MUTUALISMO SOCIALE

Fare cultura è fare città. Nasce a Roma ScupLAB

Nel quartiere Appio – Latino Tuscolano, all’interno del progetto di Scup Sport e Cultura Popolare, sta nascendo un nuovo spazio culturale polifunzionale di teatro e arti performative, grazie all’iniziativa di giovani attrici, attori, registe e registi emergenti.
Il progetto di Scup, dopo anni di occupazione, ha quest’anno ottenuto il comodato d’uso per i locali di Rfi in via della stazione Tuscolana 82/84 anche grazie all’intermediazione del Municipio VII, ed è da tempo punto di riferimento per le attività culturali e sociali del territorio.

Con il nascente progetto di teatro e arti performative Scup apre ulteriormente le sue porte alle esigenze, ai desideri, alle riflessioni e proposte della cittadinanza.
Da questa importante novità vogliamo cogliere l’occasione per aprire uno spazio pubblico di confronto in cui parlare di politiche culturali nella città di Roma e nel territorio; di buone pratiche, di esperienze “dal basso” e di progettazione partecipata. Quali sono le prospettive, quali i possibili modelli? Come l’amministrazione può aprire nuove opportunità e al tempo stesso valorizzare il patrimonio culturale esistente?

Ne parleremo con:
Elena De Santis – Assessora Scuola, Cultura, Sport e Politiche Giovanili VII Municipio
Christian Raimo – Assessore Cultura III Municipio
Giorgio de Finis – Direttore del Macro Asilo di Roma
Carlo Infante – Urban Experience, Alt giornale partecipato
Progetto Eccoci – Empatia Cultura COnoscenza Comunità Integrazione
Csoa Spartaco

Sabato 4 maggio in occasione della festa di lancio per il progetto ScupLAB
Alle ore 18:30 presso Scup Sport e Cultura Popolare

4 Maggio 2019 / by / in ARTICOLI, MANIFESTAZIONI E INIZIATIVE, MUTUALISMO SOCIALE
CHI SEMINA T’ACCOGLIE – Bando di assegnazione degli orti sociali del Villaggio 95 | Roma|

Un unico grande progetto che parte dalla terra per arrivare alla casa. Al via la prima iniziativa del Villaggio 95: gli orti sociali, realizzati da Binario 95 in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale Orti e Mestieri, in un luogo che diventerà un’oasi della solidarietà. Situato nella zona di Casal Bertone, in Via Ignazio Pettinengo, 53, Villaggio 95 prevede la realizzazione e lo sviluppo di attività incentrate sull’accoglienza, la formazione, l’integrazione e la sostenibilità. Il terreno, di proprietà della Fondazione La Civiltà Cattolica, è concesso in comodato d’uso gratuito alla cooperativa sociale Europe Consulting Onlus, che lo gestisce.

Su una superficie di 8800 mq, 2600 mq sono destinati all’agricoltura sostenibile. Gli ORTI SOCIALI vogliono essere spazi per coinvolgere persone differenti, valorizzandone i saperi, le competenze e le abilità, per dare vita ad un laboratorio informale di cittadinanza attiva, condivisione e coesione sociale.

Sul terreno sono disponibili 26 lotti che saranno assegnati alle associazioni territoriali, ai cittadini, alle famiglie e alle persone senza dimora che usufruiscono dei servizi di supporto sociale del Binario 95.

L’assegnazione degli orti sarà regolamentata dal bando, in scadenza il 31 marzo, che attribuirà 26 lotti ad associazioni territoriali, ai cittadini, alle famiglie e alle persone senza dimora che usufruiscono dei servizi di supporto sociale del Binario 95.

#CHISEMINATIACCOGLIE

Orti sociali

13 Marzo 2019 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE
Massimo sarà liberato a giorni ma giustizia non è fatta!

RIMAFLOW VIVRÀ, PERCHÉ L’AUTOGESTIONE NON SI ARRESTA!

Dopo 6 mesi e mezzo di detenzione preventiva con l’accusa infamante di associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti, Massimo Lettieri, presidente della Cooperativa RiMaflow in autogestione, con ogni probabilità tornerà libero a giorni (il giudice non ha emesso il provvedimento oggi): sarà una gioia immensa per tutte e tutti noi! Gioia che avremmo voluto provare oggi stesso!!

Ma giustizia non è fatta, è invece prevalso il ricatto. Non è stato possibile infatti celebrare un giusto processo per dimostrare l’estraneità al reato associativo, accettando la condanna – come avremmo voluto – per i reati invece rivendicati, derivanti tutti di fatto dall’occupazione della fabbrica (mancate autorizzazioni, ecc.). Avendo tutti gli imputati patteggiato, non c’erano le condizioni per fare il processo da soli: anni di dibattimenti e costi legali impossibili da sostenere, con l’aggravante di non poter neppure beneficiare degli sconti di pena disposti dal PM. I poveri, anche quando hanno ragione, possono solo stare in galera!Massimo dovrà quindi scontare due anni in affidamento ai servizi sociali. Si tratta della pena più bassa tra tutti gli imputati, tuttavia per noi questa non è giustizia, è comunque un’infamia!

