LE ARMI O LA VITA. Assemblea dei movimenti per la giustizia ambientale e sociale verso la Cop30 di Belém in Brasile con Sharon Lavigne

Roma lunedì 8 settembre 2025
presso la
Casa della Solidarietà Stefano Rodotà in Via degli Equi 15

A meno di tre mesi dalla prossima conferenza mondiale delle parti sul clima, mentre l’umanità affronta la più grave crisi ambientale e sociale della sua storia e il collasso climatico mette a rischio la sicurezza di tutti e tutte, il governo Meloni cancella i fondi per la riconversione ecologica, nega la crisi climatica, taglia le risorse per le bonifiche ambientali e la sicurezza sociale, reprime gli eco attivisti che dicono la verità e protestano, non ascolta le tantissime comunità colpite dalle ingiustizie ambientale e da progetti sbagliati, regala soldi pubblici alle lobby dei fossili e delle armi, affossa il green deal europeo, si inchina agli interessi delle grandi imprese statunitense accettando i ricatti e le politiche dei dazi di Trump. Con le sue scelte il Governo Meloni si dimostra più interessato a scommettere sulla guerra e sulla fine del multilateralismo che non sulla necessità di affrontare problemi reali per migliorare le nostre vite oggi.

L’Accordo di Parigi, firmato nel 2015 da 197 Paesi alla Cop21, stabiliva un quadro di azione globale per affrontare e gestire i cambiamenti climatici. In quella occasione i governi hanno preso un impegno nei confronti di tutta l’umanità: mantenere l’aumento della temperatura entro +1,5° in questo secolo, indicando questa come soglia da non oltrepassare per evitare che i cambiamenti climatici diventino catastrofici per la specie umana. L’Accordo obbligava i Paesi firmatari a precisi impegni per raggiungere l’obiettivo: riduzione delle emissioni; riconversione delle attività produttive e della filiera energetica; decarbonizzazione dell’economia entro il 2030 per superare il modello estrattivo; supporto pubblico finanziario e tecnologico ai Paesi dei Sud del mondo e sostegno al Fondo Verde per garantire la possibilità di una riconversione equa e giusta. Tutti e tutte sulla stessa barca ma con responsabilità e pesi diversi.

All’umanità preoccupata dalla crescita della povertà, dalle conseguenze della crisi ecologica e dalla guerra mondiale a pezzi, è stato detto che il pericolo più grave è quello del cambiamento climatico, indicata come una vera e propria minaccia esistenziale. La priorità, dunque, era affrontare il riscaldamento del pianeta facendo scelte politiche efficaci per adattare le nostre vite e le nostre economia, mitigando gli effetti attraverso investimenti e scelte coerenti. 

Dopo 10 anni, a pochi mesi dalla Cop30, le Nazioni Unite denunciano invece come l’aumento della temperatura della Terra sia già oggi di +1,7° e gli obiettivi non sono stati raggiunti. Le emissioni in atmosfera sono addirittura aumentate arrivando alla astronomica cifra di 41,6 miliardi di giga tonnellate nel 2024 (doveva fermarci a 35), mentre le parti per milione di concentrazione sono salite a 429,6 (la soglia massima è 350 ppm per la nostra salute). Cresce il consumo di energia, come le materie prime estratte dalla Terra. L’overshoot day, il giorno in cui finiamo le risorse che ci vengono gratuitamente messe a disposizione dai nostri ecosistemi e dalla nostra Casa Comune, arriva sempre prima. Nel 2015 era il 13 agosto mentre quest’anno è stato il 24 luglio. E in alcuni paesi le risorse finiscono ancora prima: l’Italia le ha esaurite già il 6 maggio. Lo scorso anno è stato il 19 maggio. Il degrado ecologico del nostro Paese ha ritmi mai visti prima, a conferma dell’assenza di politiche che abbiano l’obiettivo di difendere i nostri territori, la nostra biodiversità e la nostra salute.

