Movimenti popolari, l’esodo possibile qui da noi

Una Terra senza male, una casa da cui nessuno possa cacciarti, un lavoro giusto e dignitoso. Tierra, techo y trabajo, terra, casa, lavoro sono le 3T del Papa, da garantire a tutte e tutti. L’incontro mondiale dei movimenti popolari appena concluso a Roma con Papa Francesco è molto più che un grande segno. Giustizia ecologica, ambientale e sociale per la prima volta connesse ed interdipendenti tra loro. Si parte da chi sta in basso per ricostruire una pratica dell’emancipazione sociale che non solo condanni il modello neoliberista ma interroghi nel profondo la nostra idea di giustizia, partendo da un’etica fondata sul Diritto della vita alla vita.

Questo Papa mette tutti con le spalle al muro, facendoci fare i conti con la realtà di un’umanità e di una Terra vivente ferita dalle ingiustizie e dall’aggressione costante di un sistema economico insostenibile. Ma Francesco, partendo dalla forza degli esclusi e dalle lotte dei movimenti popolari, ci chiede anche di superare astrazioni, tatticismi e paure ricordandoci che siamo tutti direttamente o indirettamente complici di quel modello che vorremmo cambiare. È questo il tema da sviluppare se vogliamo essere all’altezza della sfida e di una proposta che impone un radicale cambiamento a tutti noi.

La forza degli esclusi chiamati a raccolta sta proprio nella forza dell’esodo. L’esodo da un modello che produce scarti, considera la Terra materia inerme e che per sua natura non consente alternative. Un esodo di cui sono unicamente capaci proprio gli esclusi, dai quali il Papa parte per definire la speranza. Quegli esclusi che si sono organizzati come movimenti popolari negli ultimi 25 anni per rispondere alla crisi di valori e di civiltà che svilisce la dignità di miliardi di esseri umani e che per la prima volta mina le stesse basi di riproducibilità della vita. Nuove soggettività nate a partire dai sud del mondo come forme di resistenza e risposta a megaprogetti estrattivi, privatizzazioni, land grabbing, guerre, distruzione delle foreste, brevetti sulla vita, urbanizzazione selvaggia. Movimenti che parlano lo stesso linguaggio delle soggettività nate da diversi anni anche nei nord del mondo come risposta alla crisi, sulle stesse emergenze e per la stessa necessità di sopravvivenza, per difendere l’acqua, il cibo, la terra, i diritti sociali, rigenerare spazi per garantire il diritto alla casa, difendere economie locali e paesaggi. Movimenti popolari che rappresentano oggi una ricchezza di saperi e di pratiche enorme, per nulla marginali, che hanno come caratteristica l’informalità non per scelta ma come unica strategia disponibile per sopravvivere davanti all’impossibilità di entrare all’interno del settore “formale”. Come viene ricordato nell’incontro, è questa l’unica risposta possibile davanti all’esclusione di un modello che produce forme di razzismo istituzionale al cui servizio la legge viene piegata. Un’idea distorta della legalità fondata su una perenne emergenza che genera ingiustizie sociali ed ambientali, uccide con le guerre, avvelena la nostra casa comune, nega diritti sociali e produce quella disumanizzazione che scarica le colpe sui più deboli.

Il Papa ci ricorda che solo attraverso la forza e l’immaginazione dei movimenti popolari sarà possibile l’esodo per costruire “una patria senza schiavi né esclusi”. Francesco ci chiede di stare con il cuore, la mente ed il corpo da questa parte e di impegnarci concretamente per costruire una patria grande, rinunciando al “dominus” in cambio del “frater”. Tutto questo ha bisogno di una nuova consapevolezza ed una rinnovata coerenza nelle nostre azioni quotidiane. Quella consapevolezza di cui hanno parlato Pepe Mujica e don Ciotti quando ci ricordano che la politica è muta ed incapace in questa fase storica persino di pensare al cambiamento perché ha smesso di essere servizio al bene comune e non è in più in grado di affermare i diritti: “Bisogna avere il coraggio di avere più coraggio”. Allora sta a noi, movimenti popolari, riorganizzare lo spazio politico per la difesa del bene comune, portando avanti il manifesto delle 3T di cui parla Francesco. L’impegno e la responsabilità che si fanno lotta come unica strategia per sopravvivere, combattere l’esclusione e modificare gli assetti di potere. Concretamente, qui da noi significa rimettere al centro la questione sociale e l’impegno per eliminare le disuguaglianze e la povertà che colpiscono un terzo degli italiani, lavorare per introdurre anche nel nostro paese un Reddito di Dignità per rispondere alle necessità basiche di 5 milioni di italiani in povertà assoluta, combattere le politiche di austerità che hanno demolito le politiche sociali, avere il coraggio di denunciare ed impedire le violazioni dei diritti umani dei migranti, lottare giornalmente contro le mafie ed il gioco d’azzardo dando voce a chi sul territorio fa antimafia sociale ed educazione popolare, camminare insieme agli studenti che si battono per il diritto allo studio mentre la dispersione scolastica è tra le più alte d’Europa, lavorare per dare dignità e forza ai tanti progetti di mutualismo sociale che danno risposte concrete a quanti sono in difficoltà con la casa ed il lavoro, sostenere e dare priorità a tutte le forme di economia informale che rispondono alle esigenze basiche di chi non ce la fa. Francesco ed i movimenti popolari dei sud del mondo ci chiedono apertamente di fare la nostra parte per difendere la dignità e la vita, abbandonando equilibrismi, rendite e paure.

Il Manifesto | 06 novembre 2016

Articolo di Giuseppe De Marzo, rete Miseria Ladra, Libera/Gruppo Abele

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER
I agree to have my personal information transfered to MailChimp ( more information )
Autorizzo La Rete dei Numeri Pari a processare i miei dati personali secondo il Decreto Legislativo 196/2003 e/o successive integrazioni o modifiche
Noi odiamo lo spam. I tuoi dati saranno usati in conformità al Regolamento (UE) 2016/679

Lascia un commento