Come non solo noi ben sappiamo, Massimo paga per scelte che tutti e tutte noi di RiMaflow abbiamo deciso insieme per dare un lavoro e un reddito a chi è stato licenziato e che tra noi non ci sono delinquenti, ma persone – come Massimo – con grande coraggio e grande, grandissima dignità! Nessuno si può permettere di dire il contrario, come dimostrano le migliaia di testimonianze di solidarietà raccolte in Italia e nel mondo. Questa è la verità che il tribunale non consente di dimostrare e che conferma che la legalità senza giustizia sociale è una parola totalmente vuota. Il modo migliore di reagire a questa situazione è quello di continuare a far vivere RiMaflow con Massimo a lavorare da subito con noi!!

Non sappiamo ancora a quanto ammonteranno le sanzioni e le spese processuali a cui dovremo far fronte come Cooperativa, a cui sono stati sequestrati i beni (Iban per donazioni:
IT79D 083 8633 9100 00000 470387 int. a Associazione Fuorimercato, causale RiMaflow vivrà).

A giorni ricostituiamo RiMaflow 2 e ci attrezziamo per il riavvio di tutte le attività produttive con l’allestimento del nuovo sito per dare lavoro alle oltre 100 persone che se l’erano ricostruito.

Il mutualismo e l’autogestione non si arrestano!!

DOMENICA 3 MARZO A RIMAFLOW, FESTA DEL
6° ANNIVERSARIO, SAVE THE DATE!!

Massimo presto libero! RiMaflow E’ viva!

RiMaflow
Fuorimercato, autogestione in movimento

www.rimaflow.it
www.fuormercato.com

12 Febbraio 2019 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE
Compie un anno il progetto “Abbraccia una mamma”, sinergia Gruppo Abele /Abit

La macchia ‘allegra’ impressa sulle confezioni del latte è diventata ormai familiare a tanti torinesi che ormai, oltre al simbolo, hanno imparato anche a conoscere il progetto di solidarietà che c’è dietro. Non per altro don Ciotti, nel tenerlo a battesimo, lo definì “Un marchio che parla, che dà voce a chi è ai margini”. Compie un anno in questi giorni Abbraccia una Mamma, iniziativa nata dalla sinergia tra l’Associazione Gruppo Abele e Abit, cooperativa lattiero casearia facente parte della Trevalli Cooperlat. Le due realtà hanno messo a sistema le rispettive forze e vocazioni per offrire un aiuto concreto a mamme che vivono situazioni di vulnerabilità e disagio economico: sono in tutto 80 i nuclei mamma-bambino in difficoltà che nel corso del 2018 sono stati inclusi nel progetto e che ogni settimana hanno potuto beneficiare di un pacco spesa consistente in due buste di prodotti lattiero-caseari freschi, per un totale di 6.880 pacchi distribuiti. Nello specifico, le realtà che hanno ricevuto i pacchi e che continueranno a beneficiare di questo progetto sono: la Drop house, centro diurno per donne in condizioni di vulnerabilità; la comunità famiglie Il Filo d’Erba; la comunità genitore-figlio, struttura che accoglie donne con minori in uscita da percorsi di violenza; le attività di Genitori e Figli, progetto che mira a creare spazi di incontro e di sostegno tra famiglie;  Progetto Mamma+, madri sieropositive insieme ai loro figli nel primo anno di vita che vivono in una condizione di isolamento e disagio socio-economico.

 “Quello di cui stiamo parlando non è solo un freddo numero – specifica Beatrice Scolfaro, vicepresidente del Gruppo Abele – ma un indice umano che ci parla di una società indebolita e sfibrata dalle difficoltà, fatta di individui cui spesso manca tutto, finanche le basi della sopravvivenza”. E in effetti l’obiettivo del progetto non è solamente quello di rispondere ad alcune esigenze essenziali, ma anche di garantire un’alimentazione quanto più sana possibile, spezzando l’assioma secondo cui a un tasso maggiore di povertà debba coincidere una minore qualità di consumo. “L’alimentazione è un diritto essenziale. Mangiare e mangiare sano è ciò che assicura la base per una vita più degna di questo nome”, la chiosa di Scolfaro.

 Abbraccia una mamma prevede una durata triennale e, oltre alla distribuzione di prodotti lattiero caseari di prima necessità, prevede anche l’attuazione di iniziative di formazione professionalizzanti, lezioni di educazione familiare e visite in fattoria. In questo primo anno sono stati anche realizzati bagnetti per bambini presso la sede del Gruppo Abele e allestita una sala merenda con tavolini e seggioline a misura dei più piccoli. “Veniamo dal mondo e dalla cultura contadina e i valori, della cooperazione, della solidarietà e della responsabilità sociale rientrano nel nostro dna di impresa – commenta Paolo Fabiani, vicepresidente Trevalli Cooperlat – Vogliamo mettere a disposizione dei territori in cui operiamo la nostra esperienza e competenza, dando un contributo per la crescita, anche sociale, delle nostre comunità”.

