GUERRA È MORTE! DISABILITÀ È PACE! 10a edizione del Disability Pride Italia 20 settembre Roma

Appuntamento a Roma in Piazza del Popolo dalle ore 10:00 alle 20:00

Troppe volte la nostra voce è stata inascoltata, troppe volte i nostri corpi sono stati ignorati, Troppe volte la nostra dignità è stata mortificata per non capire quanto forte sia il grido di dolore delle nostre sorelle e dei nostri fratelli palestinesi e quanto sia giusto lottare al loro fianco per chiedere che questo orrore finisca.

Rimanere in silenzio non è più un’opzione. Voltarsi dall’altra parte non è un’alternativa.

Quest’anno i nostri corpi differenti e le nostre menti divergenti marceranno per dire basta a questo genocidio, per ribadire che mai più nessuna vita venga calpestata e che mai più nessuno possa essere vittima di discriminazione di qualsiasi genere.

Mai nessuna guerra sarà la nostra guerra! La pace rimane l’unica vittoria! Il rispetto reciproco l’unica via per raggiungerla!

Sappiamo anche che questa folle corsa al riarmo, questa nuova furia bellicista avrà l’unico risultato di condurci nel baratro, nell’oscurità della storia.

Ogni singolo euro che viene speso per comprare o fabbricare nuove armi è una risorsa sottratta al sistema sanitario pubblico e universalistico, al sistema di welfare, alle politiche per la disabilità e la mobilità universale, alle ricerche e alle cure per le patologie rare, all’assistenza alle disabilità gravissime.

Ogni bomba sganciata, ogni colpo esploso in ognuna delle 56 guerre in corso nel mondo serve solo a produrre nuovo dolore, nuove morti e a generare le nuove disabilità del futuro.

Chiediamo pace! Pace e inclusione!

Quell’inclusione che quando viene raggiunta non si vede. Esattamente come la pace. Di entrambe, però,  non ce n’è mai abbastanza.

L’orrore a cui stiamo assistendo ci dice altro. Ci racconta scenari di morte, di dolore, di odio e discriminazione. Di diversità concepita come nemica da combattere ed eliminare. Di Esclusione al posto di inclusione. Respingimenti invece di accoglienza. Pulizia etnica invece di mescolanza, convivenza e condivisione.

Il Disability Pride è nato e continua a esistere per opporsi a tutto questo. Davanti a una simile realtà non possiamo rimanere inerti. Non possiamo rifiutare di assumerci le nostre responsabilità. Non possiamo rinunciare a prendere posizione a esprimere la nostra opinione.

Auspichiamo che si possa trovare al più presto una soluzione per l’inferno in Palestina.

Chiediamo al Governo di farsi portavoce, in ogni sede diplomatica e pubblica, di una soluzione di pace, in ognuno dei teatri in cui si combatte una guerra.

Di Sollecitare l’ingresso nella Striscia di Gaza degli aiuti umanitari e di consentirne l’immediata distribuzione  alla popolazione.

Di rinunciare a questa folle corsa al riarmo e di dirottare le stesse risorse  nella ricostruzione di un welfare ormai al collasso, nella ristrutturazione di un sistema sanitario nazionale che sia efficiente, pubblico e universalistico, nella progettazione di città, strade, piazze più accessibili e accoglienti, nell’attuazione delle tante leggi relative alle persone con disabilità, che da troppi anni attendono di essere trasformate realmente in servizi concreti.

Uniti nella lotta, nessuna barriera potrà dividerci!

Tutto questo è collegato solo indirettamente alle storiche rivendicazioni del mondo delle persone disabilitate.

Un diritto negato, però, rimane sempre un diritto negato! Rappresenta una sconfitta per l’intera comunità. Di qualsiasi natura esso sia. Questo lo sanno bene i corpi differenti e le menti divergenti del Disability Pride. Come sanno bene che l’unico strumento a loro disposizione è la lotta.

E allora abbiamo deciso di lottare! Lottare per portare a termine una Rivoluzione ambientale e Culturale. Ma abbiamo deciso di farlo nell’unico modo che conosciamo: quello della giustizia, della condivisione, del rispetto reciproco e dello stare insieme. Una lotta che non toglie nulla ma da tanto in cambio. Esperienza di vita che nasce da contesti emarginanti.

Non ci dimentichiamo delle nostre tante, forse troppe, battaglie da portare avanti!

Questo periodo da incubo che stiamo vivendo, non ci fa dimenticare di continuare a lottare ogni singolo giorno per le battaglie relative ai nostri corpi sbilenchi, alle nostre menti stravaganti, ai nostri sensi latitanti.

E allora come ogni anno marceremo per le vie, per le strade, per le piazze delle nostre città. Le stesse vie, strade, piazze che troppe volte ci hanno respinto, ignorato, svilito, ferito. Fianco a fianco gli uni agli altri in un festoso corteo per rivendicare e difendere i nostri diritti.