Nonostante gli impegni presi dopo la pandemia per ripensare il nostro modello produttivo e sanitario, investendo sul Green new deal per promuovere sostenibilità ambientale e sociale, a marzo il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza ReArm Europe. L’UE ha deciso di spendere in quattro anni 800 miliardi di euro in armi, introducendo la possibilità di emettere obbligazioni europee per finanziare investimenti militari e utilizzare i “coronabond” inutilizzati.    Dalla svolta verde all’abisso nero! Da giugno la NATO chiede agli Stati alleati di aumentare la spesa per armi dal 2 al 5% del Pil nazionale. Il Governo Meloni tradendo gli obblighi indicati dai principi della nostra Costituzione, pur di compiacere gli interessi della guerra e della crescita economica, si appresta a sottrarre ulteriori 70 miliardi di euro l’anno per 10 anni alle spese per istruzione, politiche sociali, lavoro, sanità, bonifiche ambientali e molto altro. In un Paese che è tra i più impoveriti d’Europa ed è il 5° per accelerazione del degrado ambientale ed ecologico.

Nel silenzio della politica, dinanzi all’assenza di proposte adeguate e coerenti di chi si definisce alternativo alle politiche governative, solo la partecipazione della cittadinanza alla scelte politiche può cambiare le cose. In una democrazia ferita e a bassa intensità come la nostra, è necessaria un’azione dal basso che metta insieme le comunità colpite dal peggioramento delle condizioni ecologiche e sociali, i movimenti per la giustizia ambientale e sociale, i lavoratori e le lavoratrici, le istituzioni locali. Così da raggiungere la massa critica necessaria per incidere e portare all’attenzione pubblica le proposte e le alternative per tornare a vivere bene. Alzare la voce insieme e indicare proposte efficaci per costringere il Governo italiano a rispettare gli accordi internazionali e garantire la sicurezza sociale e ambientale nel paese. Non possiamo accettare che invece di utilizzare le risorse pubbliche per difendere la vita, si sprechino per armi e guerre, mantenendo intatto lo stesso sistema di cose che ha portata alla crisi. Dobbiamo impedire questo scempio perché sono in ballo il presente e il diritto ad avere un futuro di tutte e tutti.

In Italia se vogliamo raggiungere gli obiettivi indicati per il 2030 e il 2050 dalla scienza e dalle agenzie delle NU c’è bisogno di investire 1000 miliardi in 10 anni per la riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica. Riconversione che deve essere pianificata (pubblica), inclusiva (con i lavoratori e le lavoratrici), equa (la devono pagare i ricchi attraverso la fiscalità generale), partecipata (devono essere coinvolte le comunità, i movimenti e i saperi locali), decentrata. Abbiamo bisogno di investimenti pubblici in questa direzione, del lavoro ecologico di cittadinanza, della socializzazione delle infrastrutture strategiche tra Paesi e municipi e delle attività di riproduzione socio ecologica.

Affrontare questi temi e cambiare le priorità politiche è possibile attraverso iniziative, mobilitazioni e proposte in grado di mobilitare la partecipazione, restituendo voce e rappresentanza all’impegno della cittadinanza e dei movimenti per la giustizia ambientale e sociale. Per questo comitati territoriali, realtà sociali, sindacati, associazioni si ritroveranno a Roma per discuterne insieme e costruire una proposta condivisa. All’assemblea parteciperà anche Sharon Levigne, premio Goldman 2021, che da anni lotta con la comunità afroamericana di Rise St. James a New Orleans in Louisiana per la giustizia ambientale e contro esclusione e razzismo.

Per tornare ad agire anche a livello globale come un unico grande movimento verso la Cop30 di Belém in Brasile.

L’appuntamento è per lunedì 8 settembre 2025 a Roma presso la Casa della Solidarietà Stefano Rodotà in Via degli Equi 15.

Soggetti promotori:

Peacelink Taranto; Movimento No Tav; Mamme no Pfas; Rete tutela Roma Sud e castelli romani contro l’inceneritore di S. Palomba; Tavoli del Porto contro la costruzione del mega porto crocieristico di Fiumicino; Comitato  No Ponte Capo Peloro; Invece del Ponte; Assemblea No Ponte; Comitato referendum x San Siro Milano; Rete dei Numeri Pari; Emmaus Italia; Campagna Stop ReArm Europe; Rete A pieno regime, Arci; Oxfam italia; Unione Inquilini; (l’elenco è in aggiornamento)

Per sottoscrivere l’appello e partecipare all’assemblea compila questo modulo:

 https://forms.gle/sq1tkbV6oaNoNq988

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER
I agree to have my personal information transfered to MailChimp ( more information )
Autorizzo La Rete dei Numeri Pari a processare i miei dati personali secondo il Decreto Legislativo 196/2003 e/o successive integrazioni o modifiche
Noi odiamo lo spam. I tuoi dati saranno usati in conformità al Regolamento (UE) 2016/679