8 Febbraio 2019 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE
Parte a Firenze il progetto “Buono Notte”, un fondo di solidarietà per le persone escluse dalla rete di accoglienza

Un fondo per sostenere chi è stato escluso dal sistema dell’accoglienza per effetto del decreto sicurezza. Così l’associazionismo fiorentino, con in testa Arci Firenze, Anelli Mancanti, Anpi Firenze, Cgil Firenze, Libertà e Giustizia Firenze, Rete Degli Studenti Medi di Firenze, si mobilita e inaugura la raccolta fondi “Buono Notte”.

Il 9 gennaio scorso queste sigle sono state le prime firmatarie della lettera appello ai sindaci dell’area metropolitana fiorentina sugli effetti negativi del decreto Salvini, cui poi si sono aggiunte oltre sessanta enti e associazioni e moltissimi cittadini.

Ora le associazioni decidono di dare concretezza all’appello venendo in sostegno di chi in questo momento si trova escluso dal sistema di accoglienza, senza per questo volersi sostituire agli obblighi e alle competenze proprie delle Istituzioni.

Nella sola città di Firenze, infatti, è significativo il numero di persone rimaste – per varie ragioni – fuori dal sistema di accoglienza prefettizio dei Centri di Accoglienza Straordinaria e che, quindi, si trovano costrette a dormire all’addiaccio. Per questo motivo, fanno sapere le associazioni, “abbiamo ritenuto opportuno e doveroso creare il ‘Buono Notte’, un fondo di solidarietà per dare loro la possibilità di dormire al caldo almeno per qualche notte. Una piccola iniziativa, ma concreta, che ci auguriamo sia solo il primo passo di quel lungo percorso che dobbiamo intraprendere – singoli o associati – camminando gli uni al fianco degli altri, per la tutela e la difesa dei diritti di tutti e di ciascuno, senza distinguo basati sul luogo in cui siamo nati, sul colore della nostra pelle, sulla storia del nostro Paese o su ciò in cui crediamo. Il decreto Salvini rappresenta, a nostro avviso, una minaccia proprio per questi diritti fondamentali e la sua attuazione rischia, nell’immediato futuro, di provocare conseguenze ancora più gravi”.

Per rendere questa iniziativa il più efficace possibile è partita in questi giorni una vera e propria raccolta fondi, rivolta ad altre associazioni e a singoli cittadini, cui viene chiesto di donare una cifra a propria discrezione per contribuire a offrire a chi è costretto a dormire per strada, un luogo dove trascorrere qualche notte al riparo dal gelo.

Sostenere il progetto è semplice: nei loro canali le associazioni promotrici garantiranno la massima trasparenza su tutte le informazioni relative all’utilizzo dei fondi raccolti, pertanto, una volta effettuato il bonifico per la donazione, sarà necessario inviare una copia della contabile all’indirizzo firenze@arci.it, così da poter aggiornare i numeri relativi alle sottoscrizioni e rendere pubblica la lista dei sostenitori.

Arci Firenze gestirà il conto corrente bancario su cui dovranno confluire le donazioni, mentre l’associazione Anelli Mancanti si occuperà dell’individuazione e dello smistamento dei fruitori del fondo in questione, presso ostelli o altre strutture ricettive private.

Invitiamo le unità di strada o chi conosce persone che hanno il bisogno immediato di un posto letto, di seguire questo iter per la segnalazione:   

1)    Chiamare il numero telefonico +39 334 9850793 attivo tutti i giorni dalle 19.00 alle 23.00;
2)    Il referente che risponde al telefono chiamerà la struttura convenzionata per chiedere la disponibilità di un posto letto e in caso positivo, fare la prenotazione;   
3)    Il referente poi richiamerà chi ha fatto la segnalazione, in modo che questo possa accompagnare chi ha bisogno alla struttura indicata.

Ecco i riferimenti per effettuare le donazioni:

IBAN: IT98E0501802800000016781007
intestato ad Arci Comitato territoriale di Firenze
causale: gestione raccolta fondi per emergenza freddo.

28 Gennaio 2019 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE
Europe Consulting: Aperto il Rifugio Sant’Anna in via Merulana a Roma

Oggi, lunedì 14 gennaio, aprirà un progetto pensato e realizzato con il Primo Municipio di Roma, con la collaborazione delle Acli e della coop. Autonomamente, un centro per 20 donne e 8 uomini in condizioni socio sanitarie particolarmente critiche, in zona via Merulana, per offrire un’alternativa notturna alla strada e al freddo di questi giorni. 

