Le tante Rome del Patrimonio di Roma Capitale (e gli “Stati generali del Patrimonio” assai poco generali)

l 18 maggio 2022 si è tenuta l’Assemblea per il nuovo Regolamento Patrimonio di Roma alla Casa della città. Pubblichiamo le registrazioni degli interventi introduttivi e conclusivi dell’Assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative Tobia Zevi e di alcuni degli interventi di rappresentanti di realtà sociali che hanno avanzato delle proposte di Regolamento (*). Con una considerazione sugli “Stati generali del Patrimonio“, promossi sempre dall’Assessorato al Patrimonio che si svolgeranno a distanza di pochi giorni, che sembrano appartenere a una Roma assai diversa.

Anna Maria Bianchi – Carte in regola

L’assemblea del 18 maggio indetta dall’Assessore Zevi, molto affollata e alla presenza di numerosi consiglieri, a partire dal Presidente della Commissione Patrimonio Yuri Trombetti, è stata un primo passo importante, anche se, per quanto riguarda gli interventi dell’Assessore, si resta ancora nel perimetro dei discorsi generali, per lo più condivisibili, ma che potremo valutare solo quando ne vedremo la concretizzazione nella Proposta di Regolamento. Più puntuali gli interventi di vari esponenti di realtà sociali cittadine, come la Comunità per le Autonome Iniziative Organizzate (CAIO), che ha messo a punto una proposta di nuova deliberazione contenente un nuovo “Regolamento, per le concessioni dei beni immobili appartenenti al demanio e al patrimonio indisponibile e disponibile di Roma Capitale, volto alla regolarizzazione e l’assegnazione ad uso sociale del patrimonio capitolino“, e come SOLID, un tavolo che raggruppa settanta realtà degli spazi sociali tra cui Spin Time, il Lab Centocelle, Esc Atelier, il centro sociale Spartaco e la Fondazione Charlemagne, che il 7 aprile scorso avevano manifestato in piazza del Campidoglio lanciando un appello per il superamento della delibera 140 (1), tavolo che da mesi sta lavorando a una proposta comune (ma diversa da quella di CAIO).

Come Carteinregola ci occupiamo delle regole per l’utilizzo del patrimonio comunale fin dalla nostra nascita, quando abbiamo organizzato 4 mesi di presidio in Campidoglio a difesa della “città pubblica” contro decine di delibere della Giunta Alemanno, e da allora abbiamo continuato a batterci per la trasparenza del patrimonio disponibile e indisponibile e per le regole che ne garantiscano un utilizzo all’insegna dell’interesse pubblico e della solidarietà sociale, interloquendo con tutte le amministrazioni che si sono succedute (2)

All’Assemblea siamo intervenuti avanzando ancora una volta la richiesta di massima trasparenza, non solo sul patrimonio disponibile e indisponibile della Capitale – per censire il quale sono stati accantonati del Comune 5 milioni di euro – ma anche sul percorso di elaborazione del nuovo Regolamento dei beni indisponibili, a partire dalla sua pubblicazione e dalla raccolta delle osservazioni della cittadinanza – tutta, non solo quella che gestisce spazi sociali – prima del voto in Assemblea capitolina (qualche settimana fa avevamo inviato alle istituzioni e pubblicato una nota con le nostre osservazioni per la stesura del Regolamento (3))

Seppure con il limite della genericità delle informazioni ricevute sulla bozza di Regolamento a cui l’assessorato lavora ormai da vari mesi, riteniamo che l’Assemblea sia stata inizio positivo, soprattutto perchè finalmente si è avviato il confronto in un’assemblea pubblica, come da tempo chiedevamo, che la precedente Amministrazione non aveva mai ritenuto di avviare (4).

Ci sia concessa però qualche considerazione su alcune iniziative istituzionali sul patrimonio capitolino promosse in contemporanea: durante l’Assemblea abbiamo appreso che il giorno dopo, il 19, sempre alla Casa della Città, era previsto un altro appuntamento con lo stesso tema, organizzato dall’Assessore al decentramento, alla partecipazione e alla città dei 15 minuti Catarci, “Incontro pubblico verso un regolamento dei beni comuni” per”dialogare con le associazioni“. E pochi giorni dopo, il 30 maggio, è previsto un ulteriore evento dell’Assessorato al Patrimonio, “Pubblicittà – Gli stati generali del Patrimonio“, presso la Centrale Montemartini in Via Ostiense. A parte  l’inspiegabile duplicazione degli eventi alla Casa della Città, immaginiamo con una certa sovrapposizione degli interlocutori civici – anche se Carteinregola non era stata invitata -, a guardare il programma di Pubblicittà ci sembra che alla roboante intenzione dichiarata dal titolo – “stati generali del patrimonio” – non corrisponda un’ articolata rappresentanza delle tante anime, soprattutto del mondo associativo, che da anni lavorano e combattono per difendere il patrimonio pubblico e per l’uso sociale del patrimonio. E ciò è particolarmente evidente nella scelta dei coordinatori dei 4 tavoli tematici pomeridiani: per “Curare” il presidente nazionale di Legambiente, per “Vivere” un attivista di Scomodo – “la redazione under 25 più grande d’Italia” -, per “Abitare” l’architetta fondatrice di Labics – studio di architettura e pianificazione urbana – e per “Valorizzare” la presidente di Assoimmobiliare. Senza mettere in dubbio i rispettivi meriti e competenze, colpisce l’asseza dei sindacati (magari degli inquilini), del Terzo settore del Lazio, e delle numerosissime reti e realtà civiche cittadine. Addirittura si è preferito, in un evento che fin dal titolo lancia il tema della città pubblica, “Pubblicittà”, affidare il coordinamento del tavolo “Valorizzare” alla presidente di Confindustria Assoimmobiliare, peraltro già intervenuta, pochi giorni fa, sul palco dell’iniziativa dell’Assessorato all’urbanistica sulla Rigenerazione Urbana (5). E conoscendo bene il significato immobiliare della parola “valorizzare”, che vuol dire accrescere il valore economico di un bene pubblico in vista della sua privatizzazione (vedi definizione sul sito del MEF) (6), ci sembra che si rischi di suggerire una visione che va in tutt’altra direzione rispetto alla “città pubblica per i cittadini” tanto evocata dai programmi elettorali (7).

Roma continua ad essere una città che, persino nelle sue articolazioni istituzionali, conserva e incrementa le tante dimensioni parallele, mondi che, anche quando condividono spazi e tematiche, non si incontrano mai: ciascuno con il suo interlocutore istituzionale, che a sua volta intavola interlocuzioni separate per categorie e appartenenze. Un meccanismo che sembra ormai far parte del DNA della città, e che contribuisce non poco alla sempre più estesa frammentazione sociale, che ha come corollario la divisione della cittadinanza, anche quella più attiva, in base agli interessi dei gruppi e delle categorie. Ma noi continuiamo a sperare che prima o poi qualcuno si impegni per costruire un orizzonte comune della città, con un sistema di regole giuste e partecipate per e da tutti.

Vai al link per vedere le registrazioni degli interventi:

Le tante Rome del Patrimonio di Roma Capitale (e gli “Stati generali del Patrimonio” assai poco generali)

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