Bisogna fare presto e bene. Presto, perché non c’è più tempo e le parole non riempiono le tasche, né le buste della spesa di milioni di persone in difficoltà. Fare presto e fare bene, perché in nome dell’emergenza spesso vengono fatti più errori e seppelliti diritti democratici insostituibili. Fare presto e bene, perché quello che facciamo oggi nell’emergenza può già rappresentare la traccia futura sulla quale ricostruire il paese.
Questo chiediamo al governo in queste ore difficilissime per il nostro paese. Fare presto e bene, perché dobbiamo sconfiggere non solo il Covid-19 ma la miseria e i problemi economici e sociali con cui già conviviamo dal 2008, e che dopo l’emergenza sanitaria rischiano di colpire con ancora maggiore violenza la popolazione del nostro paese. Il Covid-19 ha smascherato e fatto emergere i fallimenti delle politiche economiche e sociali messe in campo in questi anni. Fare presto e bene, perché il paese non è più in grado di sopportare altri errori che si traducono in maggiori disuguaglianze, insicurezze sociali, ingiustizie ambientali ed ecologiche.
Vanno rimessi al centro dell’agenda politica i bisogni ed i diritti fondamentali delle persone, garantite politiche di sviluppo compatibili con i limiti del pianeta e con le sue capacità di autorigenerazione e regolazione, promosse politiche economiche che rimettano insieme il diritto al lavoro con il diritto alla salute, investite grandi risorse sulla transizione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica, contrastato l’isolamento nazionalista e ricostruita una solidarietà globale.
Presto e bene, perché se non iniziamo a mettere in campo da subito politiche coerenti di medio e lungo periodo che abbiano al centro il rispetto della vita, l’equità e la sostenibilità, saremo costretti a convivere con crisi e pandemie. Presto e bene, perché meritiamo tutti un futuro migliore rispetto a quello che ci viene prospettato. Presto e bene perché una popolazione ben informata e partecipe è molto più preparata e resiliente di una popolazione ignorante e controllata.
Presto e bene, perché un terzo della popolazione era già a rischio di esclusione sociale e un quinto non ha risparmi per compensare la venuta meno di ogni reddito. Per reggere hanno bisogno di misure immediate di sostegno al reddito e prospettive certe. Milioni di persone se non lavorano non possono mangiare. Vale per quelli che a casa non possono rimanere, per chi aveva contratti a termine o a chiamata e ha perso subito il lavoro, per chi vive di economia informale o di economia sommersa.
Siamo gli uni collegati agli altri, per questo nessuno si salva da solo. Ci si salva solo cooperando. Si ricostruisce solo riconoscendo le nostre relazioni con tutte le entità viventi della nostra Casa comune. Fragilità e interdipendenza sono le caratteristiche che ci accomunano. Solo accettare queste condizioni può renderci più forti e resilienti per superare la crisi e ripensare il futuro.
Per queste ragioni chiediamo urgentemente al Governo ed al Parlamento:
- Il blocco, o in alternativa una drastica riduzione degli affitti regolati dal mercato nel periodo della crisi economica per effetto dell’emergenza Covid-19 (con la possibilità per il proprietario di fare ricorso al credito nel caso che il fitto rappresenti l’unico reddito). In casi di morosità dovuta alla crisi Covid-19 rinvio e scaglionamento delle rate di affitto dovute, nonché blocco delle procedure esecutive di rilascio. La cancellazione dell’art.5 del piano casa Renzi-Lupi del 2014.
- l’estensione del reddito di cittadinanza, così come previsto dalla proposta del ForumDD sul reddito di emergenza (REM), ampliando significativamente la soglia di accesso per raggiungere tutti coloro che sono esclusi dagli ammortizzatori sociali, semplificando procedure e criteri di accesso, rendendo l’erogazione immediata, liberando la misura dai vincoli delle politiche attive, o altri obblighi, ora impropri.
- Inoltre, il ricorso al REM, consentendo di stabilire un rapporto con sezioni del mondo del lavoro ordinariamente non visibili al sistema di welfare e della formazione, può produrre un effetto positivo di natura permanente, se, anche con un ruolo delle organizzazioni di cittadinanza, da questo incontro nasceranno percorsi di imprenditorialità e di lavoro, capaci di soddisfare le nuove domande di servizi e beni che potranno crescere durante la graduale uscita dall’emergenza. In questa direzione sarebbe utile se, anche sulla base delle esperienze molteplici di queste settimane, venissero costruite modalità innovative di formazione a distanza da offrire ai beneficiari.
- Prevedere che l’impianto universalistico che verrà messo in campo per rispondere alle particolari e urgenti necessità derivanti dal periodo dell’emergenza, venga mantenuto nella declinazione degli interventi complessivi di contrasto alla povertà e mirati alla coesione sociale come fondamento di un nuovo Welfare finalmente inclusivo e garantistico;
- Accanto alle misure su lavoro, istruzione, salute e abitare, si dovrà dare vita a un piano di interventi organico, sistematico e pluriennale in favore di quelle fasce della popolazione da anni in condizione di inaccettabile esclusione sociale ed emarginazione nel nostro paese (persone senza dimora, comunità Rom e persone in condizione di detenzione) su cui sin dalle prime battute si sono scaricati i gravosi contraccolpi della crisi e le cui condizioni di vita peggioreranno inesorabilmente nei prossimi anni se non si metterà mano con decisione, determinazione e strutturazione a un programma di interventi complessivo.
Solo in questo modo, svoltato l’angolo della emergenza, il futuro potrà essere per tutti una strada da costruire e percorrere con fiducia e speranza e non una minaccia da cui difendersi.
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L’appello è stato prodotto insieme al Forum Disuguaglianze e Diversità con cui lavoriamo da diversi mesi per realizzare un’indagine sulle oltre 300 pratiche di mutualismo oggi collegate fra loro nella Rete dei Numeri Pari. In questo percorso, RNP e FDD ricercano evidenze che offrano un indirizzo utile al rilancio delle politiche per la giustizia sociale.