È una corsa contro il tempo e contro il gelo e il vostro aiuto è prezioso. Nonostante la disponibilità di una struttura religiosa che ci ha concesso i locali e il finanziamento del Primo Municipio, le necessità per offrire il massimo sostegno sono tante e le spese anche, a partire dal riscaldamento, la luce, fino alle necessità più semplici di ogni persona.

PER CHI VOLESSE AIUTARE
abbiamo bisogno al momento in ordine di priorità:
– cuscini e copricuscini
– coprimaterassi e traverse per letti singoli
– set lenzuola per letti singoli e federe
– asciugamani e Teli da bagno (no accappatoi a meno che ne abbiate uno stock da 30 completo)
– assorbenti
– intimo donna

Il Materiale può essere portato oggi stesso o domani al Centro Binario 95 in via Marsala 95. Questa raccolta è attiva fino al 14 gennaio alle 15 poi compreremo quello che manca.

Chi volesse collaborare ma non ha questi oggetti, non li può portare o volesse comunque dare una mano per sostenere le spese anche future del centro, può contribuire direttamente con delle donazioni sul sito www.binario95.it selezionando: 
Donazione libera – oggetto Rifugio Sant’Anna
Oppure tramite IBAN IT02A0335901600100000069776
mi raccomando specificando nell’oggetto “Donazione Rifugio Sant’Anna” (*)

Grazie per tutto quello che avete fatto, state facendo e potrete ancora fare e grazie della forza che ci avete dato per riuscire a superare tutti gli ostacoli che ci hanno fatto raggiungere questo nuovo importante obiettivo, non tanto per noi ma per le persone che troveranno riparo nel RIFUGIO SANT’ANNA.

Alessandro – Europe Consulting

(*) Per ogni donazione verrà dato conto nei prossimi giorni in una sezione dedicata del sito di Binario 95 di quante donazioni sono state raccolta.

14 Gennaio 2019 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE
Comunicato stampa Ri-Maflow | Firmato protocollo con la Prefettura e rimandato lo sgombero: primo passo verso una Ri-maflow 2.0

Come da sempre auspicato dalle lavoratrici e dai lavoratori che hanno dato vita al progetto RiMaflow, si è firmato oggi alle 9.30 presso la Prefettura di Milano un Protocollo di intesa tra UCL-Unicredit Leasing e la Cooperativa RiMaflow, con un importante ruolo di garanzia dell’imprenditore Marco Cabassi e del Direttore della Caritas ambrosiana Luciano Gualzetti.

 

L’Ufficiale giudiziario, in base al percorso concordato tra le parti, che prevede verifiche puntuali nei prossimi mesi, ha sospeso lo sfratto previsto in data odierna rinviandolo in data successiva al prossimo 30 aprile, ossia al termine dell’iter previsto.

 

UCL per la prima volta riconosce i lavoratori e le lavoratrici di RiMaflow e la loro Cooperativa come “fabbrica recuperata” e come controparte.

 

Oggi non si conclude il contenzioso, ma inizia un percorso molto impegnativo per RiMaflow e per i garanti, finalizzato al rilancio delle attività economiche e produttive che consenta ai 120 operai e artigiani di consolidare il lavoro e quindi il reddito.

 

Avremo quindi il tempo necessario (6 mesi) per programmare la nuova RiMaflow, una RiMaflow 2.0, senza le pressioni – spesso sproporzionate – volte al rispetto di normative che, senza un titolo di occupazione, eravamo in difficoltà ad ottemperare se non in tempi congrui. Rivendichiamo il merito della trasformazione di gran parte del lavoro informale iniziale in lavoro oggi regolare nel corso di questi anni.

 

Tra le varie opzioni possibili discusse con i garanti figura l’acquisizione degli immobili per tutte le attività di RiMaflow da parte di un gruppo di soggetti finanziatori che condividono il percorso di autogestione intrapreso: ciò significherà la definitiva uscita di scena di UCL dopo il 30 aprile.

 

A fronte di una proposta di UCL superiore ai prezzi di mercato per i capannoni di via Boccaccio 1, interamente da bonificare (tetti in amianto e sottosuolo inquinato) e con seri problemi strutturali, che in questi anni ne hanno reso impraticabile la vendita, RiMaflow e i garanti hanno comunicato che tale possibile acquisizione di immobile si indirizzerà verso una struttura più consona e più efficiente presente nel nostro territorio. UCL darà un contributo al fondo Caritas per il sostegno al lavoro, come richiesto da RiMaflow.

 

La Cooperativa ha riaperto nel frattempo i contatti con il Ministero dello Sviluppo Economico che, attraverso la CFI, finanzia i progetti di cooperazione nati da crisi aziendali.

