A RiMaflow dal 12 al 14 aprile il Terzo Incontro Euromediterraneo delle ‘imprese recuperate’
di Gigi Malabarba
Il primo incontro europeo si è tenuto nel gennaio/febbraio 2014 nella fabbrica di lavorazione di tè ed infusi Fralib di Marsiglia (Francia) – all’epoca occupata, la fabbrica è stata poi recuperata dai/dalle lavoratori/trici e trasformata in cooperativa, SCOP-TI. Il secondo incontro, ridefinito euro-mediterraneo, si è svolto nell’ottobre 2016 nella fabbrica recuperata Vio.Me di Salonicco (Grecia). Hanno partecipato a questi incontri lavoratori e lavoratrici di fabbriche occupate o recuperate di Bosnia, Croazia, Italia, Francia, Grecia e Turchia. Hanno altresì preso parte militanti sindacali, ricercatori e attivisti che supportano l’autogestione operaia. Il terzo incontro euromediterraneo dell’<Economia dei lavoratori e delle lavoratrici> si terrà in Italia, nella fabbrica recuperata RiMaflow, a Trezzano sul Naviglio nei pressi di Milano.
A febbraio 2013, la Maflow è stata occupata e trasformata in RiMaflow da lavoratrici e lavoratori desiderose/i di rilanciare una nuova attività produttiva e aperta al territorio. Alla ricerca di un’alternativa locale ma, contemporaneamente, su scala più globale i/le lavoratori/trici di RiMaflow sono stati attori/trici della creazione della rete nazionale Fuorimercato, che mette insieme produttori/trici di cibo che si oppongono tanto alla logica produttivista che allo sfruttamento dei/delle lavoratori/trici immigrati/e. RiMaflow e Fuorimercato costituiscono dei laboratori di sperimentazioni sociali e di resistenza fondati su solidarietà, mutualismo, relazioni tra lavoratori/trici urbani/e e rurali e iniziative a carattere sociale ed ecologico. RiMaflow è tra le realtà promotrici in Italia della Rete dei Numeri Pari. Forte di queste esperienze, il terzo incontro dell’economia dei/delle lavoratori/trici ha deciso di aprirsi ancora di più al mondo rurale e all’agroecologia.
Dall’Argentina al Brasile, dall’Italia alla Turchia e al Kurdistan, al di là delle differenze sociali e culturali, le fabbriche recuperate e i collettivi di lavoro costituiscono degli atti di resistenza alla svalorizzazione della forza lavoro e alla distruzione delle forze produttive, così come costituiscono una risposta alla disoccupazione e alla marginalizzazione. E, allo stesso tempo, esse danno corpo a un’altra economia, alternativa al modello capitalista di produzione: un’economia dei lavoratori e delle lavoratrici basata sull’autogestione e che mira alla difesa degli interessi di quanti vivono del proprio lavoro. Queste esperienze sono rappresentate da realtà di fabbriche recuperate, fattorie autogestite, cooperative e dalle lotte per l’autorganizzazione del lavoro e l’autogestione dell’economia.
Queste realtà pongono domande quali: cosa produciamo? come produciamo? per chi produciamo? Tramite processi orizzontali, la società intera può diventare parte attiva della produzione e della distribuzione della ricchezza. Così, la democrazia diretta, il controllo dei lavoratori, il controllo sociale e l’autogestione cessano di essere concetti astratti per diventare strumenti per ritrovare la dignità, per preservare i mezzi di sussistenza e per creare relazioni economiche e sociali differenti.