dei lavoratori degli studios, ultimamente siamo stati accanto a quelli della Ericsson che ha annunciato un pesante piano di licenziamenti anche nello stabilimento di Via Anagnina. La ricaduta occupazionale sul municipio che queste vertenze portano con sé hanno fatto nascere il bisogno di stare insieme – prosegue Sandro in questi giorni impegnato in un’assemblea di tre giorni che celebra i primi cinque anni del comitato – Questo presidio non riceve alcun finanziamento pubblico, ma ha dei sostenitori in alcuni soggetti privati (come ristoranti) e altre associazioni della zona che riconoscono un’utilità sociale in quello che facciamo».

Dal 2008 un container in piazza dei Decemviri offre assistenza sanitaria gratuita attraverso una rete di medici, infermieri e volontari offre assistenza medica a tutti quelli che sono fuori dal sistema o ne hanno paura.

In un Paese dove l’Istat fotografa  4,6 milioni di italiani in povertà assoluta e circa 10 in povertà relativa, esperienze di questo tipo si moltiplicano a vista d’occhio. E se i dati parlano di un Paese con il pil in crescita, lo stesso Paolo Gentiloni alla festa de L’Unità di Imola si è lasciato scappare che: «È inutile parlare del pil: nessuno può mangiarselo, il pil. Quindi è necessario trasformare questi dati positivi in lavoro, sostenibilità ambientale, sostegno alle persone in difficoltà».

Intanto però c‘è chi arranca, sopratutto nelle grandi città dove il tessuto sociale è più blando e le relazioni più complicate. Sempre a Roma, nel quartiere Alessandrino, sono stati inaugurati recentemente otto progetti di mutualismo sociale per contrastare l’aumento della povertà e della dispersione scolastica. Dal doposcuola gratuito, ai laboratori per imparare a suonare, fare il pane, la manicure e per diventare videomaker.

Sono esperienze che si replicano a macchia d’olio in tutta Italia e spesso oltre a essere un presidio contro la crisi, lo sono anche contro la criminalità. L’esperienza di Cinecittà insegna che una periferia lasciata sola diventa territorio di conquista per le mafie e non a caso l’associazione daSud che per anni ha avuto il suo quartier generale al Pigneto, ha deciso di fondare proprio qui Ap – Accademia popolare contro le mafie all’interno di un istituto superiore.

Da piazza don Bosco il prossimo 14 ottobre la Rete dei Numeri pari, che raccoglie centinaia di associazioni in tutta Italia impegnate nel mutualismo sociale, lancia una mobilitazione nazionale per i diritti e la giustizia sociale contro le disuguaglianze, l’austerità, le mafie per rimettere al centro il diritto all’uguaglianza e alla dignità sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Una mobilitazione che nasce dalle periferie, dalle fabbriche occupate, da chi da un giorno all’altro non ce l’ha fatta più, per tornare a chiedere alla politica che i diritti non vengano prima della finanza. Perchè il pil non si mangia.

di Sara Dellabella

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER
I agree to have my personal information transfered to MailChimp ( more information )
Autorizzo La Rete dei Numeri Pari a processare i miei dati personali secondo il Decreto Legislativo 196/2003 e/o successive integrazioni o modifiche
Noi odiamo lo spam. I tuoi dati saranno usati in conformità al Regolamento (UE) 2016/679