 

Tra la continuità di presenza nei prossimi anni di RiMaflow nell’attuale sito di via Boccaccio 1, auspicata da UCL con la vendita a ‘noi’ del suo sito, e un sito più efficiente abbiamo deciso quest’ultima strada, come a volte praticato dalle stesse fabbriche recuperate argentine, che ci hanno ispirato, a fronte di luoghi produttivi ormai obsoleti. Siamo convinti peraltro che UCL, che con tanta tenacia aveva chiesto fino ad oggi il nostro sgombero, si troverà sul groppone per anni un immobile totalmente privo di valore e da bonificare.

 

Il Protocollo di oggi è per RiMaflow più utile di quello ‘di compromesso’ proposto dalla Prefettura 18 mesi fa, da noi accettato e che UCL si è rifiutata di sottoscrivere, perché avrebbe comportato alla lunga oneri decisamente proibitivi.

 

Peraltro RiMaflow vigilerà insieme ai cittadini di Trezzano sulle bonifiche obbligatorie che UCL dovrà effettuare nel sito di via Boccaccio 1 per evitare i danni all’ambiente e alla salute provocati dai capannoni dismessi (vedi Demalena).

 

UCL – ne siamo certi – dichiarerà di aver dato una proroga a tempo rispetto allo sgombero, che comunque sarà effettuato dopo il 30 aprile. Ma RiMaflow 2.0 dopo il 30 aprile non avrà più bisogno di UCL e la saluta volentieri!

 

Ringraziamo il Prefetto di Milano, dott. Saccone, per la sensibilità dimostrata e la dott.sa Giusi Massa che per anni ha seguito la vertenza RiMaflow, cercando una composizione del contenzioso: la firma di questo Protocollo è un risultato molto positivo per tutti i lavoratori e le lavoratrici.

 

Ci dispiace che della partita non sia stato il Comune di Trezzano, che in questi anni non è stato in grado di cogliere le potenzialità del progetto RiMaflow e non ha svolto in nessun momento un ruolo propositivo per favorire un accordo tra le parti, appellandosi ad un astratto concetto di legalità. Quando la legalità non coincide con la giustizia sociale qualcosa non funziona, dovrebbe essere noto!

 

La realtà è una sola: solo la mobilitazione dal basso, che si è concretizzata nella presenza di centinaia di persone oggi venute da tutta Italia per impedire lo sfratto, così come la mobilitazione di realtà sociali che apprezzano le scelte di solidarietà e mutualismo tra i lavoratori ha ottenuto questo risultato, riportando UCL a negoziare nella sede naturale della Prefettura di Milano.

 

Ci auguriamo ora che nei prossimi giorni Massimo Lettieri, presidente della Cooperativa, termini la detenzione ai domiciliari, uscendo definitivamente da un processo che lo aveva visto accusato in modo infamante per smaltimento illecito di rifiuti. Massimo deve essere di nuovo tra noi per il rilancio della nuova RiMaflow 2.0

 

Dal 12 al 14 aprile 2019 presso il sito di via Boccaccio 1 è da tempo convocato il 3° Incontro europeo delle imprese recuperate, realizzato con la collaborazione della Libera Masseria di Cisliano e il patrocinio dello stesso Comune di Cisliano. Oggi siamo sicuri di poter ospitare l’evento nella ‘nostra fabbrica’.

 

Cooperativa RiMaflow 349.6489063

Associazione Occupy Maflow 335.1213067

Trezzano sul Naviglio, 28 novembre 2018

28 Novembre 2018 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE, rassegna stampa
Il 28 Novembre dalle 8 di mattina saremo tutte e tutti a RiMaflow!

La mattina di mercoledì 28 novembre Unicredit Leasing rischia di cancellare con la forza la RiMaflow di Trezzano sul Naviglio, un’esperienza di autogestione operaia e di mutualismo che in quasi sei anni ha creato dal niente e senza aiuto alcuno 120 posti di lavoro.

Il Leasing caccia lavoratori e lavoratrici attraverso un decreto di sfratto nei confronti di Virum, un’immobiliare inadempiente e inesistente da anni nel sito.

Il decreto del Tribunale permette di ottenere la liberazione dell’area da persone e da cose mentre le istituzioni sbandierano un’inchiesta sullo smaltimento illecito dei rifiuti, che ha portato all’accusa infamante di RiMaflow come parte di un’associazione a delinquere e all’arresto del presidente della Cooperativa Massimo Lettieri: ossia il rovescio esatto di quanto fatto in questi anni come scelta ambientalista e di contrasto della criminalità organizzata sul nostro territorio da parte di RiMaflow!

Di questa inchiesta non si parla già più e si concluderà forse senza neppure celebrare un processo, mentre Virum si è sciolta come neve al sole ma sembra rimanere in vita solo per essere … oggetto dello sfratto! Unicredit Leasing non accetta la regolarizzazione dell’occupazione, come proposto anche dalla Prefettura di Milano per l’alto valore sociale dell’esperienza operaia di tutti questi anni, anni in cui la fabbrica sarebbe stata magari riempita di rifiuti poi dati alle fiamme, come succede ormai quotidianamente proprio in questi territori. Mentre se ciò non è avvenuto, come non è avvenuta alcuna altra conseguenza devastante di inquinamento – dati i tetti in amianto e il sottosuolo contaminato -, è proprio per la custodia del bene da parte dei lavoratori e delle lavoratrici presidianti.

