Autonomia differenziata o secessione dei ricchi?

Il governo M5S/Lega con l’approvazione della cosiddetta “autonomia regionale differenziata” in discussione in CDM, nel silenzio generale, sta per compiere un vero e proprio furto di diritti e di futuro nei confronti di milioni di cittadini che vivono al sud cancellando l’universalità e l’uguaglianza dei diritti. Se dovesse passare la legge che introduce “l’autonomia differenziata”, sottoscritta con le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, i valori costituzionali che tutelano l’uguaglianza dei cittadini, l’universalità dei diritti e l’unità della Repubblica verrebbero meno. Un colpo mortale verso la Stato unitario che sbriciolerebbe definitivamente la coesione sociale, creerebbe un caos politico amministrativo senza precedenti e genererebbe maggiori disuguaglianze in un paese che è già tra i più diseguali d’Europa.

Il governo, dopo i referendum in Lombardia e Veneto nel 2017, sta interpretando in modo eversivo la Costituzione dando maggiori poteri e risorse alla Regioni del nord a causa della modifica del Titolo V della Costituzione avvenuto nel 2001. Il governo del “prima gli italiani”, della “trasparenza assoluta”, della lotta “contro i poteri forti”, con un accordo opaco di cui non si conoscono i contenuti, furbescamente taciuto ai cittadini meridionali, con l’approvazione di questa legge punta a cancellare alcuni dei principi fondamentali della nostra Costituzione: l’universalità dei diritti, l’uguaglianza e la solidarietà nazionale. Non basta più essere cittadini italiani per godere di certi diritti, perché bisogna essere ricchi e nati in una regione ricca del nord se si vogliono certezze.

Il governo con l’autonomia differenziata vuole istituzionalizzare una disparità di trattamento tra Regione e Regione, non riconoscendo l’uguaglianza dei diritti per tutti e l’obbligo di solidarietà previsti all’articolo 2 e 3 della Costituzione, aggravando ulteriormente le disuguaglianze geografiche e la disparità di trattamento tra i cittadini, già evidente per il Servizio Sanitario Nazionale. E tutto questo avviene mentre non sono stati nemmeno definiti e garantiti in tutto il territorio nazionale i livelli essenziali di prestazione – i cosiddetti LEP- nei diversi campi, che noi come Rete dei Numeri Pari insieme a tanti altri continuiamo a chiedere a questo come ai precedenti Governi. Il Governo e la sua maggioranza M5S/Lega vogliono imporre, senza nessun dibattito, che i diritti fondamentali vengano riservati in base alla disponibilità finanziaria delle regioni: alcune si, altre no. Il Governo non solo accetta le disuguaglianze mai rimosse, ma addirittura le legittima e le aggrava istituzionalizzando il “principio” per il quale è giusto che i deboli non ce la facciano: è colpa loro. Ancora una volta si spostano sui più deboli le colpe e le responsabilità dei disastri delle politiche di austerità e di scelte che premiano le élite economiche e finanziarie. Il Governo M5S/Lega continua a spostare la colpa della crisi e dell’instabilità del paese sui più deboli, sugli impoveriti, su quelli maggiormente ricattabili, su coloro che non accedono alle informazioni e non possono partecipare alle decisioni. Se passa la legge avremo uno Stato che contiene vari Stati dove i diritti cambiano in base al censo e all’appartenenza di classe: questo il cambiamento che ci attende e al cui abbiamo il dovere e la responsabilità di ribellarci.

Come cittadini e cittadine, come realtà sociali, chiediamo che non vi siano ulteriori trasferimenti di poteri e risorse alle regioni su base bilaterale, che non si compromettano le competenze delle autonomie locali che sono le più vicine alla cittadinanza e che i trasferimenti sulle materie assegnate alle Regioni siano unicamente legati ai fabbisogni dei territori, escludendo riferimenti a indicatori di ricchezza che violano i principi dell’universalità dei diritti, della solidarietà e dell’unitarietà dello Stato. Così come, chiediamo al Governo e al Parlamento che vengano immediatamente definiti i Livelli Essenziali di Prestazione, veri e propri strumenti di garanzia di inclusione sociale e non discriminazione territoriale, così da evitare un ulteriore aumento di disuguaglianze e povertà.

Se su questi punti fondamentali il governo dovesse continuare a ignorare qualsiasi dialogo e si rifiutasse di cambiare la legge, abbiamo tutti e tutte la responsabilità in nome dei nostri diritti e della Costituzione di attivarci per costruire la più ampia mobilitazione possibile e impedirne l’approvazione.

Rete dei Numeri Pari

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