La Costituzione in mano alla reazione

di Giuseppe Aragno | Transform Italia

Poche parole, rivolte con umiltà ai nostri giovani, ai ragazzi e alle ragazze che potrebbero non sapere, perché ormai le loro scuole e le loro università sono state piegate alla logica del profitto; poche parole a una gioventù che, quando prende parole e protesta perché non c’è chi l’ascolti, rischia la galera. Se vi sembreranno inutili, perdonate un vecchio maestro elementare che, giunto al tramonto della vita, si sente colpevole e sconfitto. Un vecchio insegnante che soffre al pensiero di vedervi risospinti verso un mondo ingiusto e feroce, che non avete conosciuto, ma è purtroppo esistito.

Non so dove abbiamo sbagliato io, i miei compagni e le mie compagne che pure abbiamo speso la nostra gioventù nel tentativo di vedere trionfare principi di eguaglianza e giustizia sociale. So che dovremmo chiedervi scusa, stare con voi in prima fila quando vi aggrediscono e vi fanno male con manganelli, idranti e lacrimogeni. Con voi in prima linea anche di fronte ai giudici che pretendono di giudicarvi in nome di una legalità sempre più estranea alla vostra umanità, ai vostri legittimi sogni, alle vostre speranze. Dovremmo stare lì con voi, ma gli anni e i malanni ci legano ormai mani e piedi e non ci consentono di pagare il debito che abbiamo nei vostri confronti. I nostri genitori e i vostri nonni ci consegnarono un mondo certamente migliore di quello che noi lasciamo a voi. E questo, credetemi, fa male.

Oggi, con l’arroganza tipica di chi disprezza la democrazia, la maggioranza che vi governa, formata da una classe dirigente in buona parte incapace e prepotente, ha invitato le opposizioni a “dialogare” su un progetto politico che rischia di ridurvi in schiavitù. Noi, hanno dichiarato gli ex fascisti e i loro alleati, nati solo per dividere il Paese, noi intendiamo subordinare il Parlamento al Governo, trasformare la Repubblica parlamentare in una Repubblica presidenziale. Se ci state, bene, signore e signori dell’opposizione, se non ci state, noi fascisticamente ce ne freghiamo e andremo avanti nel nostro colpo di Stato. Le opposizioni non hanno avuto vergogna di accettare l’invito. Per quanto giovani, voi l’avreste fatto? Vi sareste presentati o avreste detto no? Io credo che non solo avreste rifiutato, ma a giusta ragione replicato minacciando: provateci e noi trasformeremo il Paese in un campo di battaglia.

Chissà quanti vostri docenti a scuola oggi avrebbero voluto iniziare una stagione di disobbedienza civile e cominciare a leggere e a spiegare cos’è, che dice e com’è nata la Costituzione che intendono pugnalare alla schiena! Non l’hanno fatto, perché hanno ben presenti i licenziamenti dei colleghi che hanno protestato. Ricordano Flavia Cassaro, mandata a casa per aver protestato con la Polizia, il calvario giudiziario di Franco Coppoli, docente che aveva osato togliere il crocifisso dalla parete della sua aula, la preside trascinata in una sorta di pubblico processo per una lettera inviata a studenti e studentesse, nella quale diceva ciò che tutti sanno: stiamo attenti, state attenti, perché fu così che iniziò nel nostro Paese il fascismo. Con i pestaggi impuniti e i testimoni ammutoliti.

Voi forse lo sapete, ma io ve lo ricordo, perché in casi come questi è molto meglio ripetere che star zitti, per timore di essere noiosi. La nostra Costituzione è stata scritta per lo più da uomini e donne che avevano subito la persecuzione della dittatura fascista e avevano combattuto il regime. Uomini e donne di grande onestà, di grande cultura e di grande coraggio. Non nacque in un giorno la Costituzione che oggi vogliono cambiare gli eredi politici di chi non partecipò a quella grandissima esperienza perché veniva dal fascismo e non voleva un Paese democratico.