Nessuna istituzione ha dato una mano a trasformare decine e decine di occasioni di lavoro informale in posti di lavoro regolari, ma decine e decine di operai e artigiani sono riusciti a regolarizzarsi proprio attraverso l’attività della Cooperativa RiMaflow colpita e messa in mora dall’inchiesta giudiziaria.

Proprio come in questi giorni a Riace o al Baobab Experience di Roma le istituzioni cancellano esempi straordinari e a noi vicini di accoglienza nel nome della ripristinata ‘legalità’, così nei confronti di RiMaflow istituzioni inadempienti gioiscono della ripristinata ‘legalità’, provocando il licenziamento per la seconda volta di 120 persone e restituendo all’abbandono e al degrado 30mila metri quadri di capannoni!

Noi non accettiamo questa situazione! Sono migliaia le personalità, le associazioni e i movimenti anche su scala internazionale, così come i semplici cittadini che hanno manifestato solidarietà a RiMaflow e hanno chiesto e chiedono un tavolo negoziale che impedisca lo sgombero.

Lo rivendicheremo fino al 28 mattina quando saremo ancora una volta tutte e tutti insieme a spiegare all’Ufficiale giudiziario le nostre ragioni e le soluzioni possibili alla controversia.

RiMaflow deve continuare a vivere e vivrà!

https://www.facebook.com/events/284023438986257/

27 Novembre 2018 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE, PER APPROFONDIRE
RiMaflow, a rischio sgombero dieci anni di fabbrica recuperata e di lotta

Ri-Maflow. A Trezzano sul Naviglio gli operai hanno creato la «Cittadella dell’altra economia». Giovanni Impastato: «Massima vicinanza»

MILANO

Uno degli ultimi messaggi di solidarietà è arrivato pochi giorni fa da oltre mille chilometri di distanza: «Massima vicinanza a chi ha tentato di riqualificare una fabbrica destinata alla chiusura creando una Cittadella dell’altra economia che oggi qualcuno vuole bloccare». Parole pronunciate a Cinisi da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, durante un incontro pubblico intitolato «disobbedire non è reato».

IMPASTATO HA ABBRACCIATO e salutato uno degli operai della RiMaflow sceso a Cinisi a raccontare la storia di questa fabbrica di Trezzano sul Naviglio, 10 Km in linea d’aria dal Duomo di Milano, che da sei anni è diventata la principale esperienza di fabbrica recuperata in Italia, un villaggio solidale dove la crisi ha cambiato verso grazie alla lotta degli operai diventando nuova opportunità di lavoro, socialità e integrazione. Ora però tutto questo rischia di finire, pende sulla RiMaflow lo sgombero annunciato per il 28 novembre, uno sgombero che al danno unisce la beffa.

UN’ESPERIENZA SOLIDALE nata contro la speculazione è finita in mezzo – letteralmente – ad un’inchiesta per traffico di rifiuti e ora la proprietà dei capannoni, la banca Unicredit, ha deciso di sfrattare i 120 lavoratori e le decine di soggetti che hanno trovato casa all’interno di quei capannoni. Quella della RiMaflow è una storia che getta i semi attorno al 2005, quando quei capannoni si chiamavano solo Maflow.

Era una fabbrica che impiegava 350 lavoratori e che produceva tubi per condizionatori e auto. Una delle tante aziende dell’hinterland di Milano che stavano scegliendo di lasciare questo Paese alla ricerca di manodopera a prezzi più bassi. La Maflow in quegli anni inizia a trasferire parti della produzione all’estero, mette in cassa integrazione i dipendenti, sposta i macchinari più importanti in Polonia, perde le principali commesse, come quella con la BMW.

UNA CASCATA DI EVENTI negativi che portano i lavoratori nel 2009 ad intraprendere una dura lotta fino all’occupazione dei capannoni. Non vogliono che i cancelli si chiudano e propongono soluzioni alternative. Tra loro c’è un sindacalista della Cub particolarmente testardo, Massimo Lettieri.

Chiede di incontrare il liquidatore, guardare la situazione reale dell’azienda, parlarsi, cercare insieme un nuovo investitore. Insomma, dare un futuro all’azienda e a 350 persone. I nuovi compratori polacchi vogliono tenere solo i lavoratori non iscritti al sindacato e nell’assenza di progettualità lentamente la Maflow muore. Picchetti, manifestazioni e incontri in Prefettura a Milano non impediscono la chiusura definitiva a dicembre 2012.