In un oceano di diversità, nel quale è giusto e comprensibile che ognuno viva a modo suo. C’è chi è fiero delle proprie conquiste, c’è chi chiede aiuto per la propria disperazione, c’è chi rivendica il diritto di essere più considerato, c’è chi organizza situazioni di socialità, c’è chi decide di lottare, c’è chi sceglie di arrendersi e c’è chi desidera vivere nella più totale riservatezza. E anche l’interpretazione di tutto questo è diversa. C’è chi raggiunge il successo, c’è chi rimane indietro, c’è chi lotta nelle aule giudiziarie, c’è chi resta in disparte, c’è chi marcia e, soprattutto, c’è chi, senza nascondersi, mostra a tutti il sentimento della propria dignità e la legittima concezione di se: il proprio orgoglio appunto.

Tutto questo è il Disability Pride. Un inno alla diversità! Una manifestazione che grida e festeggia, lotta e gioisce, chiede e da in cambio. Voce unica di milioni di universi distinti e distanti, che trovano un senso solo nella convivenza inclusiva e nel rispetto reciproco.

ALTRI TEMI AFFRONTATI IN QUESTA EDIZIONE:

METTETECI AL CENTRO: facciamo decollare finalmente il DL 62/2024 e diamo piena attuazione al progetto di vita e alla vita indipendente, svolta epocale che si attende da tanti, troppi anni. La dignità di migliaia di persone non può più attendere.

Una società per tutti è semplicemente più bella: le barriere architettoniche, sociali, culturali, ambientali non stanno li per caso o per magia. rimangono tali perché qualcuno le ha alzate, le lascia in piedi e continua a crearne di nuove. se l’ambiente in cui viviamo è disabilitante non è colpa delle persone disabilitate ma la responsabilità è collettiva.

i livelli di assistenza sono davvero essenziali? i nuovi LEA e il nuovo nomenclatore tariffario entrati in vigore il primo gennaio 2025 stanno creando più problemi che altro. la fornitura di protesi, ausili e servizi è troppo importante per essere trattata con sufficienza. sono cose vitali non essenziali.

Giù le mani dal diritto allo studio: a oltre 50 anni dai Decreti Delegati Falcucci c’è chi con qualche frase strampalata su qualche libercolo da bancarella ha nostalgia delle classi differenziate. Scuola e formazione sono il più potente veicolo di inclusione. nessuno ci rimetterà dietro la lavagna.

Non è un servizio pubblico se non è per tutti: trasporti pubblici e individuali continuano a non essere accessibili. Viaggiare è un diritto che a un grandissimo numero di persone non viene garantito. Che sia treno, autobus, pullman, taxi o altro noi rimaniamo a piedi e a piedi non possiamo andare.

Il lavoro disabilita l’uomo: la Legge 68/1999 non è più al passo con i tempi. Troppe persone disabilitate sono costrette ad accettare lavori non all’altezza della propria preparazione e delle proprie competenze. Troppi luoghi lavorativi sono ancora discriminanti e privi delle strumentazioni necessarie. Il mondo cambia. Il lavoro pure. L’Italia è una Repubblica basata sul lavoro ma che sia dignitoso e gratificante per tutti.

C’era una volta il sistema sanitario nazionale: le diagnosi precoci, la corretta assistenza, le analisi e le cure giuste al momento giusto, sono troppo importanti per venir dimenticate. il SSN deve continuare a rimanere pubblico e universale. I soldi per le armi, per i centri di rimpatrio, per le opere colossali non devono costituire un pericolo per la nostra vita. la salute non può tornare a essere un privilegio.

Lo spettacolo deve continuare, anche per noi: i siti e i luoghi culturali, artistici e gli spettacoli dal vivo in qualsiasi forma e in qualsiasi luogo sono preclusi alle persone disabilitate. Il lavoro nel mondo artistico e culturale è precluso alle persone disabilitate. Le persone disabilitate, ora ve lo diciamo chiaramente, amano la cultura, l’arte e gli spettacoli. Fateci entrare, abbiamo pagato il biglietto.

Comunicazione artificiale: perché la narrazione della disabilità per i mass media è così difficile? Quando non ci ignorano il filo conduttore è sempre il pietismo o il vittimismo, per poi trasformarsi in determinati appuntamenti in racconti epici. Tutto questo non serve alle persone disabilitate. Volete parlare di disabilità? Siamo qui. Conosceteci, considerateci. Probabilmente scoprirete un mondo, sicuramente diverso da quello che raccontate quando parlate di noi. Siamo persone, non personaggi.

questi e tanti altri argomenti saranno al centro del Disability Pride Italia 2025 – Decima edizione.

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