Terra. Disastro clima, tra Paesi ricchi avari e gli effetti della guerra in Ucraina

Denuncia di Oxfam alla Conferenza tecnica di Bonn: in forte aumento fame, povertà e migrazioni in Africa, le donne sono le più colpite.

Cinzia Arena, mercoledì 8 giugno 2022 Avvenire

Crisi climatica sempre più grave, con eventi calamitosi in aumento, ma senza fondi adeguati. Rispetto a vent’anni fa le spese necessarie per riparare i danni prodotti dall’innalzamento della temperatura globale sono cresciute di otto volte ma solo la metà di quanto promesso viene speso dalle nazioni più ricche che sono le principali responsabili delle emissioni di gas serra.

Un paradosso del quale fanno le spese 3,9 miliardi di persone nei Paesi a basso reddito, colpite da disastri climatici: alluvioni, uragani e siccità seminano morte e povertà. Un’emergenza umanitaria globale rilanciata da Oxfam in occasione della Conferenza tecnica sul clima in corso a Bonn in vista della Cop27 che si terrà in Egitto il prossimo novembre.

Il nuovo scenario geopolitico legato alla guerra in Ucraina, con le pesanti ripercussioni sul versante energetico ed economico, potrebbe causare una battuta d’arresto nel già difficile percorso verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale è un target già considerato “fuori portata” dagli scienziati delle Nazioni Unite nell’ultimo rapporto Ipcc.

Il rischio principale è legato ad un ritardo nell’uscita dalle fonti fossili. Il carbone, che si è deciso di abbandonare entro il 2050, potrebbe invece tornare in auge per sostituire il gas russo. A Bonn i delegati di 197 Paesi della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) insieme ad osservatori ed esperti verificheranno i progressi fatti e definiranno le linee di intervento per il futuro.

Il rapporto dell’Oxfam arriva come una doccia fredda: ai buoni propositi non seguono i fatti. Dal 2017 ad oggi i Paesi più ricchi hanno speso 33 miliardi di dollari in meno (pari al 46%) di quanto richiesto dall’Onu, condannando di fatto migliaia di persone alla fame e alla malattia. «L’attività umana è responsabile già oggi dell’aumento di 1,1 gradi delle temperature globali rispetto ai livelli pre-industriali – ha detto Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International –. I costi per l’intera umanità saranno enormi se non avremo la capacità di intervenire subito per ridurre i livelli di emissioni. Non possiamo ignorare le enormi perdite di vite umane, di terra e biodiversità, di case, scuole, posti di lavoro, culture locali e indigene».

Sono 11 i paesi colpiti da almeno 10 eventi climatici estremi negli ultimi anni: a parte l’Afghanistan si trovano tutti in Africa. Burkina Faso, Burundi, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Kenya, Niger, Somalia, Sud Sudan e Zimbabwe. Di denunce “cadute nel vuoto” ha parlato Francesco Petrelli, policy advisor sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia.

«Molti dei paesi più colpiti dai cambiamenti climatici – già attraversati da guerre – subiscono le conseguenze dell’attuale aumento dei prezzi dei beni alimentari e della crisi economica dovuta alla pandemia da Covid 19, con un forte aumento di fame, povertà e flussi migratori. Le prime vittime sono le donne che rappresentano l’80% dei migranti climatici del mondo, secondo le stime delle Nazioni Unite». Quest’anno, solo per fare un esempio, la siccità in Etiopia, Kenya e Somalia potrebbe causare la morte per fame di una persona ogni 48 secondi. A rischio ci sono oltre 24,4 milioni di persone.

I Paesi sconvolti dai cambiamenti climatici sono quelli che inquinano meno. I paesi industrializzati hanno contribuito per circa il 92% alle emissioni storiche in eccesso e impattano per il 37% sui livelli attuali. L’Africa soltanto del 4% del totale. A Glasgow questo tema è stato rinviato ad una negoziazione triennale. Ma adesso non c’è più tempo da perdere. Proprio per questo l’Oxfam da torna a rilanciare la proposta di una “proporzionalità” degli stanziamenti, tramite accordi bilaterali e un nuovo soggetto unico per il risarcimento, che costringa paesi ricchi e le grandi multinazionali a pagare per i danni che hanno causato e continuano a causare.

https://www.avvenire.it/economia/pagine/clima-i-conti-non-tornano-verso-cop-27

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