La decisione di scriverla, si era presa sin dal 1944. E quando quella decisione fu presa, i padri politici di chi ci governa erano in buona parte alleati dei nazisti che occupavano il Paese. Questa verità non si dice mai chiaramente, ma le cose stanno così e voi dovete saperlo. Scrivere una Costituzione, la prima che avessimo mai avuta, non era facile e non a caso nell’autunno 1945 si istituirono una Consulta Nazionale e un Ministero della Costituente. In effetti, gli uomini e le donne che scrissero la nostra Costituzione, benché mille volti più preparati di chi oggi vuole cambiarla, andarono a “scuola”. La Commissione elaborò le norme per l’elezione dell’Assemblea Costituente e il Ministero predispose un ricco materiale di consultazione per gli uomini e per le donne che avrebbero avuto il compito di realizzare l’impresa.

Chi la scrisse? Riflettete bene su quello che sto per dirvi: la scrissero uomini e donne eletti apposta il 2 giugno 1946. Era passato un anno e mezzo dalla decisione di darsi una Costituzione e per la prima volta nella storia d’Italia quel giorno votarono anche le donne. Mai un’assemblea aveva avuto così piena legittimità. Una legittimità che non è paragonabile a quella che hanno oggi i signori e le signore che vorrebbero cambiarla. In quello storico 2 giugno votò infatti l’89,08 % degli aventi diritto. Sapete quanti elettori hanno votato alle elezioni da cui viene fuori questo governo? Il 64 % . Sono numeri che parlano da soli.

Dopo le elezioni del 2 giugno 1946, per scrivere e approvare la legge fondamentale dello Stato, l’Assemblea lavorò fino alla fine di dicembre del 1947. Tenne 347 sedete: 128 antimeridiane, 219 pomeridiane, di cui 22 con prolungamento serale notturno. Durante i lavori, uno dei 556 deputati dell´Assemblea Costituente, Giuseppe Dossetti, il 21 novembre 1946 presentò una proposta sul “diritto di resistenza”. L’articolo non passò. Nessuno allora poteva immaginare che saremmo giunti al punto in cui siamo. La sua proposta era breve, ma credo che voi dobbiate conoscerla: «La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino».

Riguardava anche voi. Voi che chiedete invano a chi vi governa di fare il suo dovere e preoccuparsi immediatamente del cambiamento climatico. La risposta che vi danno è fatta di manette, reati e anni di prigione. Sono quelli che vogliono mettervi in galera che ci vogliono regalare una Repubblica presidenziale, con uno che comanda e il Parlamento che fa da contorno.

Chi vuole il presidenzialismo non lo sa – è probabile data l’ignoranza accampata in Parlamento – e se lo sa, finge d’ignorarlo. Presentando all’Assemblea Costituente il testo della Costituzione, Meuccio Ruini, un moderato, ebbe a dire: «Vi è un punto che non si deve mai perdere di vista in nessun momento, in nessun articolo della Costituzione: il pericolo di aprire l’adito a regimi autoritari e antidemocratici. Si sono a tale scopo evitati due opposti sistemi. Anzitutto: il primato dell’Esecutivo, che ebbe nel fascismo l’espressione più spinta. Non si può dire che appartenga a questo tipo il sistema presidenziale […] negli Stati Uniti d’America. Con un capo dello Stato che è anche capo del Governo e ha ampi poteri, ma non sembra poter essere trasferito da noi, che non abbiamo la forma federale né altri elementi – che accompagnano quel sistema nella Repubblica della bandiera stellata. Vi è in Europa una resistenza irriducibile al governo presidenziale, per il temuto spettro del cesarismo, e per il convincimento che il governo di Gabinetto abbia diretta radice nella fiducia Parlamentare».

Ruini non poteva conoscere la storia futura. Se avesse potuto, avrebbe aggiunto che in Francia il presidenzialismo sta dando pessima prova di sé, imbavagliando il Parlamento. Avrebbe certamente elencato i governi presidenziali diventati dittatura, come accaduto nella Turchia di Orban, nella Russia di Putin, nella Polonia di Jarosław Kaczyński e, perché no?, nell’Ucraina di Zelensky, che ha sciolto tutti i partiti di opposizione.

Noi dobbiamo vi molto, ragazzi e ragazze del nostro Paese. In un momento così buio, voi affrontate la repressione come fecero i partigiani. Queste mie parole sono perciò allo stesso tempo figlie di un timore e di una speranza. Il timore che la reazione passi nonostante voi e la speranza che voi vi stiate preparando alla battaglia e vi stiate avvicinando alla politica con la volontà di scrivere il vostro futuro. Perché questo accada, oggi occorre che giunti infine a un bivio, sentiate che con la Costituzione è in gioco il vostro mondo di domani.

La Costituzione in mano alla reazione

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