Il diritto all’abitare non si garantisce con i regali ai privati

Sono 150mila le famiglie sotto sfratto, altre 300mila seguiranno. La responsabilità è di chi governa.

Di Giuseppe De Marzo – L’Espresso | 21 maggio 2023

Senza tetto sulla testa. Senza sostegno per una casa. Senza reddito per poter continuare a studiare. Senza diritti sul lavoro per evitare di farsi sfruttare. Le tende degli studenti nei principali atenei sono la fotografia di una situazione drammatica quanto inaccettabile. Il caro affitti continua a colpire non solo centinaia di migliaia di famiglie ma generazioni di giovani, violando il loro diritto allo studio. La crescita delle disuguaglianze e l’assenza di risposte politiche efficaci sono alla base delle proteste di questi giorni. Smettiamola di parlare di emergenza. Sono 150 mila le famiglie sotto sfratto, a cui ne seguiranno altre 300 mila.

Le responsabilità? Delle scelte fatte da chi governa. Mancano politiche abitative pubbliche, un’offerta di alloggi a canone sociale. Mentre la loro liberalizzazione rende l’Italia l’unico paese europeo che finanzia il libero mercato. Da noi un “rentier” che chiede un affitto libero finisce per pagare un’imposta inferiore a quella di un operaio con un basso salario. Il governo Meloni fa gli interessi delle lobbies immobiliari. E dinanzi al dramma del caro affitti ed all’angoscia di chi sta per strada o ci sta per finire, risponde annunciando agli studenti un intervento di 660 milioni. In realtà si tratta solo di una parte dei 960 già previsti nel 2022 dal PNRR per residenze studentesche. Il governo con un emendamento rende operativo il DL 122/2022. Ma i soldi stanziati serviranno per sostenere convenzioni tra Università e privati che mettono a disposizione residenze fino al 2026 e solo per i periodi di didattica e per i più meritevoli. Parliamo dunque di 660 milioni destinati a convenzioni con i privati per quattro anni. Nessuna soluzione strutturale, né iniziativa pubblica.

Ancora una volta il governo si fa ancella di interessi e interventi privati con fondi pubblici destinati dal NGEU per equità sociale e sostenibilità ambientale, sottraendo diritti e risorse a studenti e famiglie. Un regalo esentasse che per il paese si traduce in un aumento del debito pubblico. Il governo Meloni non solo non affronta la situazione provocata da quindici anni di politiche sbagliate ma la sfrutta per garantire ancora una volta i portatori di interessi privati ed imporre la sua visione classista della società. Una colossale ingiustizia che si traduce per i figli dei ceti popolari e medi nell’impossibilità di accedere al diritto allo studio. Come potrebbero continuare a pagare fino a 700 euro per una stanza con contratti spesso a nero, con famiglie che in questi anni sono state colpite dall’aumento delle disuguaglianze?

Unione Inquilini insieme a centinaia di realtà sociali chiede invece di rifinanziare i fondi soppressi, mettere a disposizione dei comuni alloggi degli enti pubblici vuoti per garantire il passaggio da casa a casa, a partire dagli sfrattati che avrebbero diritto a una casa popolare. Propongono di utilizzare i 660 milioni del PNRR per studentati veri e che rimangono, anche con immobili pubblici e demaniali utilizzabili, e di assegnare i 50 mila alloggi ERP oggi vuoti perché “lastrati” dai comuni o bisognosi di manutenzioni, eliminando ogni incentivo fiscale alla rendita del libero mercato e degli affitti brevi. Chiedono un vero piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, finanziata con almeno il 2% del bilancio pubblico, senza consumo di suolo, tassando il patrimonio immobiliare vuoto e inutilizzato, al fine di rimetterlo nel circuito abitativo, anche come forma di contrasto al canone nero. Solo così possiamo garantire diritto all’abitare ed allo studio. Facciamo Eco!

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