A QUEL PUNTO UN GRUPPO di operai decide che non si può tornare a casa così. «Facciamo come in Argentina, lavoriamo senza padroni» propone qualcuno. È l’anno del «We are the 99%», nasce Occupy Maflow che presto diventerà RiMaflow: fabbrica recuperata. Dalla produzione di tubi per auto si passa al riuso e riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

La Cittadella dell’altra economia prende forma. Nasce la cooperativa il cui presidente è quel sindacalista testardo, Massimo Lettieri, che in quegli anni non si era mai arreso a chi aveva dichiarato fallimento portando il bene materiale più prezioso per un’azienda, i macchinari, altrove. Alla cooperativa poi negli anni si affiancano decine di altri soggetti tra falegnami, tappezzieri, artigiani che danno vita alla Casa del Mutuo Soccorso.

I SOCI DELLA CASA attraverso il versamento di una quota annuale possono operare all’interno della Cittadella. Si costruisce quella che diventerà la rete nazionale «Fuorimercato». RiMaflow aderisce alla rete di Communia, ha delle sorelle a Milano nello spazio sociale RiMake, collabora con Libera, si occupa di antimafia sociale in un territorio, il sud Milano, pesantemente infiltrato dalla ’ndrangheta. Anche Caritas Ambrosiana e Casa della Carità sostengono questa esperienza, così come il parroco di Trezzano, Don Franco, sempre al fianco dei lavoratori nei momenti difficili come in quelli gioiosi: sarà proprio Don Franco a sposare Massimo, il sindacalista testardo, e Anna.

Una grande festa in uno dei beni confiscati alle mafie nell’hinterland sud di Milano, la Masseria di Cisliano. Dalla collaborazione con gli Archivi della Resistenza di Fosdinovo nasce l’Amaro Partigiano, già un classico del Natale degli antifascisti. Per questi lavoratori la sfida più difficile è sempre stata quella di uscire dall’illegalità iniziale, l’occupazione della fabbrica, e regolarizzare le attività. Tenendo bene in mente una cosa: si fa tutto per il bene comune, mai per il profitto privato.

GLI SFORZI PER REGOLARIZZARSI crollano la mattina del 26 luglio 2018 quando nove persone vengono arrestate per traffico illecito di rifiuti. Tra loro c’è anche il sindacalista testardo, Massimo Lettieri, presidente della cooperativa. Uno dei capannoni sequestrati si trova all’interno della cittadella della RiMaflow, Massimo si ritrova accusato di «associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti».

PER LUI SCATTA LA MISURA cautelare in carcere, ci resterà quattro mesi. «Con le ditte che ci hanno conferito macchinari e materiali con regolari documenti di trasporto, alcune delle quali figurano tra quelle indagate, non abbiamo nulla a che fare per qualsiasi altra loro attività» scrivono i lavoratori a poche ore dall’arresto.

Al centro dell’inchiesta della procura di Milano finisce il progetto sulla lavorazione di scarti di produzione di carta da parati. «Siamo certi di poter dimostrare la nostra estraneità a questa vicenda e di poterne uscire appena inizierà il processo» ha detto più volte Gigi Malabarba, sindacalista, già parlamentare con Rifondazione Comunista che negli della lotta contro la chiusura della Maflow conobbe Massimo Lettieri e non lo mollò più.

«Se di Massimo si volesse sintetizzare la figura è proprio l’emblema vivente della lotta contro ciò per cui è stato arrestato». Qualche giorno fa Massimo e Gigi sono stati ospiti di Claudio Jampaglia a Radio Popolare, Malabarba in studio, Lettieri al telefono dagli arresti domiciliari. «Ormai sono 10 anni di lotta» ha detto Massimo un po’ emozionato al telefono. «Una lotta necessaria, il capitalismo ha preso il sopravvento sulle persone. Ora sono stato anche in galera, ho visto gli ultimi degli ultimi, conosco gli operai che perdono il lavoro, ci sono una marea di persone che non hanno voce. L’unica opportunità che abbiamo è organizzare esperienze positive che diano voce a queste persone». Tutto questo dal 28 novembre potrebbe non esistere più. O almeno non a Trezzano, in quella Cittadella autogestita senza padroni.

https://ilmanifesto.it/a-rischio-sgombero-dieci-anni-di-lotta-e-fabbrica-recuperata/

27 Novembre 2018 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE, rassegna stampa
Progetto Famiglie in Rete: la testimonianza sull’esperienza dell’accoglienza e dell’affido

Siamo Chiara, Ilaria ed Elena e abbiamo 20, 19 e 17 anni. Siamo state introdotte nel mondo dell’accoglienza fin da piccole quando per tre anni di seguito, durante le vacanze estive, nel mese di luglio, ospitavamo a casa nostra una bambina della nostra età che proveniva dalla Bielorussia. Questa breve esperienza, seppur con le sue difficoltà, ci ha fatto capire realmente cosa significa condividere i propri spazi con qualcuno estraneo alla nostra famiglia.

