Da oggi difendere il proprio territorio, la propria salute, i propri diritti è reato! La democrazia è a rischio? Mobilitiamoci per la Repubblica e i nostri diritti!

Con 162 voti a favore, 91 contrari e tre astenuti, il ddl 1660 più conosciuto come Decreto Sicurezza è stato approvato alla Camera dei Deputati. Ora passerà al Senato. 

Al suo interno molte delle misure su cui il Governo Meloni ha deciso di puntare: il blocco stradale – e quindi gli scioperi – diventano reato penale con condanne fino a 2 anni di carcere; le proteste in carcere, nei Cpr e contro le grandi opere possono essere punite col carcere fino a 20 anni; la “propaganda” delle lotte è punibile fino a 6 anni, essendo considerata “terrorismo della parola”; carcere fino a 7 anni per chi occupa una casa sfitta o solidarizza con le occupazioni; fino a 15 anni per resistenza attiva; fino a 4 anni per resistenza passiva; carcere immediato anche per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno; si vieta agli immigrati senza permesso di soggiorno finanche l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della SIM al possesso del permesso; facoltà per forze dell’ordine di detenere una seconda arma personale al di fuori di quella di ordinanza e al di fuori del servizio.

Nel nostro Paese il Governo Meloni vuole trasformare in reato l’impegno e le lotte per la difesa dei territori, per i diritti, per il lavoro e per la dignità delle persone. Vuole arrestare e tappare la bocca a qualsiasi giovane attivista che si batta contro ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche. Tutto questo avviene mentre il Governo Meloni impone al Paese una Legge di Bilancio lacrime e sangue, che continua a togliere diritti e non risponde ai bisogni delle persone, sprecando soldi in armi, fossili e vecchie rendite di posizione che non creano lavoro, né contribuiscono a promuovere salute e partecipazione pubblica. 

Consapevole del proprio fallimento e delle promesse mancate, il Governo Meloni con il Decreto Sicurezza si prepara a impedire e reprimere ogni forma di legittima protesta che seguirà contro misure sbagliate che colpiscono la maggioranza dei cittadini. Mentre si cancellano spazi di democrazia e partecipazione, ci vogliono tutti e tutte zitti, buoni e fermi. È la nostra Costituzione che invece ci impone l’obbligo alla solidarietà e l’impegno per la giustizia sociale per garantire a tutte e tutti la dignità. Quella dignità che il Governo Meloni sta cancellando a milioni di cittadini e cittadine. 

Oggi, con un gigantesco capovolgimento di senso comune questo Governo:

  • definisce come reato l’impegno e le lotte per il bene comune e l’interesse generale, mentre ritiene normale tagliare il Fondo politiche sociali e cancellare il reddito di Cittadinanza quando la povertà assoluta è ai massimi storici in Italia; 
  • ritiene normale continuare a tagliare fondi alla sanità pubblica favorendo le privatizzazioni, mentre se ne infischia di 4 milioni di persone che non possono più curarsi
  • ritiene normale che non ci sia un salario minimo legale in un Paese in cui muoiono di lavoro 3 persone al giorno e dove vivono più di 4 milioni di lavoratori e lavoratrici povere, ma non fa nulla per investire su controlli e maggiori tutele per i lavoratori, anzi reprime chi lo chiede; 
  • cancella i fondi per la casa e non fa nulla per evitare che centinaia di migliaia di famiglie vittime di morosità incolpevole finiscano per strada, danneggiando il futuro di migliaia di minori, mentre reprime chi si batte per il diritto all’abitare ed è costretto dall’emergenza abitativa a occupare spazi pubblici abbandonati; 
  • ritiene normale non intervenire sul collasso climatico, nega la crisi ecologica mentre il nostro Paese è sempre più colpito da eventi meteorologici estremi, siccità e ondate di calore, si oppone agli investimenti per la riconversione ecologica in Europa, se ne frega di tutelare la biodiversità nel nostro Paese condannando le future generazioni, mentre ritiene normale buttare decine di miliardi in sussidi ambientalmente dannosi per fare un favore alle grandi lobby, così come utilizzare i fondi del PNRR per inutili e dannose opere pubbliche, reprimendo intere comunità che promuovono alternative; 
  • ritiene normale chiudere i consultori e i centri antiviolenza quando viene uccisa una donna ogni 2 giorni, mentre vuole mettere in galere le donne che lottano per i propri diritti; 
  • ritiene normale che aumenti la spesa per le armi in un mondo che non può continuare a essere in Guerra e in cui si arricchiscono in pochi e si impoveriscono e muoiono in molti, mentre vuole mettere in galera chi promuove la pace e denuncia guerre e genocidi. 

Per noi non è normale! Accettare quello che sta succedendo in silenzio, senza mobilitarci, significherebbe tradire i principi fondamentali della nostra Costituzione e colludere con chi sta minando la democrazia e il nostro patto di civiltà dal cuore delle Istituzioni repubblicane. Associazioni, movimenti per la giustizia sociale e ambientale, reti sociali, cooperative, presidi antimafia, parrocchie, centro antiviolenza, case delle donne, si oppongono con forza a questa deriva e non faranno un passo indietro nella difese di diritti, territori e democrazia.

Questo Decreto ci pone fuori dalla civiltà democratica in cui il conflitto, la dialettica e il dissenso sono parte fondante della democrazia. Concetto chiave della democrazia che il Governo Meloni calpesta. L’obiettivo è quello di reprimere chiunque protesta nel Paese, mentre ci si appresta a distruggere l’unità della Repubblica attraverso la Legge Calderoli che farà esplodere definitivamente disuguaglianze ed esclusione sociale, rendendo ancora più fragili e disuguali le nostre vite.

Serve uno scatto di tutte le opposizioni politiche per impedire questo scempio. Al nostro Paese serve altro per uscire dalla crisi. Abbiamo bisogno di altre politiche per rispondere a disuguaglianze, collasso climatico e guerre. Con le misure messe in atto dal Governo la nostra condizione materiale peggiorerà e la democrazia sarà seriamente al rischio. Una situazione che le realtà sociali e di base non devono, non possono e non vogliono accettare. Per questo ci mobiliteremo nelle prossime settimane per far sentire la nostra voce e riprenderci gli spazi che il Governo vuole toglierci.

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