La Rete dei Numeri Pari sul Piano Colao: ricette ultraliberiste e assenza di visione per uscire dalla crisi!

Il Piano Colao rivela una la totale assenza di idee e di visione per uscire dalla crisi e ripropone vecchie ricette legate al modello ultraliberista che l’ha prodotta.

Il dramma del Covid19, le decine di migliaia di morti, i milioni di nuovi poveri e la profonda crisi causata dall’aumento senza precedenti delle disuguaglianze, avrebbero meritato altre riflessioni e proposte efficaci da parte del Governo e della squadra di tecnici guidata dal manager della Vodafone Vittorio Colao. Il cosiddetto Piano Colao, che avrebbe dovuto portare idee innovative per superare la crisi in cui siamo, si è dimostrato peggiore di qualsiasi previsione. L’assenza di visione e l’incapacità di avanzare una minima analisi sulle cause delle crisi sono l’elemento che più sorprende. L’ennesima occasione mancata.

Se applicato, aumenterebbe ulteriormente le disuguaglianze, la precarietà lavorativa e la distruzione ambientale. Ripropone ricette dell’800 che nel corso di questi ultimi anni sono state la causa della crisi sociale, ambientale e sanitaria in cui ci troviamo oggi. Il Piano parla esclusivamente agli interessi delle grandi imprese private e delle élite economiche e finanziarie. La sua debolezza (o complicità con i grandi interessi delle multinazionali?) in termini di politiche economiche, sociali, ambientali, industriali, energetiche è inaccettabile. La volontà è quella di sfruttare l’ennesima emergenza per offrire nuove opportunità di guadagno e speculazione agli interessi privati che si sono già mangiati gran parte del nostro paese, dando il colpo finale a ceti popolari e ceti medi che hanno già pagato la crisi del 2008, del 2011 e che rischiano di pagare anche ora. Questo è in perfetta sintonia con le posizioni espresse dal presidente di Confindustria Bonomi che pretende tutto per le imprese e niente per il sociale e che trova disponibilità in un Governo che non pone nessuna condizione alle imprese che devono essere sovvenzionate dalla Stato (che per giunta non deve interferire) e tratta i poveri come furbetti da smascherare.

Il Piano Colao ignora la crisi sanitaria e le responsabilità alla base della regionalizzazione e della privatizzazione del servizio sanitario che ha causato decine di migliaia di morti nel nostro paese e riduce i controlli per imprese e privati: una ricetta utile anche alla criminalità organizzata. Ignora come il Covid19 abbia mostrato tutte le fragilità del sistema Italia causate dall’assenza di una politica pubblica in grado di garantire il diritto alla salute e il diritto al lavoro, orientando il mercato privato e la domanda in funzione degli interessi generali.

Le ricette proposte aiutano solo i ricchi a diventare più ricchi ed espongono tutti e tutte noi a sfruttamento e insicurezza sociale, sanitaria e ambientale. È gravissimo che il Governo, invece di esercitare la sua funzione, si affidi a una squadra guidata da un manager di una grande multinazionale per decidere il futuro del nostro paese in un momento di cambiamento epocale dopo mesi drammatici che hanno messo a rischio le nostre vite e il nostro futuro. L’unica cultura che emerge dal Piano Colao è quella ultraliberista, assenta nella nostra Costituzione che invece si rifà a un pluralismo di culture alla base della rinascita del paese dopo la seconda guerra mondiale. Dovremmo imparare da quella fase e non affidare solo alle grandi imprese la nostra democrazia. Un paese schiacciato da un’unica cultura, la stessa che ha prodotto la crisi, che ignora la realtà e i bisogni della stragrande maggioranza della popolazione, affidandosi esclusivamente agli interessi privati, è un paese con una democrazia misera e una classe politica dirigente inadeguata a guidare questa nuova fase storia.

Del resto è questa la cultura dominante al Governo e in Parlamento, viste le parole della Ministra Bellanova che si dice soddisfatta se il Governo salva anche un solo lavoratore dallo sfruttamento. Parole gravissime che offendono la democrazia, la nostra Costituzione e la memoria di quanti si sono battuti per consegnarcela. La Ministra dimentica di rappresentare il Governo, e che è sua responsabilità, ma soprattutto dovere, fare leggi in grado di sconfiggere mafie e caporalato. Lo Stato e il Governo hanno il “compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” come previsto dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Se non ne sono capaci si dimettano. Noi di certo non ci accontenteremo di far uscire una persona sola dalla povertà e dal ricatto delle disuguaglianze. La democrazia è per tutti e tutte oppure non è.

Abbiamo bisogno di un’altra cultura e di una visione che metta al centro la transizione ecologica delle attività produttive e delle filiera energetica per rimettere insieme il diritto al lavoro, il diritto alla salute e il diritto alla partecipazione politica dei cittadini alle scelte fondamentali per il nostro futuro. Solo così possiamo uscire da una crisi drammatica prodotta dall’insostenibilità sociale e ambientale del modello liberista che il Piano Colao vorrebbe riproporre con le complicità della politica.

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