 

Dopo un paio di anni, una decina di anni fa, con la nascita della rete di famiglie abbiamo iniziato a vivere più consapevolmente l’accoglienza. All’inizio, quando i nostri genitori partecipavano agli incontri, per noi era ancora una realtà molto lontana e astratta perché non la vivevamo in prima persona. Quando poi però c’è stata la prima proposta di accogliere, per un pomeriggio a settimana, una bambina di origini marocchine che faceva le elementari con noi, c’è un po’ crollato il mondo addosso. Noi per prime infatti avevamo dei pregiudizi nei suoi confronti e la nostra paura era che i nostri amici ci giudicassero e allontanassero per una decisione che non dipendeva da noi.

 

In questa esperienza infatti ci siamo lasciate coinvolgere il minimo indispensabile.

 

Ci siamo fatte trascinare sicuramente di più nella seconda accoglienza: due fratelli che venivano da noi qualche sera a settimana e che prima non conoscevamo. Vivevamo questa nuova situazione con più entusiasmo e disponibilità. Per questo motivo riconosciamo che i rapporti che si sono creati erano più forti e ancora oggi, quando capita di incrociarli, ci vengono in mente bei ricordi.

 

Nel complesso l’esperienza di accoglienza vissuta con la rete di famiglie se da un lato non ci ha risparmiato il peso del pregiudizio che sentivamo che gli altri avrebbero avuto su di noi, dall’altro ci ha permesso di aprire gli occhi sul fatto che c’erano tanti bambini, anche vicino a noi, che non avevano le nostre fortune e le nostre possibilità.

 

Questa esperienza, nella sua caratteristica di avere un tempo limitato e ben definito (per noi qualche ora a settimana) ci ha lasciato una certa libertà nello scegliere come vivere questi rapporti e sicuramente il fatto di essere tre sorelle ci ha permesso, in diverse occasioni, di prenderci i nostri spazi e vivere l’accoglienza con i tempi e i modi che decidevamo noi.

 

L’appartenenza dei nostri genitori alla rete di famiglie ci ha fatto entrare a piccoli passi nel contesto dell’affido.

 

In questa occasione, mentre i nostri genitori frequentavano il corso per prepararsi, anche se non eravamo del tutto convinte di quello che stavano facendo, abbiamo cominciato a immaginarci ipoteticamente chi sarebbe potuto venire a casa nostra, sempre però pensandoci in modo positivo.

 

La realtà è che siamo state catapultate nella prima esperienza di affido da un momento all’altro senza aver avuto la possibilità di confrontarci bene con i nostri genitori e per questo fin dall’inizio abbiamo vissuto con insofferenza l’arrivo di una bambina di dieci anni in casa nostra.

 

Anche se dopo un paio di mesi questo affido si è rivelato essere davvero difficile e impegnativo possiamo dire che questo ha permesso di unirci molto come famiglia ma in particolare come sorelle. L’esperienza di affido infatti inevitabilmente ha cambiato le dinamiche della nostra famiglia perché in ogni caso la persona che accogli invade in modo consistente i tuoi spazi e stravolge i ritmi ad esempio pranza e cena sempre con te, usa il tuo bagno, condivide la stanza, richiede le attenzioni dei tuoi genitori.

 

La particolare difficoltà di questo affido ci ha dato modo però di rafforzare le motivazioni che ti portano a prendere certe decisioni. Infatti quando ai nostri genitori, qualche mese dopo la chiusura del primo affido, è stato proposto quello di una bambina di cinque anni in carrozzina abbiamo detto tutti insieme di sì dopo averci pensato bene.

 

Quest’ultima esperienza, iniziata nell’ottobre del 2016, ci ha proprio cambiato la vita perché, ormai anche noi più grandi, con una sensibilità diversa e più matura, abbiamo davvero colto in profondità il senso dell’essere una famiglia accogliente. Questo affido inoltre ci ha aiutato ad aprire il cuore e gli occhi anche alla realtà della disabilità fisica.

 

Sicuramente il nostro coinvolgimento attivo nelle varie esperienze di accoglienza è dipeso da chi abbiamo ospitato perché si tratta di bambini e ragazzi con culture, storie e caratteri diversi. Per questa ragione il coinvolgimento cambia anche rispetto a chi realmente e fisicamente ci troviamo davanti.

 

Di fronte all’esperienza dell’affido ci siamo rese conto che, oltre che alle dinamiche, cambiano anche le nostre priorità attraverso un nuovo spirito di collaborazione che si è creato all’interno della nostra famiglia.

 

Noi ci siamo rese conto che abbiamo ricevuto davvero tanto dai nostri genitori che ci hanno sempre voluto bene e non ci hanno mai fatto mancare niente e hanno contribuito in maniera fondamentale a essere ciò che siamo e allora perché non dare questa possibilità di crescere in un ambiente di vita sereno anche ad altri bambini e bambine?

http://progettofamiglieinrete.it/

24 Novembre 2018 / by / in ARTICOLI, MUTUALISMO SOCIALE